Processo Open Arms a Salvini, il ministro rischia 15 anni di carcere: “Sono sconcertato”
AGGIORNAMENTO: Si è tenuta oggi, a Palermo, nell'aula bunker "Falcone e Borsellino" dell'Ucciardone, la nuova udienza del processo Open Arms a carico di Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro dei Trasporti. Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. La prima udienza si è tenuta ad ottobre 2021, ma il processo è nato da fatti del 2019.
Ad agosto di quell'anno, la nave Open Arms – legata alla Ong con lo stesso nome – aspettò in mare per 19 giorni, mentre aveva a bordo 147 persone soccorse nel Mediterraneo, prima di poter sbarcare in un porto sicuro. Allora, Matteo Salvini era il ministro dell'Interno, e decise di vietare l'accesso della Open Arms alle acque territoriali italiane.
"Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l'Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge", ha scritto sui social Salvini questa mattina, poco prima dell'inizio dell'udienza. Sono stati chiamati a testimoniare il presidente del Consiglio all'epoca dei fatti, Giuseppe Conte, l'allora vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, e Luciana Lamorgese, la ministra che ha succeduto Salvini al Viminale. La prossima udienza è stata fissata il 24 marzo.
"L'udienza celebrata oggi a Palermo per il caso Open Arms ha confermato un dato oggettivo: rischio fino a 15 anni di carcere per il mancato sbarco dalla nave della ong spagnola tra il 14 e il 20 agosto 2019, nonostante Luciana Lamorgese abbia confermato di aver trattenuto gli immigrati a bordo di una nave in più di una occasione, per esempio sulla Ocean Viking dal 18 al 29 ottobre 2019 in attesa di trovare un accordo con gli altri partner europei. Oppure sulla Alan Kurdi, dal 26 ottobre al 3 novembre 2019. Eppure, soltanto io avevo fatto crollare il numero di arrivi – difendendo i confini ed evitando molte tragedie del mare – ma soltanto io sono a processo e grazie ai voti dei parlamentari di sinistra", ha scritto in una nota il vicepremier leghista in una nota al termine dell'udienza di oggi.
"Confermo di essere sconcertato anche perché – sorprendentemente – sono emerse solo a procedimento in corso le informazioni raccolte da un sottomarino della Marina: registrò l'attività di Open Arms nell'agosto 2019, certificando alcune anomalie che facevano ipotizzare il traffico illegale di esseri umani – prosegue – Si tratta di documenti che, se fossero stati subito disponibili, probabilmente non avrebbero nemmeno fatto iniziare questa vicenda. Sono determinato ad andare fino in fondo per accertare la verità ed è già pronta una denuncia: perché nessuna Procura ha approfondito questa informativa? Eppure è stato dimostrato che era stata trasmessa a otto (otto!) Procure. Vado avanti, con orgoglio, a testa alta e con la coscienza pulita".
L'intervento in aula di Conte: "Chi doveva indicare il porto sicuro era Salvini"
L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando durante l'udienza, ha detto di non essersi "mai occupato del Pos", cioè il ‘place of safety', il porto sicuro che viene assegnato a una nave, "Per me la competenza era scontata: era del ministero dell'Interno", quello gestito da Salvini.
"Sollecitai il ministro Salvini a far sbarcare i minori a bordo della Open Arms perché secondo me era un tema da risolvere al di là di tutto", ha dichiarato Conte. "Cercai di esercitare una moral suasion sulla questione, perché mi pareva che la decisione di trattenere a bordo i soggetti fragili non avesse alcun fondamento giuridico".
Il clima era "incandescente", ha detto Conte, poiché stava per iniziare la crisi di governo: "Il tema dell'immigrazione è stato sempre un tema di propaganda politica, e allora c'era la possibilità di una competizione elettorale che poteva essere imminente. Voleva rappresentare me come debole sul fenomeno immigratorio, e lui come rigoroso".
L'ipotesi della difesa di Salvini era che la linea del governo, di cui era responsabile Conte, fosse di raggiungere la redistribuzione dei migranti prima di permettere lo sbarco. Conte l'ha negato: "Io non ho mai sostenuto che senza la redistribuzione dei migranti non si potesse concedere il Pos". Il leader del Movimento 5 stelle ha anche sottolineato di non aver "mai posto un aut-aut agli altri leader europei, affermando che in assenza della redistribuzione l'Italia avrebbe negato l'approdo".
Video del sommergibile, Conte: "Non ho mai sentito parlare di terroristi a bordo"
"Non ho mai sentito parlare di terroristi a bordo dell'Open Arms e non mi risulta che mi abbiano detto di accordi con gli scafisti. Nessuno mi mostrò video di alcun genere", ha aggiunto Conte. Il riferimento è a un filmato emerso a inizio dicembre, nel giorno della scorsa udienza, che venne ripreso da un sommergibile della Marina militare, il ‘Venuti', a inizio agosto 2019. Nel video si vedono le operazioni del primo salvataggio effettuato dalla Open Arms (furono tre in tutto, prima dell'attesa in mare).
Insieme al video, sono state inserite nel fascicolo del processo anche dei file audio di conversazioni tra l'equipaggio della Open Arms. L'avvocata di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno, ha detto che la difesa non era stata informata dell'esistenza del video e ha sostenuto che dalle immagini potesse emergere la presenza di scafisti durante il soccorso, o comunque un "comportamento anomalo" della Open Arms. Secondo l'accusa, invece, il video non fa che evidenziare le condizioni precarie in cui si trovava il barchino da cui i primi migranti sono stati soccorsi.
Oggi, Bongiorno ha detto che "è già pronta e sarà depositata lunedì in sei procure della Repubblica una denuncia". L'informativa contenente il video e gli audio, infatti, non è stata inserita nei fascicoli della difesa, e non hanno potuto esaminarla né il Tar (che nel 2019 sospese il divieto d'ingresso per la Open Arms deciso dal governo), né il Parlamento, e in particolare il Senato, che nel 2020 autorizzò il processo a Salvini.
La prossima udienza, che è stata fissata il 24 marzo, sarà dedicata ad approfondire i fatti legati alla presenza del sottomarino della Marina militare nella zona dei soccorsi. Ci sarà la deposizione dei consulenti dell'accusa, quelli della difesa e quelli delle parti civili, oltre all'intervento di Oscar Camps, armatore di Open Arms.
L'ex ministra Lamorgese dice che non ha mai negato un porto sicuro
"Anche con la ministra Lamorgese, quindi col ‘Conte 2', di fronte a un fenomeno da controllare, abbiamo cercato di gestire con buonsenso la situazione legata ai migranti", ha concluso Giuseppe Conte. Sulla stessa linea Luciana Lamorgese: "Durante il periodo in cui sono stata ministro, non ho mai negato la concessione di un porto sicuro, e non ho mai emesso un decreto di interdizione tranne durante la pandemia, quando l'Italia non era più un Paese sicuro, ma per ragioni sanitarie".
"Prima della pandemia la permanenza in mare dei migranti a bordo era di 3 o 4 giorni come media, poi ci sono stati dei casi che sono durati di più, anche 7-8 giorni", ha detto Lamorgese. Fonti della Lega, invece, hanno evidenziato che la nave Ocean Viking, nel 2019, dovette aspettare per undici giorni in mare il via libera dal Viminale, dal 18 al 29 ottobre. È successo quando Lamorgese si trovava al G6 dei ministri dell'Interno, per parlare con i colleghi di sbarchi e redistribuzione.
"Noi abbiamo messo sempre in primo piano il salvataggio delle persone", ha detto Lamorgese, e la condotta del comandante dell'imbarcazione "non ha mai inciso sulla concessione di un porto sicuro. Le Ong durante il mio dicastero non hanno mai violato le regole entrando nelle acque territoriali prima della concessione del Pos".
Di Maio: "Tutto quello che ha fatto Salvini era per il consenso"
Anche Luigi Di Maio, nel 2019 vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro, ha attaccato l'attuale ministro dei Trasporti: "Ho appreso del divieto di concessione del Pos alla nave Open Arms attraverso le dichiarazioni pubbliche del ministro Salvini. In quel periodo si stava consumando una crisi di governo, le uniche interlocuzioni avute col ministro Salvini erano legate appunto alla crisi di governo".
Non ci sono state comunicazioni neanche per decidere sulla questione Open Arms: "Non vi è stata alcuna riunione o confronto del Consiglio dei ministri, sulla concessione del porto sicuro", ha detto l'ex vicepresidente del Consiglio. "Casomai, le riunioni vennero fatte per affrontare le conseguenze del diniego di Pos". Nell'operato del suo ministero, "tutto quello che veniva fatto da Salvini era per il consenso", ha concluso Di Maio.