Orfini a Fanpage: “Ipocrita fare pressioni per Regeni e poi firmare accordi con l’Egitto sul gas”
"Non si può passare a cuor leggero dalla Russia all'Egitto come se nulla fosse". Il deputato ed ex presidente del Pd Matteo Orfini critica così ai microfoni di Fanpage.it la scelta del governo Draghi di firmare un accordo con l'Egitto per aumentare le forniture di gas. Egitto che continua a non collaborare con le nostre autorità sul caso di Giulio Regeni, lo studente italiano rapito e ucciso a Il Cairo a inizio 2016. La decisione dell'esecutivo ha creato un vero e proprio terremoto politico nel centrosinistra, facendo intervenire anche il segretario dem Enrico Letta.
Letta ha espresso “moltissimi dubbi” sulla scelta del governo di comprare più gas dall’Egitto. Lei che ne pensa?
Credo che in fondo sia ipocrita fare pressioni per avere giustizia su Regeni e nel frattempo dipendere di più dall’Egitto dal punto di vista economico. Letta ha fatto bene a esprimere dubbi ed è un fatto importante, però il tema del rapporto con l'Egitto prima o poi va guardato nel suo complesso: è una cosa che torna ciclicamente. Pensiamo a quando si decise, sbagliando, di vendere a Il Cairo le nostre fregate. La vicenda Regeni non ha mai interrotto il rapporto economico e politico con l'Egitto e non ci sono mai stati atti formali di rottura davvero significativi, che invece sarebbero serviti. In questi anni si è detto che mantenere una relazione con Il Cairo avrebbe aiutato nella ricerca della verità. I fatti, però, dimostrano che questa tesi purtroppo non si è rivelata fondata. Noi continuiamo a non avere una vera collaborazione da parte dell'Egitto sul caso Regeni. Qualche atto un po' più deciso da parte nostra sarebbe utile.
Proprio oggi la legale della famiglia ha chiesto aiuto su Facebook per cercare gli indirizzi dei quattro 007 egiziani accusati del rapimento. Le autorità del Cairo continuano a non collaborare. Non pensa che sia sbagliato anche il tempismo?
Il tempismo è figlio della guerra in Ucraina. Questo è un momento delicato, perché c'è un'emergenza anche sul lato economico, però non si può continuare facendo finta che il problema del rapporto con l'Egitto non esista. Al netto del merito dell'accordo, il punto è politico. Mi chiedo: possiamo considerare nei fatti un partner strategico, anche senza dirlo, un Paese in cui è stato rapito, torturato e ucciso un ragazzo italiano e che poi non ha aiutato nella ricerca della verità? Di certo anche il tempismo è un problema, ma la questione è ben più grande. Senza collaborazione da parte egiziana la scelta dell'accordo sul gas è davvero difficile da accettare.
Nel frattempo da LeU dicono che piuttosto di fare accordi con il presidente egiziano Al Sisi è meglio spingere sulle rinnovabili. In fondo, però, l'accordo siglato sul gas non è conveniente dal punto di vista meramente economico?
Certo che lo è, si tratta di uno dei maggiori giacimenti del mondo, che ci è anche vicino e i prezzi fissati non sono inaccessibili. Il punto è se riteniamo che la convenienza economica debba portarci a superare le perplessità etiche e politiche. Io penso di no. Poi, certo, ho chiaro il fatto che la situazione sia emergenziale. Da un lato vogliamo smettere di comprare dalla Russia, dall'altro le rinnovabili sono sacrosante, ma affinché sostituiscano le forniture di altro tipo ci vuole tempo e non vogliamo riaprire temporaneamente il carbone, perché inquina. Quindi rischiamo il collo di bottiglia ed è evidente che in questo senso si cercano accordi sul gas. Però non si può passare a cuor leggero dalla Russia all'Egitto come se nulla fosse.
Nel frattempo il clima in Europa si fa più cupo, tra propaganda bellica, nazionalismi e irrigidimento dei rapporti tra Occidente e Oriente. Come se ne esce per non cadere in una escalation sempre più pericolosa?
Noi fin qui abbiamo fatto la scelta giusta: è stato doveroso sostenere l'Ucraina anche con la fornitura di armi. Per cercare una soluzione politica, però, dobbiamo rafforzare la soggettività diplomatica europea. La politica estera dell'Europa la dobbiamo fare noi, senza delegarla alla Nato o agli Stati Uniti. Le dichiarazioni di Biden e Stoltenberg sembrano disegnare un nuovo bipolarismo mondiale Est-Ovest. Credo sia una linea sbagliata: dobbiamo isolare la Russia, ma per farlo bisogna dialogare con la Cina e non schiacciarla su Mosca, come invece alcune dichiarazioni hanno fatto in questi giorni. Il tema per l'Europa è costruire una via europea per affrontare l'emergenza (penso agli approvvigionamenti), ma anche una politica estera comune. Noi siamo sempre stati per il multilateralismo dopo la caduta del Muro di Berlino. Non è tornando alla Cortina di ferro che si ottiene qualcosa. Va isolata la Russia, non combattuto l'intero Oriente.
Su Twitter segnalava l’ipocrisia di alcuni anche sulla critica alla scelta di Boris Johnson di trasferire i migranti in Ruanda. Questo mentre come Italia finanziamo la guardia costiera libica che riporta i migranti nei lager. Si riferiva anche ai suoi colleghi del Pd?
Sicuramente quello che ha detto di voler fare Johnson è allucinante. Tra i colleghi del Pd e del centrosinistra si è stigmatizzata l'affermazione, tuttavia noi, non dico che facciamo la stessa cosa, ma quasi. Non deportiamo migranti, ma paghiamo per non farli arrivare, facendoli tenere nei lager e pagando delle bande criminali per catturarli e riportarli nei centri di detenzione. Dal punto di vista del rispetto dei diritti umani non vedo grandi differenze.
A proposito di Libia, nel Mediterraneo continuano senza sosta i naufragi (475 morti da inizio anno) e l’Unione europea sembra non interessarsene, presa dalla guerra in Ucraina.
Si parla di numeri censiti, i numeri reali sono ben più alti. Si tratta comunque di qualcosa di estremamente preoccupante, frutto anche di politiche assurde. Noi da un lato stiamo mettendo in atto un'opera di accoglienza straordinaria dei profughi ucraini, con innovazioni normative importanti e un atteggiamento disponibile delle istituzioni, dall'altro continuiamo a tenere 10 giorni in attesa di un porto sicuro le navi delle ong che salvano i profughi nel Mediterraneo, come se anche loro non scappassero dalle torture e dalla morte. Tutto ciò non ha senso.
Il centrosinistra, compresi i 5 stelle, dovrebbe chiedere una nuova missione di salvataggio europea come fu “Mare nostrum” nel 2014?
Ovviamente una nuova "Mare nostrum" sarebbe la soluzione migliore, ma già sarebbe tanto se smettessimo di criminalizzare e mettere i bastoni tra le ruote alle navi delle ong che fanno il loro mestiere al posto degli Stati. Sarebbe un primo passo avanti. Far aspettare dieci giorni per completare le operazioni di salvataggio e assegnare un porto è una cosa che faceva Salvini, ora lo fa la Lamorgese. Era sbagliato allora e rimane sbagliato adesso. Non è che dato che non c'è Salvini cambi la sostanza: una cosa del genere è senza giustificazione. I 5 stelle rimangono silenti sul tema: d'altronde la definizione "Taxi del mare" la coniò Di Maio. I grillini fecero i Decreti sicurezza con Salvini e sono stati tra i protagonisti della campagna di demonizzazione delle ong. Ma anche il Pd porta una grande responsabilità: gli accordi con la Libia li ha fatti il governo Gentiloni. In ogni caso Letta ha portato una svolta positiva, almeno nelle dichiarazioni. Il partito ha comunque rivotato in maggioranza il finanziamento alla Guardia costiera libica, quindi alla fine è cambiato poco.