Pace fiscale, ritardo nello stralcio delle cartelle sotto i mille euro: quando è la nuova scadenza
Slittano le scadenze per la tregua fiscale prevista dal governo Meloni. Con la trasformazione in legge del decreto Milleproroghe – promulgato dal presidente Mattarella con alcuni dubbi sulla questione delle concessioni balneari – si sono allungati i termini per lo stralcio delle cartelle fiscali al di sotto dei mille euro. Dal 31 marzo, la scadenza è stata spostata al 30 aprile 2023.
I debiti in sospeso con lo Stato e con gli enti pubblici previdenziali (principalmente l'Inps) resteranno validi ancora fino al 30 aprile 2023, quindi. Va ricordato che si tratta dei debiti al di sotto dei mille euro che sono stati contratti tra il 2000 e il 2015. La misura è stata inserita nella legge di bilancio di dicembre, nei commi dal 222 al 230. I mille euro comprendono non solo il debito in sé, ma anche gli interessi per il ritardo nell'iscrizione a ruolo e tutte le sanzioni già accumulate.
Tutte queste cartelle esattoriali saranno annullate automaticamente, senza alcuna necessità di fare richiesta da parte dei contribuenti. Il governo ha valutato, come dichiarato diverse volte dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sarebbe stato più costoso per lo Stato tentare di riscuotere queste cartelle arretrate, piuttosto che condonarle a chi era oltre sette anni in ritardo con i pagamenti. L'annullamento, però, non avverrà più il 31 marzo come era stato previsto, ma il 30 aprile.
Lo stralcio delle cartelle riguarda lo Stato e gli enti previdenziali pubblici. Per quanto riguarda gli enti locali, come ad esempio i Comuni che hanno competenza sulle multe della polizia municipale, ma anche le Casse professionali, queste possono decidere di non applicare lo stralcio parziale dei debiti. Per farlo, è sufficiente che pubblichino entro il 31 marzo una delibera in cui comunicano che non intendono attuare il condono.
Come conseguenza dello slittamento per lo stralcio delle cartelle al di sotto dei mille euro, si sposta anche la sospensione della riscossione delle pendenze condonabili. Ovvero, le somme che potrebbero rientrare nel condono non potranno essere riscosse fino al 30 aprile, mentre prima questa scadenza era fissata al 30 marzo.
Questi debiti non solo saranno cancellati, ma non possono essere richiesti dall'Agenzia delle entrate. Invece i pagamenti già effettuati dai contribuenti, sui debiti che sono compresi in questa rottamazione, resteranno al fisco senza possibilità di avere un rimborso, sempre fino al 30 aprile.