Orfini: “Meloni non coinvolga Mattarella, inchieste sono normali in democrazia. Ne hanno fatte anche sul Pd”
Le inchieste giornalistiche sono una parte fondamentale della nostra democrazia e i "metodi da regime" si verificano semmai quando chi ha il potere aggredisce la libera stampa. È il ragionamento che fa il deputato del Partito democratico, Matteo Orfini, commentando con Fanpage.it le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, su Gioventù Meloniana, l'inchiesta del team Backstair che ha svelato come nell'organizzazione giovanile del primo partito italiano siano diffusi atteggiamenti antisemiti, razzisti e nostalgici. "Se la prima parte delle sue dichiarazioni – sul fatto che nella sua organizzazione giovanile non ci sia spazio per persone che la pensano come quelle riprese nell'inchiesta – fosse sincera, allora la seconda parte dovrebbe essere un ringraziamento a Fanpage per aver svelato persone e problemi, per averla aiutata a fare pulizia. Evidentemente però la prima parte non era così sincera", afferma Orfini.
Per poi aggiungere: "A parte che Mattarella non c'entra nulla e non si capisce perché venga tirato in ballo, inchieste del genere si fanno in tutta Europa, sono perfettamente legittime". E sottolineare che non sono uno strumento politico, ma che hanno riguardato negli anni diverse parti politiche. Anche la sua: "Queste inchieste sono state fatte anche sul Pd. L'argomento che stanno usando è che verrebbero fatte solo su Fratelli d'Italia queste inchieste, ma non è così. Si fanno tendenzialmente su chi sta al potere, perché le inchieste giornalistiche servono anche a svelare eventuali problemi su chi gestisce il potere. Però su di noi Fanpage ne ha fatte tante, penso a quelle sulle primarie in Campania".
"Siamo in democrazia, le inchieste giornalistiche sono normali"
E ancora: "Non è vero che sono inchieste segnate politicamente, sono inchieste giornalistiche. Sono state fatte su diversi partiti, è normale che sia così, siamo democrazia. Chi fa politica e sta nelle istituzioni a rappresentare i cittadini dovrebbe ringraziare chi fa queste inchieste perché appunto sono un elemento di controllo su cosa fa la politica e il potere".
Sulla durezza delle accuse avanzate da Meloni, Orfini aggiunge: "Che una presidente del Consiglio reagisca in questo modo, aggredendo il mondo dell'informazione, è grave: questo sì, semmai, è ciò che avviene nei regimi, dove ci sono pulsioni autoritarie".
"In Gioventù Nazionale c'è un chiaro meccanismo che porta al rischio di estremizzazione"
Il deputato si sofferma poi su quanto emerso nella seconda puntata dell'inchiesta sul movimento giovanile e sui meccanismi interni all'organizzazione giovanile: "Se ho capito bene la seconda puntata dell'inchiesta è stata possibile anche perché dopo la prima parte sono arrivate le segnalazioni di chi stava in quell'organizzazione e si è allontanata schifata. È chiaro che un meccanismo come quello produce il rischio di una radicalizzazione e di una estremizzazione di persone che arrivano lì credendo al volto pubblico dell'organizzazione giovanile. Fila tutto in un meccanismo pericoloso".
E sul fatto che nessuno in Fratelli d'Italia fosse a conoscenza di quanto accadesse nel movimento giovanile, Orfini prosegue: "Meloni ha detto che lei non sapeva nulla di tutto questo, ma francamente io credo sia molto complicato immaginare che i parlamentari di riferimento di quell'organizzazione, i dirigenti nazionali non sapessero nulla di quel clima, quegli atteggiamenti e quelle pratiche. Per come funziona un'organizzazione giovanile, che è finanziata consistentemente da Fratelli d'Italia – centinaia di migliaia di euro all'anno – e considerando che là dentro si scelgono i collaboratori dei sottosegretari e dei parlamentari più influenti – come normalmente accade nelle organizzazioni giovanili, che sono luoghi bacino da cui si seleziona la classe dirigente futura – è difficile immaginare che nessuno sapesse nulla. Le opzioni sono due, se non se n'è accorto nessuno vuol dire che hanno un serio problema a scegliere la classe dirigente, e questo grave. Se invece se n'erano accorti e non hanno fatto nulla, è ancora più grave".
"È la stessa organizzazione in cui è cresciuta Meloni, davvero non sapeva nulla?"
Orfini sottolinea poi come sicuramente Giorgia Meloni ora da presidente del Consiglio sia concentrata su altro, ma che comunque si tratta dell'organizzazione della sua città: "Non siamo alle periferie dell'impero, è la stessa organizzazione in cui lei stessa è cresciuta. È uno schema di persone molto legate a lei e nessuno si era accorto di nulla? A me sembra difficile".
Il deputato dem rimarca anche che finora non sia stato preso alcun provvedimento reale: "Crosetto ha detto che nel partito non c'è spazio per queste persone? Queste persone stanno ancora tutte nel partito, nessuno è stato espulso. Dopo la seconda puntata hanno dovuto inevitabilmente rispondere, ma la sincerità delle risposte si evince dal fatto che non ci sia poi nessun atto, salvo due dimissioni da incarichi. Ma qui il problema è più largo, riguarda il gruppo dirigente: chi ha messo queste persone nei luoghi di potere".
"Finora nessun provvedimento, temono forse che possa uscire altro?"
E infine, Orfini conclude: "Si cerca sempre di spostare tutto. Il tema diventa l'inchiesta, non quanto emerso dall'inchiesta. Il tema dovrebbe essere che in quella organizzazione ci sono fascisti, nazisti, antisemiti, razzisti, che sono tali in modo abbastanza esplicito e non sono casi isolati. Se è vero che non c'è spazio per questa gente, dovrebbero essere grati a chi l'ha reso noto. Ma non mi pare che vogliano fare pulizia. Mi viene da chiedermi: ma non è che sono così timidi nei provvedimenti perché hanno paura che qualcuno racconti qualcos'altro?"