Sulla vicenda Sallusti molto è stato scritto in questi giorni. Tanto che fra solidarietà bipartisan, indifferenza ed accuse più o meno compiaciute, si è rischiato persino di perdere di vista il punto centrale dell'intera vicenda. Sallusti non è stato condannato per aver scritto un pezzo di opinione, ma per aver riportato una notizia falsa, che non rispecchiava la vicenda e con opinioni diffamatorie su di un magistrato. Diffamazione aggravata ed omesso controllo, dunque.
Poi, solo per capirci, possiamo discutere "di tutto e di niente", ripetere frasi fatte sulla "libertà d'espressione", intonare cori sulla persecuzione da parte di giudici di sinistra e via discorrendo. Poi magari potremmo anche argomentare sulla presunta equità di una pena, sospesa in attesa che Sallusti chieda misure alternative (cosa che tra l'altro non sembra disposto a fare), oppure discettare sulla intoccabilità di chi esprime liberamente il proprio pensiero. Per inciso, dipendesse da chi scrive, le galere sarebbero un "vago ricordo ed un lontano simulacro di tempi che furono", figuriamoci per questioni del genere.
Ed invece no, siamo costretti nuovamente a confrontarci con una vicenda che lentamente assume i contorni della commedia all'italiana. Perché accanto al "martire" Sallusti che saluta i lettori con un video sui generis e con un durissimo editoriale, ecco spuntare il solito Renato Farina. L'agente Betulla, che ha messo "finanche il corpaccione per la causa dei servizi segreti", radiato dall'ordine dei giornalisti e ovviamente approdato tra i banchi del Parlamento, ha infatti confessato di aver scritto lui il corsivo incriminato. Insomma, Dreyfuss altri non è che l'autore di capolavori del giornalismo d'inchiesta come "Natale con Berlusconi" e "Berlusconi si sfoga", dal quale ci permettiamo di estrapolare qualche passaggio cult:
Berlusconi guarda i miei piedi e dice: «Mi aspetti. Le do un paio delle mie calze, le sue non vanno bene». E dire che erano di lusso, marca Gallo. «Provi queste». Eccomi dunque a passeggiare con le calze di Berlusconi. Le conversazioni, giuro, vengono meglio. A un certo punto Berlusconi nota che ho pochi capelli ma sparati in su: «Faccia come me, li tenga giù. Vendono un pro dotto della 3;». Non dico la marca, non vorrei che la boicottassero. Sulle scarpe invece c’è scritto “Silvio” […] Ha le gambe che sembrano la réclame del borotalco dei bambini, non oso chiedergli se si depila, l’argomento è fatuo […]
Ora, passi pure il #siamotuttisallusti (sinceramente le obiezioni a questo tipo di solidarietà sono tante e meritano tutta la considerazione possibile), ma il #siamotuttibetulla davvero non ci convince. Primo perché che a diffamare, protetto dall'anonimato, sia stato un giornalista radiato dall'Ordine è cosa estremamente grave. Secondo, perché il buon Farina ha gioco facile ad assumersi ora la responsabilità dopo mesi di reticenza. Terzo, perché il parlamentare pidiellino potrebbe, anzi dovrebbe, avere la decenza di dimettersi dopo una vicenda del genere. Quarto, perché davvero la commedia rischia di sfociare nella farsa e davvero vedere Sallusti in carcere per aver "coperto l'agente Betulla" è troppo anche per noi. E che le reazioni poi siano di questo tipo è finanche troppo scontato: