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Caso Paragon

Paragon, Mantovano al Copasir dice che il direttore di Fanpage.it Cancellato non è stato spiato dai servizi

Il sottosegretario Mantovano, in audizione al Copasir ieri, ha ribadito che i servizi non hanno spiato il direttore Cancellato, sottolineando che Aisi e Aise, che hanno utilizzato il software di Paragon Solutions, “hanno agito nel rispetto della legge”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Un'audizione al Copasir lunghissima, durata quasi tre ore. il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano è stato sentito sul caso Paragon, cioè sullo spionaggio ai danni di attivisti e del direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, effettuato tramite lo spyware Graphite, fornito da un'azienda israeliana che stipula contratti solo con i governi di Paesi democratici.

Al Comitato erano stati già ascoltati il direttore di Aise Giovanni Caravelli e il direttore di Aisi Bruno Valensise. Entrambi avevano ammesso che i servizi hanno utilizzato lo spyware, ma non per spiare giornalisti e attivisti. Caravelli aveva dichiarato che i 7 italiani sotto controllo – che fanno parte dei circa 100 spiati dal software dell'israeliana Paragon Solutions – non erano un target dei servizi.

Cosa ha detto il sottosegretario Mantovano in audizione al Copasir

Il sottosegretario Mantovano, che in questo mese era già stato sentito dall'organismo parlamentare sul caso Almasri e sul caso Caputi, ha sostanzialmente ribadito che i servizi, Aisi e Aise, non hanno spiato il direttore Cancellato e che gli 007, che hanno utilizzato il software di Paragon Solutions, "hanno agito nel rispetto della legge". L'audizione di Mantovano, come vi avevamo anticipato qui, era prevista nell'ambito del ciclo di audizioni che il Copasir sta svolgendo sulla vicenda. Il membro del governo avrebbe prodotto una relazione per l'organismo parlamentare e avrebbe anche risposto a tutte le domande che gli sono state poste, ribadendo appunto la correttezza dell'operato dell'intelligence che ha a disposizione il software di Paragon.

Oltre a Caravelli e Valensise, fino ad ora sono stati ascoltati anche Vittorio Rizzi, il direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, il procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, Giuseppe Amato, il magistrato che autorizza le intercettazioni preventive dell'intelligence, e rappresentanti di Meta.

Lo scorso 18 febbraio il governo si era rifiutato in un primo momento di rispondere sul caso in Parlamento, tramite una lettera indirizzata proprio da Mantovano al presidente della Camera Fontana. Ma si era reso sempre disponibile a riferire nelle sedi opportune come appunto il Copasir, che prevede vincoli di segretezza. Il giorno successivo però, il ministro Nordio aveva invece risposto alle interrogazioni, smentendo sostanzialmente quanto detto da Mantovano il giorno prima, per spiegare al Parlamento che la Polizia Penitenziaria e le Procure non hanno mai intercettato nessuno illecitamente e non possiedono lo spyware Graphite.

Poi di recente, nel corso della presentazione della relazione annuale dell'Intelligence, interpellato sull'argomento Mantovano aveva sottolineato che sulla vicenda "è stato detto tutto quello che si poteva dire pubblicamente".

"Ci sono indagini in corso, qualsiasi cosa venisse aggiunta danneggerebbe le attività di intelligence e di indagine", aveva detto.

Ricordiamo che quando è stata diffusa la notizia dello spionaggio giornalisti e attivisti, Palazzo Chigi aveva subito diffuso una nota: "In merito a quanto pubblicato da alcuni organi di stampa su presunte attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell'informazione, la Presidenza del Consiglio esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto), compresi i giornalisti".

Nel frattempo va avanti il lavoro delle procure che indagano sul caso, cioè quelle di Palermo, Napoli, Roma e Bologna, a cui si è aggiunta di recente anche quella di Venezia, dopo che Beppe Caccia, co-fondatore, responsabile delle operazioni di Mediterranea e armatore della nave Mare Jonio, uno degli attivisti spiati, ha presentato un esposto penale.

De Cristofaro (Avs): "Meloni e Mantovano insabbiano la verità"

"Ogni giorno emergono nuovi particolari sempre più allarmanti e inquietanti sui casi di spionaggio", ha scritto ieri in una nota il senatore dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di palazzo Madama.

"Ormai è chiaro che i nostri servizi segreti utilizzavano lo spyware israeliano di Paragon Solution per intercettare persone legate al mondo dell'immigrazione e, da quello che sembra, anche in assenza di reati. Un sistema di sorveglianza e controllo puntato su chi denuncia i nostri rapporti oscuri con la Libia e le sue milizie e denuncia ingiustizie e torture nei campi del nord Africa".

"Meloni e Mantovano – ha aggiunto l'esponente di AVS – non possono continuare a scappare, devono rispondere in Parlamento sul perché hanno autorizzato l'uso di spyware per spiare attivisti dei diritti umani dei migranti. La verità continua ad essere insabbiata da una destra più interessata a controllare chi salva le vite piuttosto che ad arrestare i torturatori libici che, anzi, sono liberi di girare per l'Italia". Secondo De Cristofaro "è intollerabile che il Governo continui a nascondersi dietro il segreto del Copasir, dove peraltro non abbiamo rappresentanti. Il governo deve rispondere al Parlamento e al Paese se ha autorizzato le intercettazioni, quale struttura le ha effettuate e perché, e se queste sono state autorizzate e da chi. La democrazia si difende con la verità e il rispetto dei diritti fondamentali, non con la repressione e lo spionaggio, o peggio con il silenzio complice. Un governo che spia i suoi cittadini senza dirlo e senza motivi precisi non è un governo democratico ma uno autoritario di cui avere paura".

Renzi a Fanpage.it: "È una cosa enorme, una porcheria"

Ieri il senatore Matteo Renzi (Iv), in un'intervista a Fanpage.it, ha denunciato ancora una volta il silenzio del governo sul caso Paragon, dicendo che sulla vicenda, dai contorni ancora poco chiari, "si gioca una partita chiave per il futuro della democrazia. Alla luce di quanto emerso, dovremmo tutti indignarci e chiedere spiegazioni al governo" e "se il governo fosse responsabile dell'intercettazione ai danni del direttore di un giornale che ha fatto inchieste contro la maggioranza, saremmo oltre la democrazia liberale".

"È una cosa enorme, perché l'opposizione ha il diritto di fare domande e il governo non può rispondere ‘se gli va'. È un elemento cardine della democrazia, Meloni non può decidere se rispondere o meno a una domanda chiara, ovvero se hanno messo loro (lei o Mantovano) sotto intercettazione il direttore Cancellato. Lei ha l'obbligo di rispondere, non averlo fatto è grave per la libera informazione".

"È stata fatta una porcheria, Meloni e Mantovano hanno calpestato le istituzioni", ha aggiunto il leader di Iv

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