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Covid 19

Ora il governo pensa a un passaporto sanitario per poter uscire di casa

Tra le ipotesi intorno alle quali si sta lavorando per la fase due c’è anche quella del passaporto sanitario: un documento nel quale registrare l’eventuale negatività al test sierologico per il coronavirus, che permetterebbe di tornare al lavoro e muoversi liberamente.
A cura di Redazione
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Come noto, il governo è da giorni al lavoro per impostare la cosiddetta fase due, ovvero un primo allentamento delle misure restrittive nell'ottica di un graduale ritorno alla normalità da far coincidere con la discesa della curva di contagi da coronavirus. Non c'è ancora una data precisa e sono diverse le ipotesi al vaglio dei tecnici e dell'esecutivo, ma l'idea di fondo resta quella di una graduale riapertura delle attività non essenziali, con un ritorno scaglionato al lavoro di quelle persone considerate non più a rischio contagio.

Come confermano il viceministro della sanità Pierpaolo Sileri e anche lo stesso ministro Roberto Speranza, c'è la consapevolezza della necessità di dover "convivere con il virus finché non ci sarà il vaccino", ma anche la volontà di "programmare un ritorno progressivo e lento alla normalità", una volta che sarà consolidato il dato del calo dei contagi. In quest'ottica, sarà possibile "pensare a un passaporto sanitario", ovvero a un documento che attesti lo stato di immunizzazione e che dunque potrebbe garantire una sorta di lasciapassare per i cittadini.

La strategia prevede prima di tutto il tracciamento di coloro che sono immunizzati al virus, che dovrebbe essere portato a termine grazie all'utilizzo di test sierologici, da affidare alle Regioni solo dopo aver ottenuto il via libera del Consiglio Superiore della Sanità. Una volta ottenuta la "certificazione", le persone non più a rischio dovrebbero essere autorizzate a tornare al lavoro e a riprendere una vita il più possibile "normale", probabilmente continuando a indossare i dispositivi di sicurezza in una prima fase. Il passaporto sanitario dovrebbe servire a garantire ai cittadini la possibilità di tornare al lavoro e servirebbe anche alle attività commerciali e alle aziende che lavorano a contatto con il pubblico. Resterebbero comunque in vigore, almeno per la prima fase, le restrizione negli accessi ai locali pubblici e alle attività commerciali, con l'obbligo di mantenere la distanza di sicurezza e di rispettare le regole per il contenimento del contagio.

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