Open Arms, Saviano contro Salvini: “Tendiamo mano a migranti”. Il ministro: “Ancora parla?”
La situazione della nave Open Arms, con a bordo 121 migranti soccorsi nel Mediterraneo, non si sblocca. La Ong spagnola punta ad approdare nei porti italiani, ma dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non arriva l’autorizzazione e, anzi, dal Viminale ha firmato il divieto di ingresso dell’imbarcazione nelle acque italiane. E proprio la questione della Open Arms ora diventa terreno di scontro tra lo stesso Salvini e lo scrittore Roberto Saviano. Che lancia su Facebook un messaggio chiaro, una sorta di appello a tendere la mano alla nave con a bordo 121 migranti.
Saviano riepiloga la situazione dell’imbarcazione: “La nave Open Arms è da 7 giorni in mare con 121 persone a bordo, di cui 32 minori. Farla sbarcare è necessario. Il solito ricatto del governo (riversare le responsabilità su Malta e Spagna, che hanno, tra l'altro, accolto molti più migranti dell'Italia) non fa altro che peggiorare le condizioni di queste persone”.
Saviano attacca allora Salvini e il suo decreto sicurezza bis, approvato negli scorsi giorni al Senato: “Il Decreto Sicurezza bis viola apertamente la Costituzione italiana e la Convenzione di Ginevra. Il mio invito è a fotografarci mentre tendiamo la mano e postare la foto sui social per contenere la massa di sterco che il Ministro della Mala Vita Salvini e suoi scherani stanno diffondendo sul web. La propaganda sovranista, colma di bugie, distrae dal tradimento delle proprie promesse attaccando chi salva persone in mare. Far capire che salvare vite è difendere la nostra vita deve essere nostro compito. No al Decreto Mala Vita, Siamo tutti Open Arms”, scrive concludendo con due hashtag.
Salvini replica a Saviano
La replica di Salvini non si è fatta attendere ed è arrivata con un post su Facebook, in cui il ministro dell’Interno condivide un articolo in cui vengono riportate le parole di Saviano sul caso della Open Arms. La risposta di Salvini è secca: “Ma ancora parla??? Porti chiusi e prima gli italiani. Punto”, sono le parole del titolare del Viminale messo sotto accusa dallo scrittore napoletano.