P4, Bisignani: tra un aiutino alla Santanché e le richieste di Bocchino
Un potere di influenza su ministri e dicasteri, su politici e imprenditori che si è esteso nel tempo quello di Luigi Bisignani, il numero uno dell'associazione segreta ribattezzata dagli inquirenti col titolo di "P4". Un potere che inizia a svilupparsi ai tempi della maxi-tangente “Enimont” per cui fu condannato a due anni e mezzo e si valorizza in virtù della sua presenza nella Loggia P2 (ex tessera n° 203) e per l'essere figlio di un dirigente della Pirelli, fratello del direttore generale Iata, a sua volta padre di un manager Ferrari. La sua abilità è stata quella di far fruttare le sue conoscenze pubbliche e private per dare origine ad una sorta di "governo ombra" in grado di allungare le mani sull’imprenditoria italiana e plasmare un vero e proprio paradiso finanziario, oltre che una società segreta capace di prospettare cariche politiche, come quella di Daniela Santanchè.
E' lui stesso a raccontarlo ai pubblici ministeri di Napoli: “La mia storia parte da lontano, ed è una storia di relazioni; mio padre, dirigente della Pirelli, era una persona molto in vista che è morta quando io avevo 16 anni lasciandomi, appunto, molte relazioni, in primis con Andreotti, con Stammati e con altri”. Da giornalista dell’Ansa, conosce Licio Gelli, anche se "non sapevo di essere iscritto alla P2", poi stanco dalla carriera editoriale, inizia quella di direttore generale della sede romana del Gruppo Ferruzzi e per Bisignani è la svolta decisiva che gli darà la possibilità di prendersi in carico un ruolo fondamentale nella vita politica ed economica del nostro Paese. Fa la conoscenza di Silvio Berlusconi ancor prima che questi diventasse Cavaliere del Lavoro, rapporto che verosimilmente gli ha consentito di agire nel retroscena dell’attuale governo, fino a incidere sulla candidatura di Daniela Santanchè.
"Si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di Alleanza nazionale era Gianfranco Fini, che la esautorò da tutti gli incarichi del partito – spiega Luigi Bisignani -. Suggerii alla Santanchè di approdare alle file de La Destra, dove avrebbe avuto un ruolo di primo piano e una maggiore visibilità. Di seguito il mio consiglio si rivelò sbagliato, poiché La Destra andò molto male alle elezioni del 2008, anche perché Berlusconi non permise, diversamente da quanto io avevo previsto, l’apparentamento elettorale”.
Dopo la rottura politica tra Berlusconi e la Santanchè il lobbysta decide di venirle incontro: “Mi spesi per farla riavvicinare al Pdl e poi per farle avere un incarico di governo. Ne parlai sia con Verdini che con Letta e Berlusconi. Costoro mi dissero che per loro non c’erano problemi, però c’era il veto di Fini. A questo punto io mi impegnai per convincere i finiani a togliere questo veto. Presi i contatti con La Russa, Ronchi e soprattutto con Bocchino, che infine fu decisivo nel senso che durante un pranzo a Montecitorio, presente lo stato maggiore del Pdl, sicuramente fra gli altri Fini e Berlusconi, i coordinatori e i capigruppo parlamentari, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanchè da Fini, che a sua volta annuì”.
Ma Bisignani era "amico di tutti" come ha riferito Gianni Letta, ed i suoi rapporti si estendono oltre i politici facenti parte dell'attuale maggioranza. Con Italo Bocchino di Fli ha allacciato una rapporto con l'obiettivo di ripristinare i finanziamenti pubblici per il quotidiano napoletano “il Roma”: “Bocchino mi riferì che per motivi di chiara vendetta politica la presidenza del
Consiglio, per mano del responsabile dell’editoria Elisa Grande, aveva congelato i contributi. Su richiesta di Bocchino mi interessai personalmente della cosa in quanto ben conosco la dottoressa Grande, che mi confermò che il finanziamento era stato bloccato, ma mi spiegò che il suo ufficio non aveva responsabilità, in quanto si trattava di un atto dovuto… Per dimostrarmi che non si trattava di vendetta politica mi disse che analogo trattamento era stato riservato ai giornali di area berlusconiana, quali Libero, perché era collegato con il giornale Il Riformista".
In realtà, intercettazioni alla mano, i contatti più assidui nella rete di Bisignani sono 15. Li ha sottolineati la Guardia di Finanza, che ha inserito i loro nomi in un'informativa spedita ai pm: Lorenzo Cesa; Raffaele Fitto; Mario Baccini; Salvatore Nastasi; Alfonso Papa; Elisabetta Gardini; Denis Verdini; Michaela Biancofiore, Alberto Michelini; Clemente Mastella; Giuseppe Galati; Roberto Sambuco e soprattutto come abbiamo già visto, Stefania Prestigiacomo, e appunto Daniela Santanché, ma anche il capo della Farnesina, Franco Frattini. E ci fermiamo al mondo della politica.