Open Arms, perché l’indagine per omissione d’atti d’ufficio potrebbe colpire Salvini
La nave Open Arms della ong spagnola Proactiva Open Arms ieri mattina è arrivata a Porto Empedocle. Per adesso rimarrà ormeggiata al porto in stato di sequestro, secondo le disposizioni date dal Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio. Il pm ha chiesto oggi al gip la convalida del sequestro. Sarà adesso il gip del Tribunale agrigentino a decidere entro dieci giorni se convalidare o meno il provvedimento. La Procura ha aperto un'indagine per rifiuto e omissione di atti d'ufficio, che è ancora a carico di ignoti. L'inchiesta tocca funzionari pubblici a vario livello che, a quanto si apprende, hanno iniziato a fare il nome di Matteo Salvini come unico responsabile della vicenda.
Gli ultimi 83 migranti che erano a bordo della Open Arms sono stati fatti scendere a Lampedusa nella notte del 20 agosto. Tutti i migranti sono stati trasferiti all'hotspot di Lampedusa in attesa di essere smistati nei centri di accoglienza siciliani. L'Italia, come ha confermato questa mattina la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud, ha chiesto all'Ue di avviare "il coordinamento per la redistribuzione" dei migranti che si trovavano sulla nave, "sulla base del sostegno e degli impegni presi dai Paesi membri e di quello delle agenzie europee".
L'indagine per omissione d'atti d'ufficio
Intanto l'inchiesta andrà avanti. "Occorre verificare se la situazione emergenziale emersa nei giorni scorsi in seguito alla permanenza per diversi giorni della nave Open Arms a largo delle acque nazionali, e confermata dai medici in occasione dell'ispezione, sia il frutto del rifiuto posto in essere dalle autorità competenti ad emettere i provvedimenti necessari per ragioni di igiene e sanità", ha scritto il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio nel provvedimento di sequestro preventivo. "La condotta attiva consiste nell'indebito rifiuto da parte del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio di un atto, indifferibile e doveroso, motivato da ragioni, tra le altre, di igiene e sanità". Patronaggio ha evidenziato anche "la mancata assegnazione di un porto sicuro alla nave Open Arms, da parte delle autorità italiane, anche in seguito al provvedimento del Tar del Lazio che autorizzava l'ingresso dell'imbarcazione in acque territoriali". Una situazione che ha determinato l'esasperazione dei migranti a bordo "culminata con il tentativo di numerosi migranti di gettarsi in mare per raggiungere le coste di Lampedusa, anche a costo di mettere in pericolo la propria incolumità e quella degli operatori".
Per questo è stato necessario emettere un decreto di sequestro della imbarcazione, per il reato di omissione e rifiuto di atti di ufficio (articolo 328 del Codice penale). Tale violazione si sarebbe verificata in relazione alla mancata evacuazione della nave che, secondo l'accusa, sarebbe stata necessaria per ragioni di natura sanitaria, e alla mancata ottemperanza dell'ordinanza del Tar che sospendeva il divieto di ingresso in acque italiane. L'articolo 328 del Codice penale recita infatti: "Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni".
Come ha raccontato Nello Scavo, giornalista de "L'Avvenire' inviato ad Agrigento, le principali responsabilità potrebbero ora cadere tutte su Matteo Salvini. Nell'ordinanza della Procura si punta anche il dito contro la prefettura di Agrigento (competente su Lampedusa), ‘colpevole' di non aver eseguito quanto richiesto dal Tar del Lazio, e cioè lo sbarco immediato dei migranti. E poi c'è stata la richiesta immediata di sbarco firmata dal Comando delle capitanerie di porto, anch'essa ignorata.
Ma le violazioni che potrebbe aver commesso Salvini riguardano anche le Convenzioni internazionali (che al pari dei Regolamenti europei costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione) e l'obbligo di salvare la vita in mare. Stiamo parlando di un vero e proprio dossier dettagliato su possibili reati commessi dal titolare del Viminale anche prima dell'entrata in vigore dei decreti Sicurezza, su cui la Procura agrigentina sta lavorando in queste settimane. Qualora ci fossero elementi sufficienti il nome di Salvini potrebbe comparire sul registro degli indagati, e a quel punto l'inchiesta passerebbe nelle mani del tribunale dei ministri di Palermo.