Paragon, Nordio smentisce coinvolgimento della polizia penitenziaria: “Non ha mai intercettato nessuno”
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Il governo nonostante avesse detto di non voler fornire altre spiegazioni sul caso Paragon, ha risposto alle due interrogazioni riformulate sulla vicenda, presentate da Pd e Iv, in particolare sul ruolo della polizia penitenziaria nello spionaggio, attraverso lo spyware Graphite. La polizia penitenziaria è fino ad ora l'unica forza che non ha smentito l'uso del software.
Al question time, trasmesso anche dalla Rai in diretta televisiva dall'Aula di Montecitorio, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha risposto a un quesito sulle tecnologie in uso alla polizia penitenziaria e a un altro sulle risorse finanziarie destinate al funzionamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, del Gruppo operativo mobile e del Nucleo investigativo centrale, con un riferimento alle attività di intercettazione svolte da strutture finanziate dal ministero della Giustizia.
Il ministro Nordio ha fornito le cifre stanziate per le strumentazioni, l'equipaggiamento e le tecnologie utilizzate dalla polizia penitenziaria, ma nel rispondere al primo quesito non ha detto se la forza abbia utilizzato o meno lo spyware Graphite, come chiesto dalla deputata Serracchiani. Con il rifiuto a rispondere sul caso Paragon e sull'eventuale coinvolgimento della polizia penitenziaria è lo stesso governo a contribuire a "gettare ombre" su "apparati dello Stato", ha detto il deputato Fornaro.
"Le intercettazioni si fanno solo dietro all'autorizzazione dell'autorità giudiziaria. Il nostro Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non ha mai stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo. Nessuna persona è stata mai intercettata da strutture finanziate dal ministero della giustizia nel 2024. Nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria", ha scandito il ministro della Giustizia in Aula, rispondendo al question time all'interrogazione di Iv. "Poi se la stampa insinua cose che non sono vere in caso ne risponderà", ha continuato.
"Lo svolgimento delle attività di intercettazione in generale, e quindi anche quelle condotte sia dal Nucleo investigativo centrale che dal Gruppo operativo mobile, è sempre delegato ex articolo 370 codice di procedura penale dall'autorità giudiziaria – quindi Procure ordinarie e D.D.A – nel rispetto e con le modalità previste dal vigente codice di procedura penale", ha spiegato ancora Nordio.
Fornaro: "Spiare il direttore di un giornale è atto da Stato di polizia"
"Spiare il direttore di un giornale è un atto da stato di polizia e da sistemi autoritari. Invece di chiarire in Parlamento, il governo continua a non rispondere. Di che cosa ha paura l'esecutivo? Che cosa c'è da nascondere? Non vi daremo tregua su queste domande perché per noi la libertà di stampa è sacra", ha detto deputato dem Federico Fornaro in replica al ministro Nordio nel Question time alla Camera.
"La vicenda inquietante dell'uso dello spyware Paragon – ha detto ancora il responsabile d'Aula del Pd a Montecitorio – dove stando alle fonti di stampa, tutte le armi di polizia hanno smentito di avere in uso tale software tranne la polizia penitenziaria. Il Pd ha chiesto a Nordio se la polizia penitenziaria avesse in uso lo spyware senza ricevere alcuna semplice risposta. Questo ci conferma che è il governo ad alimentare i sospetti sull'uso improprio di questo strumento. È il governo che con questo operato getta ombre sul comportamento degli apparati dello Stato".
La replica di Faraone: "Ma in che mani siamo?"
"Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?", ha risposto Faraone, dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria".
"E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna", ha aggiunto Faraone.
Le opposizioni avevano protestato per la reticenza del governo, che tramite il presidente della Camera Lorenzo Fontana, ieri aveva fatto sapere che non avrebbe aggiunto altro sul caso Paragon, perché le uniche informazioni divulgabili erano state già fornite dal ministro Ciriani la scorsa settimana, e il resto delle informazioni sul caso sarebbero state messe sotto segreto, per cui sarebbero state trattate solo al Copasir. Il sottosegretario alla presidenza Mantovano aveva fatto sapere con una missiva che al di là di quanto aveva riferito il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani durante il question time del 12 febbraio, "ogni altro aspetto delle vicende di cui trattasi deve intendersi classificato e, ai sensi dell’articolo 131, comma 1 del regolamento della Camera, anche se richiamato in futuri atti non potrà formare oggetto di informativa da parte del governo se non nella sede del Copasir".
Schlein: "Il governo smetta di nascondersi"
"Il governo ieri, calpestando la dignità di questo Parlamento, ha detto che non voleva rispondere alle domande delle opposizioni sul perché un direttore di giornale e degli attivisti siano stati spiati con un software in uso soltanto a enti statali. Oggi invece Nordio viene, risponde e smentisce Mantovano, ma non fa chiarezza", ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein, parlando ai cronisti davanti a Montecitorio. "Non possiamo andare per esclusione, ci devono dire loro chi ha spiato un direttore di giornale e degli attivisti. Il governo la smetta di nascondersi e risponda a questa domanda davanti al paese".