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Paolo Gentiloni supera “l’esame” del Parlamento UE: sarà commissario per gli Affari Economici

L’ex premier si è sottoposto a tre ore di confronto con i deputati europei che dovevano decidere la sua conferma nel ruolo di guardiano dei conti della prossima Commissione Europea. Alla fine è arrivato il via libera, anche se i falchi dell’austerità temono un atteggiamento troppo morbido verso il governo Conte.
A cura di Marco Billeci
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Le audizioni dei futuri commissari europei davanti al parlamento Ue in inglese sono definite “grilling” per i tempi e i modi con cui i candidati sono tenuti “sul fuoco” di fronte alle commissioni parlamentari competenti sulle diverse materie. Tre ore di confronto, venticinque domande con il candidato seduto da solo dietro una scrivania ad affrontare i quesiti e spesso gli attacchi degli eurodeputati.

Alla fine Paolo Gentiloni passa l’esame e dunque sarà il prossimo commissario per gli Affari Economici dell’Unione Europea. Con un sospiro di sollievo perché per qualche ora era sembrato che anche il suo nome potesse cadere nel gioco dei veti incrociati tra i diversi gruppi politici che sta impallinando più di uno tra i commissari designati. “Gentiloni non ha risposto a nessuna domanda, è troppo poco per fare il commissario”, avevano infatti fatto sapere al termine dell’audizione dal Ppe, il partito di centrodestra che conta il numero maggiore di deputati all’interno del parlamento Ue. Poi è arrivata la retromarcia e con il voto favorevole anche di Socialisti, Liberali e Verdi, l’esponente del Pd ha avuto il semaforo verde

Ma cosa aveva indispettito i Popolari durante l’audizione dell’ex premier italiano, al punto di minacciarne la bocciatura? “Ho ricevuto moltissime telefonate da Roma per elogiare le sue qualità. L'unico che non ha chiamato è stato il Papa", ha scherzato aprendo il suo intervento Markus Ferber, capogruppo tedesco del Ppe in Commissione Affari Economici e Monetari. Poi però è arrivato l’affondo: “Il nuovo governo italiano, aumenta il deficit anche il prossimo anno. Non ritiene che le regole vadano rispettate anche quando si tratta di lavorare per l’Italia?”. Gentiloni ha provato a parare il colpo: “Al progetto di bilancio italiano riserverò la stessa attenzione per il rispetto delle regole di tutti gli altri”, ha risposto. E ha aggiunto: “nella Commissione non sarò il rappresentante del governo italiano ma di tutta Europa”.

Sul tema dei rapporti con l’esecutivo giallorosso hanno provato a insistere anche i parlamentari leghisti Rinaldi e Donato, che hanno lamentato una differenza di trattamento dei vertici europei verso il nuovo esecutivo riguardo ai vincoli di bilancio rispetto a quello riservato l’anno scorso al governo Lega-M5S. Niente affatto, ha risposto Gentiloni, la concessione di flessibilità risponde a criteri oggettivi e comunque ogni valutazione sull’Italia è rimandata a dopo il varo della manovra.

Insomma, sulle regole di bilancio europee si è giocata molta dell’audizione di Gentiloni (ad ascoltarlo anche un altro ex premier, Silvio Berlusconi). Il futuro commissario ha provato a mantenere un equilibrio tra le richieste di sanzioni più dure per chi sfora da parte dei rigoristi e quelle di maggiore flessibilità che sono arrivate dai progressisti. “Il patto di stabilità non è perfetto”, ha ammesso, “ma non è nemmeno un carciofo da cui si possono togliere tutte le foglie”. Dunque via libera a una revisione delle regole ma concentrandosi su poche priorità ovvero crescita, investimenti e riforme strutturali, sempre tendendo presente la necessità di ridurre il debito per i Paesi come l’Italia in cui questo è particolarmente alto.

Da notare che di fronte a queste posizioni, uno degli attacchi più duri è arrivato da Piernicola Pedicini, esponente del M5S, ovvero uno dei partiti della maggioranza che in Italia ha avvallato la candidatura di Gentiloni. “Lei ha sempre sostenuto le politiche di austerità – ha detto Pedicini -, come pensa ora di poterle cambiare?”

Su un altro punto ha invece affondato l’europarlamentare della Sinistra Manon Aubry che ha rinfacciato a Gentiloni il possesso di circa settecentomila euro in azioni di Amazon e altri colossi industriali. “Con questo portafoglio, come farà a contrastare le pratiche dei grandi gruppi per eludere o evadere le tasse?”, ha chiesto Aubry. L’ex premier ha precisato di aver già liquidato le azioni in suo possesso. Poi ha definito “inaccettabile” la concorrenza fiscale selvaggia interna alla Ue, con Paesi come Irlanda o Lussemburgo che per attirare le aziende propongono una tassazione vicina allo zero. Il commissario designato ha anche promesso che nel caso non si arrivasse un accordo globale entro il prossimo anno, proporrà una digital tax europea per far sì che i giganti del web paghino le imposte nei Paesi dove generano i loro profitti.

Nella sua esposizione – tenuta rigorosamente in inglese – degli obiettivi del mandato non poteva mancare un passaggio sull’ambiente, “una causa a cui sono dedito da 35 anni”. Gentiloni ha assicurato ai deputati Verdi l’impegno personale per un piano di tassazione delle fonti inquinanti da un lato e di investimenti nella transazione energetica e nelle infrastrutture ecosostenibili dall’altro.

Per l’appello finale, l'ex premier è tornato all’italiano. “Servirà un impegno politico straordinario e mi sforzerò di trovare soluzioni condivise. Le differenze non devono alimentare pregiudizi e fermare il nostro cammino, sarebbe un tragico errore”, ha concluso Gentiloni. “In queste tre ore perso la voce”, ha scherzato poi all’uscita dall’aula con i cronisti. Una maratona oratoria che gli ha garantito i due terzi dei voti dei deputati necessari alla sua conferma.

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