Caso Paragon

Paragon, Faraone: “Governo non risponde su polizia penitenziaria, così i sospetti diventano certezze”

Il capogruppo di Iv alla Camera, Davide Faraone, dice che Il governo “non può porre il segreto su polizia penitenziaria e procure”. Intervistato da Fanpage.it attacca il governo, che ha fatto sapere che non intende rispondere sul caso Paragon: “È irrituale, hanno utilizzato l’articolo 131 de regolamento per farci sapere che domani al question time non risponderanno. Ma non ci hanno fornito alcuna motivazione valida”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il governo si rifiuta di rispondere in Aula sul caso Paragon, sullo spionaggio attuato con lo spyware Graphite, di cui è stato vittima il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato e almeno altri 6 italiani, tra cui l'attivista Luca Casarini. In particolare il governo ha fatto sapere che non risponderà a due interrogazioni di Iv e Pd, programmate per domani, sull'utilizzo del software di Paragon da parte della Polizia Penitenziaria o da parte delle Procure.

Come spiega una lettera firmata dal sottosegretario alla Presidenza Mantovano, indirizzata al presidente della Camera, e poi girata ai parlamentari, il governo si è appellato all'articolo 131 del regolamento di Montecitorio, che permette appunto all'esecutivo di rifiutare di rispondere alle interrogazioni.

L'articolo citato dispone: "Il governo può dichiarare di non poter rispondere indicandone il motivo. Se dichiara di dover differire la risposta, precisa in quale giorno, entro il termine di un mese, è disposto a rispondere".

Il presidente della Camera Fontana ha mandato un documento ai deputati, con il contenuto della missiva di Mantovano, comunicando che "la materia trattata dalle interrogazioni" "‘è stata oggetto di audizioni presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica'", aggiungendo che nella seduta della Camera del 12 febbraio scorso il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha già risposto a due interrogazioni sul tema, fornendo "‘le uniche informazioni pubblicamente divulgabili'". Nella stessa lettera il governo ha fatto riferimento all'articolo 131, aggiungendo che "‘ogni altro aspetto delle vicende di cui trattasi deve intendersi classificato'", per cui, anche se interpellato, potrà essere affrontato solo al Copasir.

Il presidente della Camera ha informato i presentatori del question time delle intenzioni dell'esecutivo, ma Italia viva, Pd, Movimento 5 stelle, Avs e Più Europa hanno chiesto al presidente della Camera Lorenzo Fontana di intervenire a "tutela e difesa delle prerogative parlamentari e delle opposizioni" alla luce del "rifiuto del governo" di rispondere domani al question time.

Per le opposizioni si tratta di "un precedente gravissimo", perché "non era mai accaduto che il governo ponesse il segreto di Stato su una questione del genere".

Faraone a Fanpage.it: "Fontana non sia complice del governo"

A prendere la parola per primo in Aula è stato il capogruppo Iv alla Camera Davide Faraone, il quale ha spiegato come dopo la diffusione delle notizie relative all'uso di Paragon "alcune istituzioni, come le Forze Armate e i servizi segreti hanno detto di non averlo utilizzato. Erano rimaste due entità che non avevano chiarito sia a livello mediatico che istituzionale se avessero a disposizione Paragon: la Polizia penitenziaria e le procure. Le due interrogazioni chiedevano al governo se procure e Polizia penitenziaria avessero avuto a disposizione questo strumento. Il governo non può porre il segreto su polizia penitenziaria e procure".

"Hanno l'atteggiamento di chi viene beccato con le mani nella marmellata". Faraone, che era tra i firmatari dell'interrogazione, indirizzata all'esecutivo, sull'eventuale uso dello spyware Graphite, della società israeliana Paragon, da parte della Polizia penitenziaria, ha detto a Fanpage.it che il governo ha il dovere di rispondere in Aula agli onorevoli interroganti. Secondo Faraone ora l'esecutivo non può scappare, trincerandosi dietro al segreto di Stato, una giustificazione he non può valere per polizia penitenziaria e procure, ma che al massimo avrebbe dovuto essere invocata per i servizi, su cui il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha risposto in Aula la scorsa settimana.

"Per i servizi segreti Mantovano avrebbe potuto chiedere il segreto di Stato, ma Aise ha fatto sapere che loro non c'entrano. Dopo che anche le forze dell'ordine, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, hanno detto di non essere coinvolte nel caso, sono rimaste in silenzio solo le procure e la polizia penitenziaria. Ma su queste due entità il segreto di Stato non può essere messo", ha ribadito a Fanpage.it.

"Già nei giorni scorsi, avevamo il sospetto che a utilizzare il software di Paragon fosse stata proprio la polizia penitenziaria, ma non avevamo certezze. Dopo quello che è successo oggi in Aula abbiamo qualche certezza in più. Perché hanno deciso di mettere il segreto proprio adesso, quando gli unici a non aver smentito l'utilizzo dello strumento sono proprio la polizia penitenziaria e le procure?".

"Tra l'altro segnalo che la presidenza della Camera aveva ritenuto ammissibile il nostro quesito, quindi secondo la procedura corretta il governo dovrebbe presentarsi in Aula, dire che ha messo il segreto sulla vicenda, e che riferirà al Copasir. Invece hanno utilizzato l'articolo 131 de regolamento per farci sapere che domani al question time non risponderanno. Ma non ci hanno fornito alcuna motivazione valida, lasciano intendere che parleranno solo al Copasir. Ma devono spiegarci perché mettono il segreto di Stato su questioni che riguardano la polizia penitenziaria, qual è il senso, visto che i servizi hanno già risposto?", ha detto ancora Faraone a Fanpage.it. "È del tutto irrituale, il governo ci sta impedendo di esercitare le nostre funzioni e le nostre prerogative parlamentari. Che un deputato, durante il question time, non possa chiedere informazioni legittime e fuori dal segreto di Stato, è assolutamente scandaloso".

"A breve si terrà la capigruppo, e con le opposizioni ribadiremo a Fontana che non può essere complice del governo, prendendo atto delle lettera di Mantovano. Da presidente avrebbe dovuto chiedere al governo di venire in Aula e riferire di presenza il contenuto della missiva. Per adesso invece la presidenza si è limitata a prendere atto della posizione del governo. Aspettiamo di capire se domani verrà qualcuno in Aula a rispondere. Al momento ci hanno chiesto di mandare quesiti su altri temi", ha spiegato Faraone.

Le opposizioni attaccano il governo e chiedono intervento di Fontana

Per Federico Fornaro (Pd), "Oggi viene messa in dubbio la leale collaborazione tra le istituzioni dello Stato e anche pone al centro il tema del rapporto tra potere esecutivo e Parlamento. Nel nostro Question time chiedevamo al governo semplicemente di sapere se la polizia penitenziaria abbia mai acquisito o utilizzato lo spyware Graphite o altri software di sorveglianza prodotti dalla Paragon Solutions. Le risposte possibili erano due: No, allora non vedo quale segreto di Stato si possa richiamare. Oppure Sì, in quel caso, in linea teorica, si sarebbe potuto apporre il segreto per poi rimandare il caso al Copasir. Mettere il segreto prima di dare la risposta è inaccettabile in un rapporto corretto tra governo e Parlamento. Chiediamo l'intervento del presidente della Camera, perché ne vale la dignità di questa istituzione".

Secondo Nicola Fratoianni (Avs) si tratta di una "notizia gravissima che disegna uno scenario inquietante. Non è tollerabile, in una democrazia parlamentare, che non vengano fornite le risposte richieste dalle opposizioni su un caso di spionaggio ai danni di categorie protette come i giornalisti e di attivisti o oppositori politici. È come dire che il Governo è libero anche per il futuro di violare la privacy di chiunque senza dover spiegare le ragioni dell'accaduto e senza doverne rendere conto ai cittadini e all'opinione pubblica. Non accetteremo che la discussione venga secretata e limitata al solo Copasir, dal quale per altro il nostro gruppo parlamentare è escluso". Per Fratoianni "il governo deve venire in aula e dare risposte esaustive. In gioco c'è la qualità della nostra democrazia: se qualcuno a Palazzo Chigi pensa di trasformare l'Italia in una post-democrazia in cui vengono azzerate tutele e libertà sappia che non glielo lasceremo fare".

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