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Guerra in Ucraina

Ospiti filo-russi in tv pagati con i soldi di Mosca, Borghi (Pd) a Fanpage.it: “Copasir indagherà”

Il deputato del PD e membro del Copasir, intervistato da Fanpage.it, spiega che il Copasir vuole fare chiarezza sull’opera di disinformazione russa tramite la tv italiana.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Il punto è capire come gli autori dei talk show scelgono gli ospiti e secondo quali ‘accordi'? In parte sì". Il deputato del Partito democratico e membro del Copasir, Enrico Borghi, spiega così la serie di audizioni organizzate dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica dopo il caso del Primo maggio. In quella giornata andavano in onda contemporaneamente le due interviste al ministro degli Esteri Sergei Lavrov su Rete 4 e al giornalista filo-Putin Vladimir Solovyev su La 7. La prima audizione sarà con il direttore dell'Aisi Mario Parente. Poi sarà la volta dell'amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes e del presidente Agcom, Giacomo Lasorella.

Avete organizzato queste audizioni, alcuni dicono che volete limitare la libertà di informazione.

Il focus non è quello che alcuni osservatori hanno voluto presentare in modo del tutto strumentale e faziosa: nessuna censura, nessuna volontà di entrare nel merito delle competenze e delle responsabilità dei direttori di testata, dei direttori di rete e dei giornalisti. Il punto non è in questi termini: il Copasir ha i suoi uffici lì dov'era la Santa Inquisizione, ma non è così. Quindi sgombriamo il campo da qualsiasi ambiguità e da quelle letture faziose che hanno teso a voler illustrare una realtà che non c'è e non deve esserci.

Qual è lo scopo di queste audizioni?

Se il Comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica all'unanimità ha ritenuto di dover attivare un percorso di audizioni, è evidentemente basato sul fatto che si muove sulla scorta di alcune evidenze. Vorrei ricordare che l'attività del Comitato è strettamente connessa e connaturata con quella del nostro sistema d'informazione e non legata al capriccio di questo o quel politico. Quindi è evidente che noi ci troviamo a dover fare i conti che la cosiddetta "guerra ibrida", da tempo avviata dalla Russia nei confronti dell'Occidente tramite diverse campagne disinformative, ingerenze, fake news, attacchi cybernetici, è una modalità che ha conosciuto una sua recrudescenza nel corso di queste settimane. Quindi è giusto e dal nostro punto di vista è doveroso che chi ha delle responsabilità sia messo a conoscenza di questa situazione, poi ciascuno farà le proprie valutazioni e il nostro mestiere finisce lì.

Il punto è capire come gli autori dei talk show scelgono gli ospiti e secondo quali "accordi"?

È evidente che noi, sulla base degli elementi che abbiamo, rappresenteremo un quadro a chi delle responsabilità, che poi prenderà le proprie decisioni. Quello che lei dice è un pezzo di questo quadro. L'intervista al ministro degli Esteri Sergei Lavrov a Rete 4 è stata un pezzo pianificato della disinformazione russa, questo è poco, ma sicuro. Ma le responsabilità, come detto, vanno ancora accertate.

Chiederete anche se qualcuno ha pagato gli opinionisti filo-Putin, penso al giornalista Solovyev?

Sulle domande che faremo, come al solito, c'è il vincolo di segretezza.

Lei oltre ad essere deputato è anche giornalista, per fare gli avvocati del diavolo: in fondo quello non era uno scoop?

Il nostro è un Paese fortunatamente libero e tra i miei diritti di cittadino c'è il diritto ad avere una informazione completa e compiuta: non credo che sia mettere un microfono sotto un responsabile di un'attività criminale, come quella che è in corso in Ucraina, lasciando correre su tutte le affermazioni, come fossero oro colato. Io ho un altro concetto dell'informazione.

Quindi ok lo scoop, ma non c'è stato contraddittorio?

In questo caso non parlo come membro del Copasir, ma come cittadino. Nel momento in cui si dovesse ritenere di aprire i microfoni a persone che hanno profonde responsabilità, ci dovrebbe essere un meccanismo di contraddittorio e uno di informazione in grado di stigmatizzare quali sono gli elementi della propaganda rispetto agli elementi della verità. Il tema clamoroso dell'affermazione che Hitler aveva nelle vene sangue ebraico, paragonandolo a Zelensky, che perfino Putin ha ritrattato, ne è la dimostrazione. Si è trattato di un chiaro esempio di disinformazione finalizzato anche a dinamiche interne alla Russia. L'antisemitismo è uno dei pilastri della politica imperialista e nazionalista russa. Piuttosto diamo voce ai giornalisti contro Putin e alle voci del dissenso russo, perché ci rappresentano un quadro della realtà su cui poi ciascuno si può formare la propria opinione.

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