Paragon, l’allarme di Renzi: ” Il governo non vuole risponderci in Aula, sarebbe fine della democrazia”
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Sul caso Paragon i nodi da sciogliere sono ancora molti. Le dichiarazioni rilasciate in queste settimane da vari esponenti dell'esecutivo non sono riuscite a dissipare i dubbi, ma al contrario li hanno alimentati anche a causa delle ripetute smentite arrivate sia dalla stampa estera che da fonti interne all'intelligence e alla stessa Paragon Solutions, proprietaria dello spyware con cui sette italiani sono stati spiati sui loro dispositivi.
Le opposizioni insistono nel chiedere spiegazioni al governo su una serie di aspetti fondamentali, come ad esempio chi c'è dietro l'attività di spionaggio illegale segnalata da Meta al direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, chi l'abbia autorizzata o chi altro, eventualmente, ne fosse a conoscenza.
Italia viva ha depositato qualche giorno fa un'interrogazione, che reca la firma di Matteo Renzi, rivolta direttamente al Guardasigillli Carlo Nordio. Finora infatti, l'unico corpo di polizia a non aver smentito l'uso dello spyware è stato quello della polizia penitenziaria, alle dipendenze del ministero della Giustizia. E secondo quanto riportato, i contratti siglati da Paragon con l'Italia sarebbero stati due: uno con un'agenzia di intelligence, l'altro con le forze dell'ordine.
Oggi però è emerso che il governo non avrebbe intenzione di rispondere in Aula sul caso. A denunciarlo è stato proprio Renzi, sui social: "Sarebbe la fine della democrazia parlamentare", ha detto.
I contratti in questione, come aveva raccontato il Guardian, sarebbero stati stracciati dall'azienda israeliana a causa di violazioni al codice etico. Invece il governo italiano, per bocca del ministro Ciriani, aveva detto che erano ancora attivi. Almeno fino allo scorso venerdì 14 febbraio, quando da fonti dell'intelligence è emerso che la fornitura è stata sospesa fino alla fine dei vari accertamenti sul caso. Dopo le audizioni del sottosegretario Mantovano (che ha la delega ai Servizi) e del direttore dell'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), Giovanni Caravelli, oggi al Copasir sarà la volta del capo dell'Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) Bruno Valensise.
Il testo dell'interrogazione di Renzi al ministro Nordio
Al Ministro della giustizia – premesso che:
giovedì 6 febbraio il quotidiano britannico “The Guardian” ha riportato come l’azienda israeliana “Paragon solutions”, la quale vende il software di spionaggio “Graphite” a soggetti statali, avrebbe risolto un contratto con almeno un proprio cliente italiano, dopo che la stessa azienda avrebbe stabilito che in Italia sarebbero stati violati i termini di servizio e il quadro etico concordato al momento della stipula del contratto; nei giorni scorsi l'esecutivo ha dichiarato che la società “Paragon solutions” non ha rescisso alcun contratto nei confronti della nostra intelligence. Poi hanno cambiato idea e hanno detto che avrebbero fatto due diligence.
Di fatto non è stato smentito che, oltre all'intelligence, non vi siano altri apparati dello Stato che abbiano in dote tale spyware, non indicando nello specifico quali sarebbero i clienti italiani di Paragon Solutions. Pare fondamentale accertarsi dal Ministro interrogato che la Polizia penitenziaria sia totalmente estranea all’utilizzo del software di spionaggio venduto dall’azienda “Paragon solutions”. Se così non fosse, si chiede di sapere quando e da chi sia stato firmato il contratto e quanto valga, sia l’importo dell’accordo.
Si chiede altresì di sapere se risulti veritiero o meno che la Polizia penitenziaria abbia in dote e utilizzi lo spyware venduto dalla società “Paragon solutions”; se risulti veritiero che il GOM utilizzi una propria struttura di intercettazione e quante persone compongano l’ufficio incaricato di seguire le intercettazioni per la polizia penitenziaria e quante risorse economiche siano state utilizzate dalla stessa per gli strumenti di intercettazione negli ultimi tre anni. Se risulti veritiero che l’ex capo del Dap si sia dimesso e abbia indicato le ragioni del suo gesto in una lettera riservata inviata al Ministro. Se in questa lettera e nella decisione delle dimissioni influiscano divergenze tra le vedute dell’ex capo del Dap e il sottosegretario Del Mastro delle Vedove e la capo di gabinetto Bartolozzi.
Renzi denuncia: "Il governo non vuole rispondere, sarebbe fine della democrazia"
Oggi però si è aperto un nuovo fronte nel caso. Le interrogazioni di Italia viva e del Pd, entrambe sul tema della Polizia penitenziaria e il suo ruolo nel caso Paragon, dovevano arrivare domani in Parlamento. A rispondere era atteso il ministro della Giustizia Nordio, come detto. Ma stando a quanto riportato da Renzi (che ha citato "fonti di Palazzo Chigi"), il governo "non vuole rispondere in Aula su questo tema".
Se fosse vero, ha aggiunto il senatore, "sarebbe la fine della democrazia parlamentare. Le opposizioni chiedono, il governo risponde: altrimenti non è più democrazia". Poi l'ex premier ha attaccato: "Stanno nascondendo qualcosa. Ma questa volta non pensino di fuggire: Nordio deve venire in Aula e rispondere. Su questa roba è in gioco la democrazia parlamentare. Che nessuno scherzi sul fuoco, stavolta qualcuno si brucia". Per poi concludere: "Mai vista una cosa del genere in 20 anni di vita nelle istituzioni, mai vista".