Parole di Berlusconi su Putin allarmano Kiev, ambasciatore ucraino: “Non rafforzano i nostri rapporti”
Le parole di Berlusconi su Putin, emerse e diffuse grazie ai due ormai famosi audio raccolti da La Presse all'assemblea dei parlamentari azzurri, continuano ad avere un riflesso anche all'estero. Non solo la stampa internazionale ma anche i governi stranieri esprimono preoccupazione per la posizione del leader di Forza Italia, considerata troppo filoputiniana. Non resta indifferente neanche il governo di Kiev, che si fa sentire tramite il suo ambasciatore in Italia, Yaroslav Melnyk.
"Le dichiarazioni che abbiamo sentito nei giorni scorsi non rafforzano i rapporti tra i due Paesi. Speriamo che queste dichiarazioni siano state a titolo personale e che non sia la posizione ufficiale del governo", ha dichiarato il diplomatico ucraino, a margine della 13ma edizione del Festival della Diplomazia presso il Centro Studi Americani durante il quale è stato protagonista di un question time con gli studenti del corso di laurea in Global Governance dell'Università di Tor Vergata.
"Abbiamo sentito la volontà da parte del governo (italiano, ndr) di continuare e rafforzare la cooperazione tra i due Paesi" e abbiamo ricevuto "rassicurazioni sul sostegno all'Ucraina del governo italiano", ha proseguito l'ambasciatore, aggiungendo che "l'Ucraina è pronta a collaborare con il governo scelto dagli italiani", che si insedierà nei prossimi giorni, dopo che il presidente Mattarella avrà affidato l'incarico a Giorgia Meloni, al termine delle consultazioni.
"Non possiamo escludere che alcuni partiti e politici possano continuare ad avere buone relazioni con Mosca in futuro e faremo il massimo per convincerli che le relazioni del passato non possono funzionare in futuro", ha detto ancora l'ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk, ricordando come Italia e Russia abbiano avuto "storiche relazioni forti" ma dopo l'inizio della guerra, lo scorso 24 febbraio, le relazioni tra Italia ed Ucraina sono "completamente cambiate", con un "sostegno senza precedenti" da parte italiana.
Le perplessità per le frasi pronunciate da Berlusconi, che attribuisce la ‘colpa' della guerra a Zelensky, hanno mandato in fibrillazione anche i governi stranieri, soprattutto perché la figura scelta per guidare la Farnesina, almeno secondo il totoministri che circolava negli ultimi giorni, era proprio il numero due di Forza Italia, Antonio Tajani. Proprio per questo questa mattina il coordinatore azzurro, alla riunione del Ppe a Bruxelles, si è premurato di ribadire la posizione sua del suo partito, "a favore della Nato, delle relazioni transatlantiche e dell'Europa e contro l'inaccettabile invasione dell'Ucraina". E per lo stesso motivo Alessandro Cattaneo, capogruppo di Fi alla Camera, ha negato l'evidenza, sostenendo che gli applausi dei parlamentari azzurri che si sentono nitidamente nell'audio in realtà non ci sono stati.
Metsola ‘blinda' Tajani
A favore di Tajani si è schierata anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che commentando gli audio di Berlusconi ha detto: "Oggi mi concentrerei sull'unità. Mi concentrerei sulle dichiarazioni fatte dall'attuale primo ministro e sui leader che assumeranno il governo non possono speculare mentre i negoziati stiano ancora andando avanti. Ma per me l'Italia è al centro dell'Unione europea. Conosco Antonio Taiani da molti, molti anni, è un europeo impegnato. È un vero atlantista competente. È un italiano impegnato a fare in modo che l'Italia rimanga al centro e nel cuore dell'Europa".
Anche il presidente del Ppe Manfred Weber manda un messaggio all'Italia: "Sono felice che Antonio Tajani sia oggi con noi e la sua posizione è cristallina. Lui è il volto del costruttore di ponti tra la forte posizione di Forza Italia nel parlamento nazionale e il pilastro europeo qui. Lui è la garanzia di questo ampio approccio europeista. E discuteremo anche di questo oggi con gli amici italiani".
Per l'Irlanda gli audio di Berlusconi sono un problema
"Sarò onesto, penso sia un grande problema" quanto ha detto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, a proposito del presidente russo Putin e della guerra in Ucraina. "Ci sono tre standard di base che si applicano a tutti i partiti che fanno parte del Partito popolare europeo (Ppe): bisogna essere pro europei, per l'integrazione europea, rispettare lo Stato di diritto, e sostenere l'Ucraina nella sua lotta per la sua sopravvivenza e la sua esistenza e sovranità. Non sono sicuro che si possano avere nel Ppe persone che non abbracciano questi principi centrali e di base". Lo ha dichiarato il vice primo ministro dell'Irlanda, Leo Varadkar, al suo arrivo al pre vertice del Partito popolare europeo.
"Conosco Antonio Tajani da anni, è un caro collega e buon alleato", ha aggiunto rispondendo a una domanda sulla figura di Tajani come possibile ministro degli Affari esteri. "Ma non possono esserci ambiguità quando si parla di Ucraina", ha sottolineato. "Il Ppe e i partiti del Ppe sono quelli che hanno aiutato la costruzione dell'Ue sulla base della democrazia, sulla base dello stato di diritto, sulla base del rispetto della sovranità di tutti gli Stati, inclusi quelli piccoli. Non può esserci ambiguità su Putin, non è amico dell'Europa. Punto".
Per Le Monde la credibilità dell'Italia è a rischio
"Berlusconi riallaccia con Putin e imbarazza la coalizione": questo il titolo di un articolo che il quotidiano francese Le Monde dedica alla situazione politica dell'Italia, con particolare riferimento alle registrazioni audio dell'ex premier che "perturbano la formazione del governo". Secondo Le Monde, "questa sequenza potrebbe minare seriamente la credibilità dell'Italia sulla scena europea, in un contesto in cui Giorgia Meloni ha fatto del suo sostegno all'Ucraina e alla Nato una linea forte del suo programma politico". E ancora: "Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo e coordinatore del partito, potrà ottenere il portafoglio degli Affari esteri come era stato previsto? Molti osservatori vedono allontanarsi quest'ipotesi". "Qualunque siano i nomi dei ministri che comporranno il governo di Giorgia Meloni – conclude Le Monde – l'Italia è appena riuscita nell'impresa di un governo non ancora nato ma già in piena crisi".