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Caso Almasri

Caso Almasri, il Tribunale dei ministri indaga su Nordio: cosa succede ora

Prende il via l’indagine sul caso Almasri. Ieri il Tribunale dei ministri ha acquisito dal ministero guidato da Carlo Nordio il carteggio relativo all’arresto e al rilascio del generale libico accusato di torture e crimini contro l’umanità da parte della Cpi.
A cura di Giulia Casula
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È partita l'indagine sul caso Almasri. Ieri il Tribunale dei ministri ha acquisito gli atti relativi all'arresto e al rilascio del generale libico accusato di torture e crimini contro l'umanità da parte della Corte penale internazionale. Il collegio è partito dal ministero guidato da Carlo Nordio, nei confronti del quale proprio ieri le opposizioni (Pd, M5s, Alleanza Verdi Sinistra, Italia Viva e Più Europa) hanno annunciato una mozione di sfiducia. 

Gli atti richiesti serviranno ai giudici per ricostruire quanto accaduto tra il 19 gennaio, giorno dell'arresto, e il 21 gennaio, quando il torturiere è stato liberato su ordinanza della Corte d'Appello di Roma e riportato in Libia su un volo di Stato.

Il ministro Nordio risulta imputato assieme alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano dopo l'iscrizione nel registro degli indagati da parte del Procuratore generale di Roma, Francesco Lo Voi. A far partire l'indagine è stato l'esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti, che ha denunciato i quattro esponenti del governo per la gestione del caso Almasri.

Di cosa è accusato il ministro Nordio nel caso Almasri

Il reato ipotizzato per il Guardasigilli è quello di omissione di atti d'ufficio, mentre Meloni, Piantedosi e Mantovano sono accusati di favoreggiamento e peculato. Dopo la trasmissione del fascicolo da parte della Procura romana, ora il Tribunale dei ministri avrà circa tre mesi di tempo (per la precisione 90 giorni dall'invio delle carte dell'inchiesta) per decidere se richiedere al Parlamento l'autorizzazione a procedere o archiviare l'indagine.

Nella giornata di ieri sono partiti dunque i primi accertamenti. I giudici esamineranno l'operato di Nordio a partire dalle interlocuzioni tra il ministero della Giustizia, la Cpi e la Corte d'Appello. Durante l'informativa in Parlamento, infatti, il Guardasigilli aveva spiegato di non dato seguito al mandato d'arresto a causa di una serie di errori formali che avrebbero reso l'atto "completamente viziato". Non è chiaro però, perché Nordio non abbia segnalato questi vizi alla Cpi, che si era detta disponibile a risolvere l'eventuale intoppo per procedere all'arresto del libico.

L'altro giallo poi riguarderebbe la bozza del provvedimento preparata dagli uffici del ministero e mai partita, con cui Nordio avrebbe potuto sanare l'errore procedurale rilevato dalla Corte d'Appello. Ovvero la mancata comunicazione al Guardasigilli, competente in via esclusiva per i rapporti con la Cpi. Un'irregolarità che aveva costretto la Corte romana a disporre l'immediata scarcerazione. Insomma, i punti da chiarire sono ancora parecchi, ma per la decisione del Tribunale dei ministri bisognerà attendere molto probabilmente la fine di aprile.

Ora Nordio invoca il dialogo con la Cpi

Dopo l'apertura da parte della Cpi di un fascicolo d'indagine nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto degli obblighi internazionali nel caso Almasri, ora Nordio invoca il dialogo. Il ministro sarebbe pronto a collaborare con la Corte, che nelle prossime settimane non ha osservato la richiesta di cooperazione per l'arresto e la consegna del generale libico. Fonti vicine a Via Arenula infatti, hanno fatto trapelare l'intenzione del Guardasigilli di avviare una serie di consultazioni per scongiurare il ripetersi di situazioni simili e per stemperare i toni con la Cpi dopo le accuse della maggioranza. 

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