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Passo indietro del governo sulla cauzione da 5mila euro per i migranti: “Pronti a cambiare il decreto”

“Stiamo ragionando sulla riedizione del decreto, prevedendo una gradazione dell’importo”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che a settembre aveva introdotto la possibilità di pagare 5mila euro alla frontiera per non essere trattenuti in un centro migranti. A febbraio, la Cassazione ha rinviato la questione alla Corte di giustizia europea.
A cura di Luca Pons
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Il ministro Piantedosi si dice pronto a una marcia indietro, o almeno un cambio di direzione, sulla norma che spinge le persone migranti a pagare una cauzione di 5mila euro per non essere trattenuti alla frontiera italiana. Il decreto potrebbe essere rivisto, con una "gradazione dell'importo" da pagare e una valutazione "caso per caso", ha detto oggi Piantedosi a un incontro sull'accordo Italia-Albania. Il rischio, infatti, è che la Corte di giustizia europea intervenga per obbligare il governo a modificare questa norma, dopo che la Cassazione ha chiesto un suo giudizio.

Perché la cauzione da 5mila euro per i migranti è finita davanti alla Corte Ue

A settembre, aveva sollevato polemiche la decisione del governo Meloni di introdurre – in collegamento con il decreto Cutro – una cauzione da 4.938 euro per evitare il trattenimento in un centro di frontiera. Insomma, qualunque persona migrante una volta identificata nell'hotspot avrebbe potuto pagare 5mila euro per evitare di restare per almeno un mese nei centri dedicati alle "procedure accelerate di frontiera", in attesa di una risposta alla sua richiesta d'asilo. Erano nate subito controversie sul piano legale (sfociate nel ‘caso Apostolico' della giudice di Catania attaccata dal governo).

Lo scorso mese la Corte di Cassazione ha deciso di rinviare la questione alla Corte di giustizia europea, per chiarire definitivamente se il decreto va contro le norme europee. La Corte Ue ha fatto sapere che non seguirà un iter urgente per la questione, quindi potrebbero volerci diversi mesi prima di avere una risposta. Nel frattempo, il governo sta già valutando come cambiare le regole.

Come detto, il decreto prevede che la persona migrante possa pagare una somma fissa per evitare di essere bloccata: 4.938 euro. Il ministero dell'Interno aveva detto di essere arrivato a questa cifra calcolando le spese necessarie per l'alloggio (durante il periodo di attesa per la domanda di asilo) e anche per l'eventuale rimpatrio. Insomma, la logica è che chi dimostra di potersi permettere una sistemazione può andare, mentre gli altri devono restare nelle apposite strutture. È facile vedere, però, perché per molti assomiglia a un'estorsione: o paghi, o vieni trattenuto in un centro migranti.

Da subito, la Commissione europea aveva sollevato dei dubbi, dicendo che serviva una "proporzionalità" e una "valutazione individuale" su ciascuna persona, non una somma prestabilita uguale per tutti. Non a caso, Piantedosi ha fatto sapere che si potrebbe prevedere "una gradazione dell'importo, valutando caso per caso". In particolare, il ministro ha detto: "Stiamo ragionando per, se è quella l'unica annotazione critica individuata, eliminarla alla radice rieditando e riformulando il decreto interministeriale, prevedendo un'applicazione che possa essere ritagliata sulla specificità dei casi concreti".

Ocean Viking ad Ancona, Piantedosi non commenta: "Dolore per i morti in mare"

Qualcuno ha suggerito che la scelta della Corte europea – di non applicare un iter urgente a questa decisione – potrebbe rallentare anche la messa in opera dell'accordo Italia-Albania sui migranti. Infatti, anche il protocollo tra i due Paesi prevede le procedure accelerate alla frontiera, e quindi anche il pagamento della cauzione di 5mila euro. Piantedosi lo ha smentito: "Non c'è stata nessuna bocciatura del progetto Albania, semplicemente la Corte ha deciso che non sussistevano i requisiti per agire in via d'urgenza. Il cronoprogramma è assolutamente quello". Al contrario, secondo il ministro la decisione della Corte sarebbe "una prima certificazione che siamo sulla strada giusta".

All'evento, Piantedosi ha anche parlato del caso della Ocean Viking, rifiutandosi però di commentare le proteste di chi ha chiesto che la nave non fosse mandata fino ad Ancona ma fosse fatta sbarcare prima. Il ministro si è limitato a dire che il numero delle vittime del naufragio è "da verificare" perché "ci sono notizie ancora discordanti sulle persone a bordo". Ha aggiunto: "Chiaramente si prova dolore per le morti in mare, specie quando ci si è dati l'obiettivo di contrastare l'immigrazione clandestina partendo dal presupposto che si debba prevenire le partenze. Le ultime vicende di cronaca ci addolorano e ci spingono a proseguire".

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