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Partite Iva, niente acconto Irpef a novembre 2023: il governo Meloni vuole rinviare il pagamento

Alberto Gusmeroli, responsabile Fisco della Lega, ha detto che si può dare “per certo”: a novembre 2023 alcune partite Iva – ci sarà un limite di fatturato – non dovranno versare l’acconto Irpef, che sarà diviso a rate nei primi mesi del 2024. La misura era prevista nella delega fiscale.
A cura di Luca Pons
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Salta l'acconto Irpef di novembre, sostituito da pagamenti a rate mensili nei primi sei mesi dell'anno prossimo. Per alcune partite Iva, la novità scatterà già nel 2023. Il limite di fatturato per accedere a questa nuova forma di pagamento è ancora da stabilire, potrebbe aggirarsi attorno ai 500mila euro annuali. A dirlo è stato Alberto Gusmeroli, responsabile Fisco della Lega e relatore della legge delega per la riforma fiscale alla Camera, al Corriere della Sera.

"Per la prima volta le tasse non si pagheranno più in anticipo. Il rinvio e la rateizzazione dell'acconto di novembre 2023 lo darei per certo. Riguarderà le partite Iva con un fatturato non oltre un certo tetto, che dobbiamo ancora definire", ha spiegato Gusmeroli. Al momento si sta ancora "studiando il tetto di fatturato per delimitare la platea dei soggetti interessanti", un'ipotesi sarebbe di fissarlo attorno ai 500mila euro annuali, anche se "si stanno facendo le simulazioni su diverse ipotesi". Stabilendo la soglia dei 500mila euro, la nuova forma di versamento dell'Irpef coinvolgerebbe circa tre milioni di persone quest'anno.

In ogni caso, Gusmeroli ha detto, "ci siamo. Del resto, il principio è già contenuto nella delega. Ora contiamo di far partire questa novità nel 2023 anziché nel 2024″. Il governo Meloni ha infatti fino a due anni di tempo per mettere in atto tutte le norme indicate nella legge delega per la riforma fiscale. La legge prevede che il maxi acconto Irpef di novembre venga eliminato per tutte le partite Iva, ma il meccanismo si allargherà a tutti probabilmente solo dall'anno prossimo.

Al momento, l'Irpef si versa con una modalità che prevede un acconto e un saldo. Ogni anno si paga entro il 30 giugno il saldo relativo all'anno precedente ed eventualmente la prima rata dell'acconto per l'anno successivo (quest'anno la scadenza è stata prorogata fino a luglio). Poi entro il 30 novembre si versa la parte più sostanziosa, cioè l'acconto per l'anno successivo.

Far partire da subito la novità per tutte le partite Iva costerebbe circa 9 miliardi di euro, che non verrebbero versati a novembre. O meglio, la misura "non rappresenta un costo", come ha spiegato Gusmeroli, perché "si tratta di un rinvio". Dato che quei soldi vengono comunque incassati, nei primi sei mesi dell'anno successivo "Istat ed Eurostat hanno chiarito che una misura così non necessita di coperture sulla competenza".

Ovvero, a livello fiscale il governo non deve specificare come farà a coprire quell'ammanco da 9 miliardi di euro, perché comunque i soldi arriveranno. Nel concreto, però, quei versamenti arriveranno mesi dopo, e questo potrebbe obbligare a ripensare alcune spese. Il problema per adesso non si pone: a novembre 2023 l'acconto salterà solo per alcuni, e in particolare per quelli che versano meno, con un ammanco decisamente più ridotto per lo Stato.

Il decreto legge che renderà ufficiale la novità annunciata da Gusmeroli è atteso tra ottobre e novembre. Sicuramente bisognerà aspettare la nota di aggiornamento al Def, che sarà pubblicata a fine settembre e certificherà una situazione piuttosto complicata per l'economia italiana.

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