Quanto Silvio Berlusconi aspettasse questo momento per mettere sul piatto della bilancia il peso politico del Popolo della Libertà è cosa nota da tempo. Certo, fino a questo momento la condotta del Partito Democratico era stata tale da relegare ai margini del dibattito politico i parlamentari pidiellini (impegnati ancora in quel braccio di ferro con la magistratura che raggiungerà il punto più alto sabato prossimo). Tuttavia, le cose sembrano destinate a cambiare radicalmente dopo il primo giro di consultazioni del Presidente Napolitano. La ragione è abbastanza semplice: Berlusconi e i suoi hanno deciso di giocarsi fino in fondo la carta della responsabilità, offrendo un'apertura sostanziale ad un esecutivo di coesione nazionale, anche guidato da una personalità vicina al centrosinistra. Non da Bersani, ovviamente. Il punto è che l'esperimento caldeggiato dal segretario del Partito Democratico, un governo garante del rinnovamento e sostenuto dai voti dei 5 Stelle con una chiusura netta al Pdl, sembra tramontato ancora prima di nascere. E, con buona dose di realismo, Napolitano non lascerà che Bersani vada alla conta (magari perdendo altro tempo in improbabili tentativi di ammorbidire il fronte grillino). Dunque, o il Pd decide di trattare con il Pdl oppure si torna alle urne, con un ulteriore (temporaneo) commissariamento.
Trattare, in sostanza, significa rinunciare all'idea di eleggere autonomamente (magari con i voti di Scelta Civica) il Presidente della Repubblica. Addio alla candidatura di Prodi, per farla breve. E negoziare anche sulla squadra di Governo, su commissioni e "poltrone varie". Ma soprattutto vuol dire depurare il programma di Bersani di quelle misure contro le quali da sempre il centrodestra si batte. Condizioni che il Pd difficilmente potrebbe accettare, a meno di non reputare "terribile" la prospettiva di un nuovo voto a breve (non giugno, ovviamente), o a meno che non sia lo stesso Napolitano a chiedere a Bersani l'ennesimo compromesso al ribasso per non gettare il Paese nel baratro. Il prezzo che però pagherebbe il Pd in termini di credibilità sarebbe davvero altissimo. Anche nel caso di un Governo balneare, di transizione o del Presidente (con quali voti?).
Insomma, Bersani è di nuovo al punto di partenza, stretto tra il niet di Grillo e l'abbraccio (mortale) di quel "giaguaro" che avrebbe dovuto smacchiare. E, per citare Damilano i due "marciano divisi e colpiscono uniti Pier Luigi Bersani. Berlusconi con il sorriso, l'abbraccio e un'offerta di grande coalizione pelosa, Grillo spingendo il Pd al governissimo con il Pdl, la definitiva conferma che tutti gli altri partiti sono uguali. Tocca ora al soldato Bersani trovare la mossa del cavallo per divincolarsi dall'abbraccio e difendersi dall'assalto. Impresa non facile, i giaguari sono due, il più pericoloso per il futuro del Pd è quello che fa le fusa".