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Ora trovate un modo semplice per uscirne…

Il risultato delle elezioni amministrative sposta gli equilibri interni al Governo, ma difficilmente porterà alle elezioni anticipate ad ottobre. A meno che “non impazziscano tutti…”
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Monti-GiorgioNapolitano

Come sempre (e magari in attesa di eventuali colpi di scena dal turno di ballottaggio) i giorni immediatamente successivi ad una consultazione elettorale sono l'occasione migliore per stilare bilanci, rilanciare progetti e soprattutto per assestare colpi ai nemici interni. E del resto le peculiarità di questa tornata amministrativa sembrano destinate a monopolizzare l'agenda politica per i prossimi mesi (e nel nostro piccolo, abbiamo provato a fotografare la situazione in casa democratica, nel bunker del Terzo Polo e nella piazza del Movimento 5 Stelle). Un dibattito che andrà avanti a mezzo stampa, tv e social network, con uno scomodo convitato di pietra nella persona del Presidente del Consiglio Mario Monti. Già, perché dopo il "ban" temporaneo durante la campagna elettorale, i partiti (tradizionali e non) torneranno ad interrogarsi su scelte, appoggi ed alleanze a breve termine, ma soprattutto sul "senso" di un Governo tecnico, per giunta dall'incedere confuso, disordinato e continuamente delegittimato (per ora solo "fuori" dal Parlamento). La possibilità di portare a termine riforme strutturali e radicali è pura illusione. L'ipotesi di trovare un'intesa senza compromessi su temi centrali quali lavoro e fisco è estremamente improbabile, anche perché le leve del comando sembrano destinate a tornare, per ragioni diverse, alla politica. Ma soprattutto, ormai è chiaro, il Paese ha bisogno di un Governo legittimato dal voto popolare. Già, ma con quale legge?

La legge elettorale è la chiave – Non suoni strano, ma ancora una volta è l'analisi di Romano Prodi, affidata alle colonne de L'Espresso, a fotografare al meglio la situazione attuale del Paese:

"Nella sostanza, nella tenuta del Paese siamo più vicini alla Francia. Nell'anarchia dei partiti, nel ribollire del sistema politico siamo più vicini alla Grecia. Per decidere in che direzione andremo dipende tutto dalla legge elettorale: è quella riforma che ci porta verso la Francia. O verso la Grecia".

Una impostazione che ha il merito di inquadrare "in chiave complessiva" una questione dalla quale dipende non solo il futuro dei partiti tradizionali, ma anche la governabilità del Paese nei mesi ed anni a venire, nonché il rapporto fra politica, istituzioni e cittadini. Un problema dal quale non si fugge ma che soprattutto non si può pensare di rimandare "al prossimo giro", anche considerando che difficilmente si arriverà ad elezioni anticipate, come nota anche Civati su l'Avanti online, "a meno che non impazziscano tutti". E' chiaro però che le difficoltà restano ed i modelli inconciliabili cui le differenti anime della politica italiana si ispirano, sembrano essere un vincolo ulteriore. Il tutto con il fiato sul collo dei vertici europei, con l'avanzare (minaccioso per alcuni, preoccupante per altri, interessante per terzi…) della "contestazione sistemica" (sia essa affidata all'astensionismo o alla proposta a 5 stelle), ma soprattutto con un clima da resa dei conti all'interno dei principali partiti italiani. Insomma, trovare la quadra sarà impresa titanica anche perché in mezzo ci sono questioni di non poco conto, come la definitiva approvazione della riforma del lavoro, la riforma dei partiti (e già ci è toccato assistere all'ennesima imbarazzante marcia indietro a pochi giorni dalle amministrative) e i passaggi parlamentari in materia di fisco e crescita. E, come se non bastasse, in attesa di capire in che modo i vari Casini, Alfano e Berlusconi proveranno a riorganizzare l'area di centrodestra e fino a che punto la "foto di Vasto" possa rappresentare il centrosinistra. Insomma, la partita sarà lunga e complessa

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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