Ora è la Santanché la rottamatrice del Pdl
Dopo le prime vittime eccellenti all'interno del Partito Democratico (con la rinuncia certa ad una candidatura di Walter Veltroni e quella probabile di Massimo D'Alema ed Anna Finocchiaro), la "rottamazione", seppure in una forma riveduta e corretta (e senza addentrarci troppo in discussioni terminologiche) arriva in casa Pdl. Come ricorderete, ad aprire la strada ad un ricambio generazionale del gruppo dirigente del Popolo della Libertà erano stati i cosiddetti formattatori, che per un momento sembravano aver ottenuto l'attenzione del segretario Angelino Alfano. Lui stesso, del resto, aveva concertato con Berlusconi la cosiddetta operazione "Reset Pdl", che, tra rinnovamento e vere e proprie epurazioni, doveva essere un modo per mandare un chiaro segnale di discontinuità ai tanti delusi del centrodestra. Una prospettiva solo apparentemente tramontata dopo i mal di pancia dei colonnelli, con lo stesso Alfano perplesso sulla possibilità di lasciare campo libero ai nuovi "rottamatori".
Una fronda del resto capitanata da Daniela Santanché e da altre fedelissime dello stesso Silvio Berlusconi (i nomi sono quelli delle deputate Biancofiore, De Girolamo e Giammanco). Certo è che la Santanché, pur rifiutando l'etichetta di rottamatrice, continua a portare avanti la sua crociata. E, intervistata da La Stampa, attacca:
Ho detto solo che bisogna azzerare e ripartire perché il Pdl è messo malissimo […] Capisco che molti abbiano paura di trovarsi disoccupati, ma non possiamo più garantire il posto fisso ai giovani, figuriamoci se dobbiamo assicurare il posto a vita ai politici […] E allora i miei colleghi di partito invece di scandalizzarsi tirino fuori qualche idea nuova […] ma temo che pensino più ai propri incarichi che ai propri elettori.
Ovviamente l'intervista arriva il giorno dopo la replica di Alfano alle voci che parlavano di un "pensiero condiviso dallo stesso Berlusconi", con il segretario che aveva stroncato subito ogni ipotesi di rottamazione: "Linea sfascista molto chiara. Noi ne abbiamo un'altra. Sono inconciliabili".