Par condicio, Carotenuto (M5s): “Meloni sfrutta servizio pubblico, gestione della Rai imbarazzante”
Ha sollevato dure polemiche la decisione della maggioranza in commissione Vigilanza Rai: con il nuovo regolamento sulla par condicio in vista delle elezioni europee di giugno, gli esponenti del governo Meloni avranno più tempo sulla televisione pubblica, a patto che siano lì per "garantire ai cittadini il diritto a una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative". Dario Carotenuto, deputato del Movimento 5 stelle e membro della commissione, parlando a Fanpage.it ha criticato la riforma, allargando il discorso all'attuale gestione della Rai – che tocca non solo il governo Meloni ma anche il Pd.
Perché l'emendamento è un rischio per l'imparzialità dell'informazione?
Perché apre alla soggettività dei vari direttori e presentatori di programmi: potranno ospitare politici candidati alle europee che hanno compiti governativi, senza rispettare i vincoli della par condicio, e dire che l'hanno fatto perché si tratta di informazione governativa. Quindi si confonderanno le acque, in modo ingiusto.
Ci può fare un esempio concreto?
Succede che in un programma, di approfondimento o di intrattenimento che sia, a un certo punto appare il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini per parlare del Ponte sullo Stretto e dare una qualche notizia a riguardo. Quella notizia potrà essere considerata importante da far sapere ai cittadini, e quindi il tempo che si prende per dirla non sarà conteggiato nei tempi della par condicio. Insomma, i membri del governo avranno un bonus di tempo in più per parlare di queste cose. Peraltro Meloni in quanto presidente del Consiglio può parlare di tutto (e lo stesso vale per Tajani e Salvini come vice). Questo, nonostante alcuni di loro siano potenzialmente candidati alle europee. Il punto più generale è che questo incide in una Rai che è gestita nel modo in cui è gestita.
Ovvero?
L'attuale forma della governance Rai dà al governo pieni poteri per scegliere la direzione della televisione pubblica, con una legge che l'Europa (tramite il Media Freedom Act) ci sta già chiedendo di cambiare. Abbiamo già visto in passato un comizio della Meloni trasmesso da Rai News 24 e giustificato come ‘intervento della presidente del Consiglio', quando era a Catania a fare l'elogio dell'evasione fiscale. Non possiamo fare finta che queste cose imbarazzanti non siano successe. Quindi, quando in una situazione del genere arrivano delle indicazioni così annacquate dal Parlamento, è chiaro che da parte nostra c'è rabbia e delusione. Perché porterà a uno sfruttamento del servizio pubblico.
Il controllo governativo sulle televisioni fa ripensare al periodo Berlusconi?
In realtà non solo al periodo Berlusconi. Non si può dire che durante la Prima repubblica la Democrazia cristiana non abbia lottizzato, o che dopo non lo abbia fatto il Pd. Tutti hanno fatto della lottizzazione, è stato considerato quasi come un male minore in passato. Noi abbiamo molte perplessità su tutta l'editoria italiana, perché è una editoria ‘impura'. Se abbiamo gli editori che pubblicano i quotidiani badando ai loro interessi, la Rai controllata dai partiti, Mediaset in passato controllata da un politico, c'è uno scenario chiaramente illiberale, viziato, che non fa l'interesse dei cittadini.
Poi la gente lo capisce quando l'informazione è viziata da un interesse, e non si informa più. Se smetti di dare dei punti di riferimento e delle fonti pulite alla gente, allora diventa tutto credibile. Così mi spiego quello che è avvenuto con i vaccini anti Covid: se non credi più a nessuno, diventa suggestiva l'ipotesi che ci stiano inoculando chissà che cosa. Questo è tremendo.
A proposito di Rai, come rispondete a chi vi accusa di essere ‘morbidi' con il governo Meloni quando si parla di televisione pubblica, in cambio di un trattamento di favore? A ottobre avete votato insieme alla maggioranza il nuovo contratto di servizio, a febbraio non avete partecipato al sit-in del Pd…
Voglio essere molto sincero: la verità è che da un lato abbiamo chi controlla la Rai, e dall'altro chi l'ha controllata. Quindi non ci schieriamo troppo né dall'una né dall'altra, perché nessuno dei gruppi di potere politico ci appare uno che può dare lezioni sulla della lottizzazione. Stiamo cercando una strada in mezzo, che ci distanzi in qualche modo da entrambi. Nella narrazione semplificata di questo non-posizionamento, la stampa (viziata dai suoi interessi) può schieraci con l'uno o con l'altro alla bisogna. Ma la realtà è un'altra: stiamo lavorando su una strada molto stretta, perché è stretto il percorso tra il Pd e i partiti di destra.