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Open arms, nuova udienza per Matteo Salvini a Palermo tra tensione e interruzioni: cosa è successo

Durante l’udienza del processo Open arms nell’aula bunker di Palermo, c’è stato uno scontro tra accusa e difesa mentre un teste riportava la sua testimonianza. Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito a 147 migranti a bordo della nave della Ong spagnola di sbarcare nell’estate del 2019, quando era ministro dell’Interno.
A cura di Tommaso Coluzzi
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AGGIORNAMENTO:

Terminata a Palermo l'udienza del processo Open Arms, iniziata questa mattina. Il leader della Lega, Matteo Salvini, è rimasto in aula per tutta la durata. La prossima udienza è fissata per il 17 giugno.

Matteo Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver impedito, quando era ministro dell'Interno, lo sbarco di un gruppo di 147 migranti soccorsi dalla nave della Ong spagnola. Nell'aula bunker del carcere Ucciardone si sono alternate le testimonianze di diversi teste, dai medici ai funzionari che tre anni fa presero parte in qualche modo alla vicenda, e tra accusa e difesa la tensione è salita al massimo, con tanto di scintille e interruzione della seduta. Poi, all'ora di pranzo, una nuova interruzione, ma per un motivo ben diverso: un guasto all'impianto di amplificazione dell'aula.

Andiamo per ordine. Salvini è a Palermo ma più che sul processo sembra concentrato sulla prossima tornata di amministrative. "A Palermo e Messina vinceremo al primo turno", dice prima di entrare nell'aula bunker. Poi cominciano le testimonianze. Parla Katia Di Natale, specializzanda in medicina che nel 2019 salì a bordo della Open arms: "I migranti soccorsi erano tutti sul ponte, non era possibile fare visite individuali – racconta – Il medico di bordo ci mostrò i dati che aveva raccolto e ci disse quali erano i pazienti più gravi. Abbiamo valutato solo alcuni casi, lesioni cutanee, parassitosi, infezioni. Ricordo che c'erano dei segni di scabbia, una donna aveva ustioni pregresse, poi alcuni avevano delle ferite da arma da fuoco". E aggiunge: "I bagni chimici sulla nave erano due e i migranti 147. La quasi totalità stava sul ponte, lì dormivano, mangiavano, non potevano andare nei bagni e usavano quello spazio per le loro funzioni fisiologiche".

Poi prende la parola Fabrizio Mancini, direttore del Servizio Immigrazione del ministero dell'Interno, e si consuma lo scontro: botta e risposta tra accusa e difesa, con la pm Gery Ferrara che contesta al teste delle contraddizioni con le dichiarazioni fatte in precedenza al Tribunale dei ministri. Secondo la difesa di Salvini, l'avvocata e senatrice della Lega Giulia Bongiorno, i toni della pubblico ministero sarebbero stati aggressivi. Seduta sospesa. La versione della Lega, diffusa in una nota, è la seguente: "Mentre Mancini stava riferendo che sia prima che dopo il caso Open arms c’erano stati episodi simili, il pm ha provato a interromperlo con toni aggressivi – spiegano – Bongiorno è quindi intervenuta per permettere al teste di concludere la risposta, da lì si è innescato un botta e risposta e la seduta è stata interrotta. Non si possono usare questi toni aggressivi nei confronti di un testimone".

Nella sua testimonianza, Mancini spiega: "Rientra tra i compiti del ministro dell'Interno preoccuparsi dell'ordine e della sicurezza pubblica del suo Paese. In quel periodo c'era l'Isis e la preoccupazione che all'interno della massa di persone che arrivavano potessero esserci male intenzionati non era strana, credo fosse una preoccupazione legittima". E sottolinea: "C'erano delle azioni poste in essere da alcune delle Ong che procedevano fuori dalle regole e potevano indurre il ministro a ritenere che ci potessero essere situazioni da tenere sotto controllo". Poi il guasto all'impianto e seduta interrotta. Salvini ne approfitta per uscire dall'aula bunker e rilasciare qualche dichiarazione ai giornalisti: "Vogliamo la pace in Ucraina – dice – bene il cambio di linea di Draghi, lo incontrerò prossima settimana".

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