Non è certamente la prima volta che Pier Luigi Bersani manifesta pubblicamente l'intenzione di collaborare con il professor Monti, né è la prima volta che parla di "governare come se avessimo il 49%". Così come non è un mistero che la stessa carta di intenti del Pd contenga indicazioni abbastanza chiare sulla volontà di cercare convergenze "con le forze del centro liberale". Eppure, proprio negli ultimi giorni, considerazioni tutto sommato banali sulla probabile intesa post voto e sulla necessità di allontanare lo spettro dell'ingovernabilità, sembrano aver acquistato un valore ancora maggiore. Il vero "fattore" di questa fase della campagna elettorale è infatti Nichi Vendola, che non a caso ha provato ad alzare la voce, mettendo di fronte Bersani ad un (per la verità poco credibile) aut aut: o l'alleanza con Monti o la rottura del patto pre – elettorale Pd – Sel. Un cambio di passo, quello del Governatore della Puglia, che tradisce un certo nervosismo dovuto in larga parte alle sconfortanti notizie che arrivano dai sondaggisti.
Sinistra Ecologia e Libertà è inchiodata ad un misero 4%, questi i crudi numeri. Non riuscendo né a contrastare i fenomeni "schiacciamento" e "polarizzazione del consenso" (che nel 2008 furono alla base del naufragio bertinottiano), né soprattutto a costituire un argine a sinistra rispetto a Rivoluzione Civile. Una missione in parte già fallita, se è vero che la coalizione guidata da Ingroia conserverà quel 5 – 6% di consensi utile a legittimarla come referente "a sinistra" del fronte dei non allineati. Ma una missione giudicata ancora fondamentale ai piani alti del Nazareno, soprattutto in alcune regioni ancora in bilico al Senato (Lombardia e Campania su tutte). Ed è per questo che la ritrovata vena polemica vendoliana nei confronti di Mario Monti non è una sorpresa, né una fonte di preoccupazione per i democratici. A voler pensar male, anzi, si potrebbe ipotizzare che si tratti di una strategia quasi concordata: da una parte il tentativo di raggranellare voti al centro mostrando responsabilità e serietà, dall'altro quello di tenere unito il fronte degli antimontiani, fermando l'emorragia di consenso a sinistra. E non è un caso che Vendola, nel suo ultimo intervento a Radio 2, sia tornato ad ideologizzare la questione, arrivando ad un passo "dalla lotta di classe" contro il "predestinato" e destrorso Monti.
Insomma, messa in questi termini la questione sembra ancora più chiara: Pd e Sel devono necessariamente muoversi su un doppio binario. Da una parte Bersani deve garantire ad elettori e cancellerie straniere un "dialogo responsabile" con i centristi, dall'altra Vendola deve convincere i militanti che "quella dell'accordo già scritto è solo una favola". Il tutto con la consapevolezza dell'inevitabilità del dialogo post elettorale. Consapevolezza comune, per giunta.