Open Arms, perché il Tar ha sospeso il divieto d’ingresso in Italia firmato da Salvini
La nave Open Arms, con a bordo 147 migranti, si sta dirigendo verso Lampedusa dopo la decisione del Tar di sospendere il divieto di ingresso nelle acque italiane firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sulla base del decreto sicurezza bis. Decisione contestata subito dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: il Viminale fa sapere che presenterà ricorso urgente al Consiglio di Stato, mentre il ministro si dice pronto a firmare un nuovo provvedimento che vieti l’ingresso nelle acque italiane. Salvini aveva annunciato poco prima che avrebbe firmato nuovamente il suo “no perché complice dei trafficanti umani non lo sarò mai”. Su Facebook, invece, aveva scritto: “C’è un disegno per tornare indietro ed aprire i porti italiani, per far tornare l’Italia ad essere il campo profughi d'Europa. Ditemi se è normale che una nave Ong spagnola in acque maltesi si rivolga ad un avvocato di un tribunale amministrativo per chiedere di sbarcare sulle nostre coste”.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha inviato questa mattina una lettera a Salvini, oltre che ai ministri delle Infrastrutture Danilo Toninelli e della Difesa Elisabetta Trenta. La richiesta di Conte è stata quella di “mettere in sicurezza i minori” presenti sulla nave Open Arms. Secondo fonti di Palazzo Chigi, Conte avrebbe inviato la richiesta richiamando le norme che impegnano a dare assistenza ai minori e alle persone in difficoltà.
Le motivazioni del Tar sul ricorso di Open Arms
Il Tar del Lazio ha deciso di accogliere il ricorso della Open Arms e di sospendere il divieto d’ingresso nelle acque italiane firmato da Salvini alla luce “della documentazione prodotta” sia in quanto alle condizioni mediche che a quelle psicologiche delle persone a bordo. Ma a portare i giudici a questa decisione è anche la “prospettata situazione di eccezionale gravità e urgenza” che porta a una giustificata “concessione della richiesta” che permette all’imbarcazione dell’Ong spagnola di entrare nelle acque italiane e “di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognose”.
Nella decisione del Tar si legge ancora: “Il ricorso in esame non appare del tutto sfornito di fondamento giuridico in relazione al dedotto vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso". Un passaggio importante che sembra sottolineare come le norme del decreto sicurezza bis vadano a scontrarsi con i trattati e le leggi internazionali e per questo siano illegittime. "La stessa amministrazione intimata (ovvero il ministero dell'Interno) riconosce, nelle premesse del provvedimento impugnato, che il natante soccorso da Open Arms in area SAR libica – quanto meno per l'ingente numero di persone a bordo – era in "distress", cioè in situazione di evidente difficoltà. Per cui appare, altresì, contraddittoria la conseguente valutazione effettuata nel medesimo provvedimento, dell'esistenza, nella specie, della peculiare ipotesi di passaggio non inoffensivo”, conclude la decisione del Tar.