Patrimoniale, Fratoianni a Fanpage.it: “Proposta di buonsenso, non è una rapina a mano armata”
In Italia si torna a parlare di patrimoniale, con la proposta di alcuni deputati di Leu e Partito Democratico. Quasi tutte le forze politiche hanno preso le distanze, compreso lo stesso Pd, che ha parlato di iniziativa personale del parlamentari. La proposta è di chiedere a chi ha di più, a livello economico, di pagare di più in termini di imposta. Si tratta, in generale, di un'operazione per abbattere le disuguaglianze, già utilizzata in passato. In questo caso il meccanismo prevede un'aliquota progressiva a partire dallo 0,2% per i patrimoni netti tra i 500mila euro e il milione, dello 0,5% tra il milione e i 5 milioni, del 2% al di sopra dei 50 milioni e fino al 3% sopra il miliardo di euro. Abbiamo chiesto a Nicola Fratoianni, deputato e primo firmatario dell'emendamento insieme a Matteo Orfini, di spiegarci la proposta.
Perché una patrimoniale e perché proprio adesso?
La risposta potrebbe essere perché non adesso. Quale momento migliore di una situazione in cui la crisi colpisce in modo durissimo la grande maggioranza dei cittadini di questo Paese che ha perso reddito, ricchezza e opportunità a fronte di una piccolissima minoranza che ha visto crescere, come sempre accade nelle crisi, il proprio patrimonio a dismisura. La nostra proposta fa due cose: mette ordine, perché elimina una serie di interventi di natura patrimoniale disordinati ma non sempre equi, come l’Imu sulla seconda casa o l’imposta di bollo sui risparmi e sugli investimenti finanziari messa in campo da Monti quasi 10 anni fa, e li sostituisce con un’imposta patrimoniale che parte da una franchigia di mezzo milione di euro di patrimonio netto individuale. È importante spiegare che interviene sulle persone fisiche, quindi se una famiglia, marito e moglie, dispone in comproprietà del patrimonio di un milione di euro, non paga nulla, perché quel valore è diviso per due e quindi non supera la franchigia.
Come funziona quindi la vostra proposta?
Introduce una forma di intervento fortemente progressivo: tra mezzo milione e un milione l'imposta è lo 0,2%, poi lo 0,5%, poi l’1%, il 2% e il 3% su patrimoni superiori a un miliardo di euro. Quindi siamo di fronte a una proposta che sostanzialmente riduce la pressione fiscale di carattere patrimoniale sui piccoli e medi patrimoni. Chi ha mezzo milione o più di patrimonio netto, sostanzialmente avrà persino qualche elemento di risparmio, mentre invece l'imposta diventa più significativa sui patrimoni che superano i 5, i 10 o i 50 milioni di euro. A me sembra una proposta di buonsenso, c’è bisogno di redistribuire, di lavorare sull’uguaglianza, e c’è bisogno di individuare risorse che non siano affidate solo al meccanismo del debito, quindi mi pare che sia proprio il momento giusto per parlarne.
L’accusa principale che viene fatta, arrivata anche oggi da Luigi Di Maio, è che questo tipo di misura vada a colpire il ceto medio
Di Maio mi sorprende perché è il ministro degli Esteri e dovrebbe almeno leggere le cose di cui parla, evidentemente non l’ha fatto. C’è una battuta efficace: ci sono tre bambini che discutono di cosa vogliono fare da grandi, uno vuole fare l’astronauta, uno il pilota, l’altro risponde che vuole fare il ceto medio, perché se il ceto medio in Italia è fatto di persone fisiche che hanno il patrimonio netto superiore al mezzo milione di euro vuol dire che questo Paese non ha alcun problema. L’esempio che viene portato a sproposito da chi, come Di Maio, liquida la quesitone dicendo "proposta assurda e depressiva", è l’esempio della casa: i novelli economisti ti dicono che basta avere una casa, anche non in periferia o in una grande città, e con un prezzo al metro quadro che superi i 3/4mila euro, e si arriva subito a mezzo milione. Peccato che quello sia il valore commerciale di una casa o un appartamento, mentre chi ha letto il nostro emendamento dovrebbe sapere che noi ci riferiamo al valore catastale, se ben indicizzato ai fini Imu, quindi un valore che è enormemente inferiore a quello commerciale. Questo dimostra il fatto che considerare ceto medio chi individualmente supera quella cifra di patrimonio netto è un’ipotesi assai curiosa e auspicabile. Inoltre va sottolineato che chi supera quella cifra paga sull’eccedenza, perché è una franchigia quella del mezzo milione, quindi se hai 700mila euro di patrimonio netto paghi lo 0,2% su 200mila euro. Basta fare i conti.
Le critiche però sono arrivate anche dal Partito Democratico, che ha anche precisato come l'iniziativa di Matteo Orfini sia a titolo personale. Forse questa è una proposta troppo di sinistra per il Pd?
Non lo so se è troppo di sinistra. Io penso che sia una cosa di buonsenso, che non risolve tutti i problemi. La patrimoniale è una delle azioni necessarie, serve naturalmente una riforma più complessiva della leva fiscale rispetto ai redditi, che oggi in Italia è poco progressiva, talvolta anche confusa e regressiva. Serve reintrodurre una tassa di successione, che sopra un certo livello stabilisca che la fortuna, per chi nasce in una certa situazione, non può essere la condizione che ingessa la dinamica sociale di questo Paese. Servono una serie di azioni, esattamente come serve chiarire che cosa vogliamo fare con le risorse che si liberano da un intervento di questo tipo. Dobbiamo dire chiaramente che quelle risorse hanno l’obiettivo di contribuire a ristrutturare, ricostruire e rafforzare il sistema sanitario, l’istruzione, ad intervenire sui ritardi del nostro Paese che influenzano la scarsa capacità competitiva dell’Italia. Allora io credo che se discutiamo in questi termini diventa chiaro che questa sia una proposta di buonsenso e persino moderata per come è costruita, non è certo una rapina a mano armata nei risparmi degli italiani, né una proposta sovversiva come è stata invece descritta. Io temo che in tanta parte dell’arco politico ci sia una subalternità culturale al discorso della destra economica che in questi decenni l’ha fatta un po’ da padrone, cioè l’idea che quando tu dici tasse l’unica cosa che puoi dire è "le abbasso". Ora, anche io sono per abbassarle alla maggioranza degli italiani, piccoli imprenditori, commercianti, lavoratori, autonomi, partite iva, non capisco però come sia così difficile capire che per fare questo si può chiedere qualcosa in più a qualcuno che ha tantissimo.
C'è anche un'altra proposta di questo tipo: il primo dei firmatari è Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera, e si tratta sempre di un contributo di solidarietà
Quella proposta lavora su un altro fronte, sui redditi, è una sorta di aliquota fissa. Non ho nessuna contrarietà di principio, ma è un intervento che non c’entra nulla con il nostro, è di tutt’altra natura. Io penso che sul prelievo fiscale in questo Paese ci sia bisogno di una vasta riforma. Non possiamo non misurarci con un dato impressionante: se prendiamo la ricchezza degli italiani e delle italiane scopriamo che l'1% ne detiene il 25%, se si arriva al 5% dei cittadini vediamo che ne possiedono un altro 20/25% e così via. Una piccola parte della popolazione detiene la netta maggioranza della ricchezza netta del Paese. Alla luce di questi dati, qualche intervento correttivo, non punitivo, non vendicativo, è sacrosanto. Sono sicuro che se uno si facesse un giro per le strade, non necessariamente per le periferie abbandonate, e chiedesse alle persone, spiegandogli di cosa stiamo parlando, se a loro converrebbe o no, scoprirebbe che alla stragrande maggioranza converrebbe. La nostra proposta non tocca il 95% della popolazione, se non in termini di favore, certo c’è un 5% che paga qualcosina in più, ma non mi pare una bestemmia.