Ora il senatore Pillon vuole vietare lo sport agonistico alle persone trans
Divieto di attività agonistica alle persone trans, a qualsiasi livello sia professionistico che dilettantistico, come strumento di attuazione del Recovery Plan. Firmato Simone Pillon. Il senatore della Lega non ha resistito alla tentazione di ingaggiare una nuova sfida con la comunità Lgbti. Così ha pensato bene di proporre, nel decreto per l’attuazione del Pnrr, un emendamento per introdurre lo stop alla partecipazione nelle manifestazioni sportive delle persone transessuali. Pillon riprende quindi una polemica che si ripresenta di tanto in tanto e che lui ha spesso rilanciato sui social.
Tanto per fare un esempio, c'è un post, risalente al 16 ottobre 2020, in cui denuncia la vittoria di un “maschio transgender” che “vince una gara di atletica femminile”. Con tanto di lungo commento a corredo. “Fabrizio è un maschio transgender che ora corre e vince le gare femminili col nome di Valentina”, ragionava Pillon. Aggiungendo: "Per carità, massimo rispetto per le persone e le loro scelte private, ma a voi pare giusto che le ragazze si allenino con una vita di sacrifici e poi si vedano soffiare la medaglia d'oro dal testosterone di un maschietto trans?”. L’opinione si è trasformata quindi in un'iniziativa di legge. E l’aspetto più paradossale è che l’emendamento è stato inserito come aggiunta a un articolo (il numero 5), intitolato “Rafforzamento dell'impegno a favore dell'equilibrio di genere”, ovviamente all’interno della realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un intervento di questo tipo, infilato in un testo che parla di tutt’altro.
Ma entriamo nel dettaglio. L’emendamento, proposto dall’esponente del Carroccio, prescrive quindi “l’iscrizione e la partecipazione a competizioni, campionati e gare sportive nelle categorie femminili riservate a persone di sesso biologico femminile al momento della nascita”. Quindi, prosegue con la stessa ricetta per gli uomini: “l'iscrizione e la partecipazione a competizioni, campionati e gare sportive nelle categorie maschili sono riservate a persone di sesso biologico maschile al momento della nascita”.
Il testo chiede che le disposizioni vengano applicate a tutti i tesserati "alle federazioni sportive nazionali, alle discipline associate ed agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), praticano un'attività sportiva che i suddetti enti qualificano come agonistica”. La legge, nella visione di Pillon, deve quindi essere estesa ai giovani, esattamente agli “studenti che partecipano a tutte le fasi dei Giochi della Gioventù”, agli “organi scolastici nell'ambito delle attività parascolastiche” e a tutti “coloro che partecipano ai Giochi sportivi studenteschi in tutte le fasi”. Infine si rivolge a a chiunque svolga “attività organizzate dal Coni, da società sportive affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline associate, agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, e che non siano considerati atleti agonisti”. E, dulcis in fundo, il divieto alle persone trans dovrebbe riguardare anche l’attività “sportiva dilettantistica in forma associata in associazioni sportive, riconosciute o non riconosciute”. Per la serie: un divieto imposto a qualsiasi livello.
Come se non bastasse, il senatore della Lega chiede che il Comitato olimpico vigili sul rispetto della disposizione. E poi dà mano libera a perseguire la via legale laddove una persona trans partecipi a una competizione: “Ogni soggetto che risulti privato di un'opportunità sportiva o subisca un danno diretto o indiretto a causa di una violazione, ha facoltà di agire giudizialmente per il risarcimento del danno nei confronti dei soggetti responsabili”.
Contattato da Fanpage.it, Gianmarco Capogna, portavoce nazionale di Possibile Lgbti+, ha replicato con nettezza, parlando di una proposta “anacronistica che punta solo a cancellare l’esistenza delle persone transgender che sono, invece, pienamente riconosciute dal Comitato olimpico Internazionale”. “Lo sport – sottolinea Capogna – ha un grande valore la costruzione di una società inclusiva e rispettosa. Per questo mi auguro non solo che la proposta venga bocciata e che anzi la politica si faccia promotrice di un’opera di pressing affinché il Coni recepisca quanto prima le linee guida olimpiche per tutte le categorie sportive nel nostro Paese. Anche quelle non agonistiche”.