La partita sulla Giustizia una trappola per Andrea Orlando. E’ questo il retroscena del braccio di ferro di queste ore all’interno della maggioranza di Governo e della maggioranza “vera”, quella che vede Pd e Forza Italia procedere a braccetto. Una partita, quella sulla riforma della Giustizia, talmente delicata da essere quasi impossibile da vincere. Del resto, 20 anni di insulti, attacchi, accuse e veleni non si cancellano con un colpo di spugna, con una pacca sulle spalle di Denis Verdini a Matteo Renzi, con una telefonata tra lo stesso Matteo e Silvio Berlusconi. Questa volta no, questa volta il rischio è un clamoroso fallimento. Dal quale, manco a dirlo, Renzi saprebbe bene come trarre comunque vantaggio.
Renzi lascia solo il ministro “giovane turco" – Tra i corridoi del “palazzo” si registrano pochi dubbi: Renzi sta tentando in tutti i modi di togliersi dai piedi il Guardasigilli Orlando, lanciandolo tra le fauci di Ncd e Fi. Del resto quello che fu definito “l’Orlando noioso” è leader insieme a Matteo Orfini di quella corrente di sinistra, i giovani turchi, che renzi e i renziani non hanno mai considerato realmente affidabile. Gli indizi non mancano. Uno su tutti: Matteo Renzi è solito intestarsi in prima persona ogni riforma, vera presunta o semplicemente promessa. Scuola, economia, lavoro: non c’è un solo tema sul quale Renzi non metta nell’ombra il ministro competente per intestarsi la relativa riforma.
Un atteggiamento che spesso irrita i titolari dei dicasteri, ma che fa parte del Dna della politica renziana. Ma sulla Giustizia, tema così delicato, accade il contrario: Andrea Orlando viene lasciato solo, viene sovraesposto sui media più vicini al premier, viene consegnato al plotone d’esecuzione di Forza Italia e Nuovo Centro Destra senza che Renzi si spenda per coprirlo, proteggerlo, aiutarlo. Anzi: la linea di Matteo sembra esattamente quella opposta: se la sbrighi lui. Perché?
Se salta Orlando, a via Arenula un “renziano doc – Addetti ai lavori di lungo corso, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, non hanno dubbi: Renzi approfitterà del probabile naufragio della riforma per silurare Orlando e per dare il via a un rimpasto che vedrà protagonisti in entrata altri fedelissimi del premier. Del resto che tra i due il rapporto non sia idilliaco è noto. Renzi “concesse” ai giovani turchi una casella di Governo prestigiosa ma pericolosissima: quella di via Arenula.
E Orlando, tra mille difficoltà, fino ad ora è riuscito a barcamenarsi con destrezza, come forse nemmeno Matteo si aspettava. Ha ascoltato, ascoltato e ascoltato. Ha preso nota, scritto e mediato. Ha tentato per quanto possibile di trovare una strada che non fosse considerata troppo “antimagistrati” e quindi indigesta alla base del Partito Democratico, e fatalmente ha finito con lo scontentare alfaniani e berlusconiani. Ma ora si ritrova isolato e sotto tiro, nel mirino del “fuoco amico” e di quello (più o meno) nemico.
I contentini? Candidatura a governatore della Calabria o della Campania – Renzi, da buon democristiano, avrebbe anche pronta la poltrona di consolazione nel caso di siluramento di Orlando: la presidenza della Regione Liguria o (meno probabilmente) della Regione Campania. Ma Andrea, che sprovveduto non è, ha fiutato il “trappolone” e si appresta a consegnare a Renzi il risultato del suo lavoro lasciando al Presidente del Consiglio, come sempre accade, il compito di trovare la “sintesi politica”. La partita è appena iniziata…