Invertire la rotta, sgombrare il campo dalle macerie, ricostruire una struttura funzionale e riformulare una proposta politica in grado di convincere i tanti delusi dal centrodestra e i milioni di indecisi. E' questo l'obiettivo di fondo dell'operazione reset, messa in piedi da Angelino Alfano e adottata da Silvio Berlusconi, da tempo alla ricerca di una svolta, di una idea che gli consenta di ripartire e di uscire dall'impasse in cui si trova praticamente dall'avvio della parentesi "tecnica". In effetti tra sondaggi deludenti, titubanze sulla "discesa in campo", scandali e trattative più o meno alla luce del sole sulla legge elettorale, la sensazione complessiva è quella di un Popolo della Libertà allo sbando, con la resa dei conti fra ex An e forzisti d'antan che rischia di degenerare. E che paradossalmente, sembra mostrarsi compatto soltanto nelle manovre parlamentari e nell'atteggiamento (certamente poco condivisibile) su provvedimenti come il ddl anticorruzione.
Dunque, come riporta Francesco Verderami sul Corriere, "bisogna «resettare». Il nuovo inizio ricorderebbe per certi versi il vecchio inizio, quello di Forza Italia, un partito simile a quelli americani, leggero e al tempo stesso pronto ad agire in profondità sul territorio con l'approssimarsi delle campagne elettorali. Un partito capace magari di federare pezzi di società civile, di chiamare a raccolta esponenti del mondo imprenditoriale come l'ex presidente di Confindustria D'Amato, che secondo il Cavaliere sarebbe «interessato» al disegno".
Resettare, con l'azzeramente delle cariche e con quella che sembra più che una mera operazione di restyling: lo scioglimento del Pdl e la creazione di un nuovo soggetto politico, forse una federazione, forse una lista civica, forse un movimento più leggero sul modello dei partiti statunitensi. La sola cosa certa è che la convention che dovrebbe formalizzare il tutto si terrà il 2 dicembre, probabilmente in concomitanza con il secondo turno delle primarie del Partito Democratico e certamente dopo il voto della Sicilia e dopo la definizione della nuova legge elettorale. Un'occasione in cui il Cavaliere non solo avrà modo di "lanciare un nuovo nome ed un nuovo simbolo" (sulla riluttanza degli ex An ad accettare il ritorno di Forza Italia è stato scritto fin troppo e non sempre a ragione), ma soprattutto di annunciare finalmente la sua candidatura alla premiership (che dipende ovviamente dalla nuova legge elettorale) o quantomeno di chiarire che ruolo intende ancora avere nel panorama politico italiano. Ovviamente sempre con bagno di folla e simil predellino, si capisce.