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Paita (Iv): “Meloni è ambigua su Trump e Ucraina, basta nascondersi: dica al Paese cosa vuole fare”

Raffaella Paita, capogruppo di Italia viva al Senato, ha parlato a Fanpage.it della linea del governo Meloni sugli Usa di Trump e l’Ucraina, con la premier che “si nasconde” e “resta nell’ambiguità”. Paita ha anche detto che il piano della Commissione europea per il riarmo dell’Ue può essere una “grande occasione”.
A cura di Luca Pons
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Dopo lo scontro aperto tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, la linea degli Stati Uniti sull'Ucraina è diventata ancora più chiara e netta. Molti leader europei si sono schierati con il presidente ucraino, mentre l'Italia no. Raffaella Paita, nuova capogruppo di Italia viva al Senato, ha risposto alle domande di Fanpage.it e condannato "l'ambiguità" di Giorgia Meloni sul tema.

L'Europa, ha detto, deve restare unita per affrontare il tycoon  – non dimenticando che gli Usa restano un partner fondamentale. Per quanto riguarda le spese militari, Paita ha dichiarato che il piano proposto da Ursula von der Leyen per il riarmo dell'Unione europea (duramente criticato da molti nell'opposizione) può essere "una grande occasione per rimettere il continente al passo con Cina e Stati Uniti".

Ha detto che lo scontro Trump-Zelensky nello Studio ovale è stato un "campanello d’allarme per l’Occidente". Cosa ha simboleggiato quel momento, e quali sono le possibili ripercussioni?

È il simbolo del fatto che l’ombrello di protezione americano, dopo 80 anni, sta venendo meno, e che l’Europa deve organizzarsi di conseguenza. Oggi, più che mai, servono gli Stati Uniti d’Europa. Alle europee ci siamo presentati con una lista che portava quel nome, non è andata come speravamo ma nel frattempo è cambiato tutto: è arrivato il momento di tornare a perseguire quel sogno. Politica di difesa europea, un esercito comune e, soprattutto, che l’Europa parli con una voce sola.

Questo non vuol dire però, si badi bene, data la presenza di Trump e la sua linea, rinunciare al rapporto con gli Stati Uniti d’America. L’atlantismo deve restare un caposaldo delle politiche italiane ed europee. Dividere l’Occidente nel nome di un anti americanismo di ritorno è sbagliato.

La risposta dell’Europa è stata relativamente compatta, molti governi hanno espresso solidarietà a Zelensky. L’Italia ha scelto una via di mezzo. Cosa ne pensa?

Meloni, ancora una volta, si nasconde. Preferisce rifugiarsi in televisione e restare nell’ambiguità, piuttosto che spiegare al Parlamento e al Paese cosa intende fare. Naturalmente, come dicevo, non possiamo confondere l’amministrazione Trump con gli Stati Uniti d’America, che restano un partner fondamentale. La cooperazione transatlantica è stata e, spero, sarà un baluardo di libertà e sicurezza.

Ma è evidente che dividere l’Europa non è una buona strategia. Noi restiamo a fianco dell’Ucraina e dell’Europa, e parteciperemo alla manifestazione di sabato 15 marzo a Roma per ribadire la nostra posizione. Siamo stati i primi ad aderire e confermiamo il nostro sostegno all’iniziativa.

Meloni rivendica che serve un "lavoro di ricomposizione", che bisogna "evitare fratture" e che quindi la "tifoseria", cioè prendere le parti di Zelensky e condannare Trump, non aiuta. Questa è la sua linea da tempo, per cercare di tenere aperti i canali con gli Usa. Funzionerà?

Mi piacerebbe, ma temo che questo tentativo sia destinato al fallimento. Quando stigmatizza la logica delle tifoserie, forse Giorgia Meloni guarda all’interno del suo governo, nel quale uno dei suoi vice è il cosplay di Trump, e vorrebbe trattare singolarmente con la Casa Bianca nella partita dei dazi. Un clamoroso errore, visto che l’obiettivo di Trump è proprio quello di sedersi ad un tavolo con i Paesi europei uno per uno. Divide et impera. Ma è chiaro che andare da soli di fronte al gigante americano significa essere spazzati via. Solo uniti possiamo salvarci.

Domenica i leader europei si sono riuniti, e non sembra che siano riusciti a trovare un piano condiviso. Il vertice è stato un flop?

Della riunione di domenica voglio prendere un fatto positivo: il riavvicinamento del Regno Unito all’Unione europea. Se Starmer agisce di concerto con l’Europa non possiamo che essere soddisfatti. Dopodiché, servono una linea comune e anche una voce comune. Un buon inizio sarebbe nominare un inviato speciale dell’Europa al tavolo delle trattative con Ucraina, Russia e Stati Uniti. Un nome di peso, importante, che abbia una storia alle spalle, come Matteo Renzi propone da tre anni. Angela Merkel, Tony Blair, o qualcuno di questa levatura.

Meloni ha detto che non c’è intenzione di inviare soldati italiani in Ucraina, come avrebbero proposto Uk e Francia. Lei pensa che i nostri militari dovrebbero partecipare in qualunque eventuale futura forza di peacekeeping, oppure solo sotto l’egida l’Onu (come ha detto il ministro Tajani)? O niente affatto?

La situazione è complessa. Una decisione del genere deve ovviamente vedere coinvolto il Parlamento. Io credo che prima di parlare di questo sarebbe bene capire quale è la posizione che intende tenere l’Italia. E credo, ribadisco, che l’Europa debba parlare con una voce sola.

Ieri Ursula von der Leyen ha annunciato un piano per il riarmo dell’Ue. L’Europa va nella direzione giusta puntando su un aumento della spesa militare? È una mossa che si allinea alle richieste di Donald Trump? 

La richiesta degli Usa all’Europa di un aumento della spesa militare non è di oggi: sono almeno 15 anni che Washington preme perché si arrivi al famoso 2% del Pil, e ci siamo impegnati in sede Nato a raggiungere quell’obiettivo. Quindi è inevitabile che si segua quella strada.

D’altra parte, dobbiamo ricordare che la spesa per le politiche di difesa, sicurezza e armamenti, serve innanzitutto per garantire la nostra sicurezza, libertà e pace. E poi che non significa comprare bombe o cannoni, ma investire in tecnologia, in ricerca, in sviluppo. Può essere una grande occasione per rimettere il continente al passo con Cina e Stati Uniti nelle tecnologie più avanzate.

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