Ora Salvini dice che è giusto aumentare la spesa militare “anche più del 2%”

"Aumentare gli investimenti e difendere l'Italia e gli italiani sì, anche più del 2%". Si è espresso così il vicepremier Matteo Salvini, a margine di un convegno sul nucleare in Regione Lombardia, sull'ipotesi che l'Italia aumenti la propria spesa militare fino a raggiungere il target previsto dalla Nato. Un'affermazione che appare in contraddizione con quanto sostenuto finora dal leader della Lega.
Da quando il tema della difesa è tornato al centro del dibattito politico, Salvini ha promosso una linea pacifista, fortemente contraria al piano di riarmo europeo, che prevede una serie di misure indirizzate proprio a favorire il potenziamento della spesa in armi da parte degli Stati membri. Sin dalla sua presentazione il pacchetto varato dalla Commissione europea è stato osteggiato dal leader leghista, che l'ha definito "folle" attaccando senza troppi giri di parole la presidente Ursula von der Leyen.
Ma ora Salvini sembra correggere il tiro, almeno per quel che riguarda l'impegno assunto dall'Italia nei confronti dell'Alleanza Atlantica. "Fare debito europeo per improbabili eserciti europei e comprare armi in Germania e Francia, no. Aumentare la nostra quota in sicurezza nazionale nella Nato sì", ha precisato.
Nelle scorse ore il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che il governo annuncerà "presto" l'incremento degli investimenti in armi. "Siamo pronti ad arrivare al 2%, presto ci sarà l'annuncio ufficiale del presidente del Consiglio", ha detto."Questo è un segno della volontà italiana di rafforzare il pilastro europeo della Nato", ha assicurato il ministro, il cui obiettivo finale da raggiungere resta "la difesa europea".
Il tema delle spese militari sarà probabilmente sul tavolo del prossimo incontro tra Donald Trump e Giorgia Meloni in vista delle trattative sui dazi tra Ue e Stati Uniti. La presidente del Consiglio "dovrà avere la linea del buon senso, quello che il governo italiano ha sempre tenuto, non inseguendo gli ultrà di Parigi o Bruxelles che parlano di bazooka, contro dazi e guerre commerciali", ha detto Salvini, sottolineando che "l'Italia ha una posizione di dialogo e di confronto tra Europa e Usa e non si può aprire la guerra commerciale dei dazi a livello mondiale. Quindi dobbiamo ridurre l'impatto sulle nostre aziende", ha aggiunto. "Con Meloni ci vediamo per parlarne, non ha bisogno di consigli", ha proseguito. "Porterò le riflessioni della Legae ripeto, le guerre commerciali e le guerre militari nel 2025 devono chiudersi, devono finire. Non è il tempo del riarmo commerciale, non è il tempo del riarmo europeo", ha concluso.
Crosetto dice l'Italia non ha né risorse né scorte né investimenti
Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto è tornato a insistere che "servono più risorse alla Difesa. Il 2% alla Nato è solo un inizio", ha detto in un'intervista alla Stampa. Quando Trump chiede agli europei il 5% della spesa militare "lo fa alla Trump", ha commentato. "Siccome non investite da 20 anni, per raggiungere il livello adeguato investite al cinque per cento. Razionalmente non fa una piega, ma per il bilancio delle nostre nazioni è impensabile. I Paesi europei non possono toccare welfare e conquiste sociali. Ciò detto, in questo contesto, il due per cento non è più un punto di arrivo da tempo, ma solo di partenza. Ma questo è solo un target economico. Il mio impegno irrinunciabile è garantire la difesa di questo Paese, indipendentemente da qualche accade", ha aggiunto.
"La verità è che al momento non abbiamo né risorse, né scorte, né investimenti per garantire la difesa dell'Italia nei prossimi anni come dovremmo. E quindi serve un'accelerazione. Non lo dico io, ministro pro tempore alla Difesa. Lo dicono le forze armate, i tecnici cui abbiamo delegato la difesa del nostro Paese. Lo direbbero anche a un ministro dei Cinque stelle", ha proseguito. "Servirebbe un investimento molto superiore a quello che facciamo, ma occorre anche un intervento di tipo normativo. Per fare un esempio, forze armate efficienti devono avere un trattamento giuridico diverso rispetto al pubblico impiego: non mando uno a combattere fino a 65 anni. Basta guardare come fanno gli altri Paesi", ha concluso.