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Negli appunti di Lavitola spunta l’ospedale costruito coi soldi di Berlusconi

Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto di Napoli Vincenzo Piscitelli e del sostituto Henry John Woodcock, il presidente panamense Ricardo Martinelli in cambio della commessa a Impregilo avrebbe preteso il finanziamento della costruzione di un ospedale pediatrico nella regione di Veraguas.
A cura di Vincenzo Iurillo
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L’indagine per la quale Valter Lavitola è in carcere con l’accusa di tentata estorsione ai vertici di Impregilo – il processo riprenderà il 16 aprile a Napoli con la pronuncia del Tribunale sull’eccezione di competenza territoriale avanzata dai suoi avvocati Maurizio Paniz e Antonio Cirillo – riguarda la gara per la metropolitana di Panama City. È l’indagine in cui si fa cenno all’esistenza di video a luci rosse girati da Lavitola tra Panama e il Brasile con protagonista Berlusconi ed alcune prostitute. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto di Napoli Vincenzo Piscitelli e del sostituto Henry John Woodcock, il presidente panamense Ricardo Martinelli in cambio della commessa a Impregilo avrebbe preteso il finanziamento della costruzione di un ospedale pediatrico nella regione di Veraguas. Una “tangente mascherata” perché l’ospedale doveva essere realizzato da un socio occulto di Martinelli, l’imprenditore Rogelio Oruna. La gara della metropolitana però fu vinta da una impresa brasiliana e ciò nonostante Valter Lavitola fece pressioni, andate a vuoto, su Impregilo per indurla a realizzare comunque l’ospedale in virtù di una vecchia promessa personale di Berlusconi, tramite Lavitola, a Martinelli. Tra le architravi dell’accusa la Procura partenopea cita un intervento del faccendiere salernitano sui vertici di Impregilo “anche tramite Berlusconi” (agli atti c’è una telefonata di B. all’ex presidente di Impregilo Massimo Ponzellini), per ottenere il finanziamento dell’ospedale con la minaccia che altrimenti le autorità panamensi avrebbero adottato una serie di ritorsioni “quali pubbliche dichiarazioni del presidente Martinelli sulla cattiva esecuzione delle opere del canale di Panama”. Dichiarazioni che avrebbero fatto cadere le quotazioni del titolo in Borsa. E si cita un incontro del 20 agosto 2011 tra Berlusconi e Martinelli “in cui quest’ultimo ha ulteriormente insistito per il rispetto degli impegni presi da Berlusconi”. Ma l’incontro tra il premier italiano e il presidente panamense, sostiene Lavitola “non c’è stato e la Procura ha le intercettazioni”. Il faccendiere salernitano lo scrive di suo pugno a margine delle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare notificata nel dicembre scorso. Un documento esclusivo che siamo riusciti a consultare. Appunti coi quali Lavitola si difende e mette nero su bianco le sue verità, presumibilmente per collaborare al lavoro dei propri legali. La sua grafia è nervosa. Ma chiara. Leggibile.

Un passaggio importante riguarda la telefonata del 2 agosto 2011 tra Berlusconi e Ponzellini, con la quale il premier avrebbe inconsapevolmente veicolato la minaccia di Lavitola a Impregilo. L’appalto era stato già aggiudicato a un’impresa brasiliana e Impregilo si sentiva svincolata dalla promessa. “Prima era intervenuto Frattini” scrive Lavitola. Gli appunti riguardanti l’ex ministro degli Esteri sono diversi. In uno, a commento delle dichiarazioni verbalizzate da Frattini il 17 maggio 2013, dice semplicemente: “Non è vero, se ne occupò lui, basta vedere le date”. Ma non è chiaro a cosa Lavitola si riferisca. Molto più chiaro un successivo passaggio. E’ il commento a quella parte di verbale in cui Frattini parla dell’ospedale pediatrico e spiega che Berlusconi gli disse che poteva provvedere personalmente a una parte della spesa “mentre per l’altra parte Berlusconi mi disse di trovare e di chiedere agli imprenditori italiani che lavoravano a Panama se potevano accollarsi la rimanente spesa. Devo dire che tale questione mi imbarazzò non poco. Fu per questo che affrontai tale discorso con gli imprenditori in questione e cioè con Ghella, Astaldi e Impregilo, con molto tatto e in modo soft; infatti quando gliene parlai a voce cercai di svincolare tale richiesta dal discorso degli appalti a Panama”. Commenta Lavitola, facendo un parallelismo con se stesso: “A voce a tutte e tre il ministro in carica ha senz’altro più capacità di pressione di una telefonata di Berlusconi da un uomo (Lavitola, ndr) che non ha ruoli operativi”.

Lavitola sembra irritato dalle dichiarazioni in cui Frattini pare attribuirgli una patente di inattendibilità, sottolineando di non aver nemmeno istruito la pratica di nomina a Console onorario o Console panamense in Italia. Infatti scrive sollecitando “Trascrizione o presa visione (spero non siano stati distrutti per imperizia) dei miei sms con Frattini. Hanno le intercettazioni del mio rapporto. Sono stato suo rappresentante in Kazakistan… non mi avrebbe dato fiducia”. In più punti Lavitola insiste che l’incontro tra Berlusconi e Martinelli non è avvenuto. A margine della trascrizione di una telefonata con Curcio, l’ambasciatore d’Italia a Panama, lo ribadisce: “Dalle intercettazioni, contestatemi per dimostrare la “speciale vicinanza” (con Martinelli, ndr), la Procura ha la prova che l’incontro non c’è stato”. Ed ancora: “Nelle intercettazioni era evidenziato che io consigliavo a Martinelli di fare delle foto alla Certosa per la stampa”.

Lavitola smentisce alcuni passaggi delle dichiarazioni di Mauro Velocci che collegano Oruna a Martinelli. “Oruna era mio socio, non di Martinelli. E’ cittadino americano residente a Santo Domingo, da poco a Panama”. Velocci è l’imprenditore che avrebbe ‘svuotato’ le memorie dei computer e dei telefoni di Lavitola, duplicando i file dei presunti video a luci rosse con Berlusconi. Sentito dagli inquirenti il 15 dicembre 2011, Velocci parla dei movimenti di denaro su un conto corrente denominato DEVOR di Oruna, definendolo definisce “la cassaforte di Martinelli e del Lavitola”. Sul punto l’ex direttore dell’Avanti scrive: “E’ la mia cassaforte perché non avevo più il conto e da cosa si evince che lo fosse di Martinelli? L’attendibilità di Velocci si riscontra dai video”. Che per Lavitola non esistono e non sono mai esistiti. A parlare dei filmini hard è un altro imprenditore, A.C.. Dice di averne appreso l’esistenza da Velocci, che “si sentiva molto potente” dopo essersi impossessato di quei file. “La circostanza dei filmini, insieme alla esplicita richiesta di 22 milioni di dollari da parte di Martinelli quale tangente per la realizzazione delle carceri modulari, fu da me riferita all’ambasciatore Curcio, in un incontro alla presenza… dello stesso Velocci che registrò il colloquio, facendomelo sentire successivamente”. In questa spy story di presunti ricatti al sole di Panama, Lavitola spiega così la vicenda in un appunto: “Velocci tentò più di una estorsione, per questo registrava”.

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Vincenzo Iurillo è giornalista professionista dal 2002. Nel 2009 con Bruno De Stefano ha scritto ‘La Casta della Monnezza’ (Newton Compton). Scrive sul Fatto Quotidiano sin dalla nascita della testata fondata da Antonio Padellaro, Peter Gomez e Marco Travaglio. A gennaio una sua incalzante inchiesta in più puntate da Benevento ha provocato le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo.
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