Ora il Pd se la prende con Fedez (per l’inno di Italia 5 Stelle)
Dopo la controversa discussione al Senato sul voto di fiducia al Governo Renzi sul ddl delega di riforma del lavoro e a poche ore dall'avvio della tre giorni del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo, poteva mancare la polemica "di contorno" e senza alcun senso? Domanda retorica, ovviamente. Stavolta ci ha pensato il senatore del Partito Democratico Stefano Pedica, che ha "reagito" alla pubblicazione dell'inno ufficiale di Italia 5 Stelle, scritto dal rapper (e volto di X Factor) Fedez. Nel mirino delle critiche dell'esponente del Pd un passaggio della canzone, in cui si fa un chiaro riferimento al processo sulla presunta trattativa Stato – mafia e si tira in ballo il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. "Caro Napolitano te lo dico con il cuore o vai a testimoniare oppure passi il testimone! Dove sono i nastri dell'inchiesta? Si dice che Nicola Mancino scriva meglio con la destra": tanto è bastato per gridare al "vilipendio" del Presidente della Repubblica.
Poche ore fa è arrivata la risposta dello stesso Fedez, pubblicata sul blog di Beppe Grillo. Per il rapper, "il reato di Vilipendio implica un’offesa e gli unici a sentirsi offesi dalle istituzioni sono i cittadini" e non è possibile etichettare come diffamatorio "tutto ciò che non è allineato con il potere". Poi, dopo l'invito a "dedicarsi ai veri problemi del Paese", la replica diretta al senatore:
Non sono intimidito, si è solo passati dal metodo "Boffo" al metodo "Goffo".
Venendo al pezzo in questione, vorrei precisare alcune cose. Ho deciso di espormi in prima persona e di metterci la faccia non certo per fare propaganda politica, semplicemente credo fortemente nel concetto di "Cittadinanza Attiva" e scrivendo canzoni di professione, penso che questo sia il modo migliore per dare il mio contributo. Non voglio orientare le scelte politiche del mio pubblico e non ho la pretesa di essere nel giusto, ho semplicemente scritto quello che penso.
In un momento per me di grande visibilità mediatica l’ultima cosa di cui avevo bisogno era espormi politicamente, con tutti gli attacchi e le conseguenze che ne sarebbero potute derivare.
E’ vero, non è stata una mossa furba, ma oggi più che mai sono orgoglioso di non far parte della cosiddetta ITALIA DEI FURBI.