Oxfam a Fanpage.it: “Governi rivedano il sistema di brevetti che impedisce accesso equo ai vaccini”
Anche oggi all'Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO) si è discussa la proposta di sospendere i brevetti sui vaccini anti-Covid per poter in questo modo aumentare la produzione mondiale e raggiungere più velocemente l'immunità contro il Sars-Cov-2, salvando moltissime vite umane. Ma per il momento nessun accordo sembra essere all'orizzonte. Una mozione congiunta era stata avanzata già lo scorso ottobre da India e Sudafrica e ora avrebbe il supporto di circa un centinaio di Paesi. Ma quelli più ricchi sono riluttanti all'idea di sospendere i diritti sulla proprietà intellettuale per quanto riguarda i vaccini anti-Covid. La nuova direttrice generale del WTO, Ngozi Okonjo-Iweala, insediatasi lo scorso febbraio, aveva iniziato il suo mandato affermando di voler combattere il nazionalismo degli Stati sui vaccini, ma ad oggi le cose non sembrano essere dirette in questa direzione.
Abbiamo fatto il punto della situazione con Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia. Già ieri l'Ong aveva segnalato come nella corsa alla vaccinazione stesse aumentando ancora di più il divario tra i Paesi ricchi e quelli poveri, che non hanno lo stesso accesso ai farmaci anti-Covid e non riescono a proteggere la salute dei propri cittadini allo stesso modo.
Oxfam ha lanciato l'allarme sull'aumento delle diseguaglianze tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo in tema vaccini. Cosa sta succedendo?
La pandemia da Covid-19 ha esacerbato e reso ancora più evidenti delle grosse diseguaglianze in termini di accesso ai servizi sanitari a livello globale. C'è una netta divisione tra i Paesi più poveri e quelli più ricchi: secondo le nostre stime in media nei secondi si vaccina una persona al secondo mentre in molti Paesi in via di sviluppo non si è nemmeno potuta avviare la campagna vaccinale. Ci sono Paesi come ad esempio la Guinea dove si sono vaccinate solo 55 persone. E recentemente il ministero della Salute kenyota ha annunciato che l'obiettivo realistico è di raggiungere il 30% della copertura vaccinale entro il 2023. Assistiamo a un mondo che va a due, tre o anche quattro velocità. Ma questo non è solo un problema etico e morale: è anche una questione di salute pubblica. Siamo di fronte al tema delle varianti: più il virus circola, più si riproduce e si corre il rischio che nascano delle mutazioni. Alcune di queste possono essere più pericolose in termini di contagiosità, come ad esempio la variante inglese, ma anche in termini di effetti sulla salute delle persone. Più velocemente riusciamo ad arginare la pandemia attraverso la vaccinazione, meno tempo avrà il virus per poter mutare. Le mutazioni sono pericolosissime anche perché possono rendere inefficaci i vaccini e vanificare così tutti gli sforzi che stiamo facendo. Se non riusciamo ovunque nel mondo e nel più breve tempo possibile ad arginare la pandemia vaccinando il numero più alto possibile di persone, nessuno potrà veramente dirsi al sicuro. Se ci vacciniamo in Europa, ma in due terzi del mondo lasciamo che si sviluppino le varianti che potrebbero sfuggire al vaccino, potremmo trovarci a dover riavviare da capo la battaglia contro il Covid.
Tra ieri e oggi all'Organizzazione mondiale del commercio si è parlato della proposta presentata da circa 100 Paesi di sospendere i brevetti sui vaccini anti-Covid. Qual è il contenuto di questa proposta e quali conseguenze avrebbe?
A ottobre India e Sudafrica hanno proposto all'Organizzazione mondiale del commercio di sospendere i brevetti, quindi i diritti di proprietà intellettuale per i vaccini contro il Covid-19 fino alla fine della pandemia. Si tratta quindi di una proposta di sospensione temporanea dei brevetti, che non è nulla di rivoluzionario, in quanto misure di questo tipo sono previste dai trattati della WTO. Il sistema dei brevetti (e quindi di fatto il monopolio che una singola casa farmaceutica ha sul vaccino ce ha inventato) è una delle principali cause della scarsa produzione di vaccini: quando un'industria farmaceutica inventa un vaccino vi pone un brevetto, che fa sì che solo quella azienda possa produrlo. Quindi questo implica che possa fare affidamento solo sui proprio stabilimenti per produrre quel tipo di vaccino. Ma per questo le aziende che producono i vaccini anti-Covid finora approvati non sono in grado da sole di rispondere e a soddisfare a una domanda globale così alta. Per aumentare la produzione è necessario che vengano sospesi i brevetti in modo che anche altre industrie possano produrre quello stesso vaccino per massimizzare le capacità a livello globale. Secondo alcune stime la capacità globale di produzione dei vaccini anti-Covid attraverso i bio-reattori attuale è intorno al 25%: quindi si sta sfruttando una capacità veramente bassa. E ovviamente se un'impresa non ha più il monopolio su quel vaccino e anche altre lo possono produrre il prezzo del farmaco non sarebbe determinato in maniera esclusiva dall'azienda farmaceutica che detiene il brevetto.
Perché è così difficile superare questo sistema di monopolio, considerando anche gli ingenti finanziamenti pubblici che hanno ricevuto le farmaceutiche per sviluppare dei vaccini anti-Covid?
Questo è un punto chiave. L'investimento pubblico sui vaccini è stimato intorno ai 100 miliardi di dollari negli ultimi 10 mesi. Quindi l'investimento pubblico è stato enorme ed è proprio servito alle farmaceutiche per inventare e sviluppare quei vaccini su cui adesso hanno il monopolio. Questo dovrebbe essere un motivo di riflessione per i cittadini e i governi. Tuttavia, c'è una forte opposizione in seno alla WTO e diversi Paesi si sono opposti alla richiesta di India e Sudafrica. In realtà molti meno di quelli che l'hanno sostenuta, ma per esempio l'Unione europea, la Svizzera, gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono opposti perché ovviamente ci sono in campo interessi economici importanti. Il profitto e il business che si crea intorno ai vaccini è molto grosso e in questi Paesi il peso delle industrie farmaceutiche è notevole anche a livello produttivo. C'è inoltre anche un timore di fondo, per cui sospendere la proprietà intellettuale possa disincentivare le farmaceutiche a dedicarsi alla ricerca necessaria per sviluppare e produrre i vaccini. In realtà, oltre a non esserci evidenze su questo, il punto è che siamo di fronte a una pandemia e quindi dobbiamo necessariamente richiedere uno sforzo comune: i governi devono assumersi la responsabilità politica di guidare questo processo e mettere mano alla normativa che regola la produzione dei vaccini, come si sono assunti quella finanziaria di incentivare la ricerca e lo sviluppo. Bisogna mettere mano al sistema di proprietà intellettuale che ad oggi ci sta impedendo di avere un accesso equo ai vaccini.
Quale dovrebbe essere l'eredità che ci lascia questa pandemia in materia di vaccini e brevetti?
Questa è un'occasione straordinaria di riflettere su alcuni temi che erano emersi già negli anni Novanta e Duemila durante la crisi dovuta all'Hiv. Siamo di nuovo di fronte agli stessi temi con una pandemia che sta mettendo in ginocchio l'intera economia globale e la vita dei singoli. Bisogna ripensare al sistema: innanzitutto si dovrebbe consolidare il ruolo pubblico e gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo. Quello che c'è stato fino ad ora contro il Covid è stato enorme per poter trovare dei vaccini in tempi brevissimi, ma questo sforzo pubblico deve essere accompagnato da delle condizioni. Il ruolo delle farmaceutiche è importantissimo in tema di innovazione e produzione però a fronte di questo devono essere poste delle clausole: una di queste doveva e dovrebbe ancora essere la sospensione della proprietà intellettuale per tutto il tempo dell'emergenza. Dalla pandemia dobbiamo cogliere queste lezioni, che ci devono portare a rivedere quel sistema che tutela l'industria farmaceutica che però produce dei bene pubblici e globali, che dovrebbero essere diritto di tutti come lo è la salute.