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Open Arms in viaggio verso la Spagna, Salvini “chiude i porti” anche alla Sea Watch

Dopo aver costretto oltre 300 persone a bordo della Open Arms a far rotta verso la Spagna, al freddo e in condizioni precarie, Malta e Italia chiudono i porti anche alla Sea Watch 3, che ha recuperato circa 30 naufraghi al largo delle coste della Libia. Matteo Salvini: “La nostra risposta non cambia”.
A cura di Redazione
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La nave Open Arms, che viaggia con oltre 300 migranti a bordo, sta facendo rotta verso la Spagna, dopo aver ricevuto dal governo spagnolo l'indicazione di un porto sicuro in cui sbarcare. L'ONG aveva invano atteso il via libera da Malta e Italia, considerando le condizioni meteorologiche (le temperature sono molto basse e la nave non è attrezzata per le lunghe traversate), ma ottenendo solo il via libera a due evacuazioni mediche. Ora la Open Arms sta facendo rotta verso Valencia, scortata dai mezzi della Guardia Costiera italiana.

Nel frattempo, anche la Sea Watch 3 ha chiesto l'indicazione di un porto sicuro in cui far sbarcare le 33 persone soccorse al largo delle coste della Libia. "La Libia non è un porto sicuro. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite parla di“orrori inimmaginabili per i rifugiati e i migranti catturati", spiegano i volontari della ONG, aggiungendo: "Esortiamo i governi europei a fornire un porto sicuro alle persone soccorse. Finora solo risposte negative". Una richiesta che è stata già respinta dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, che ha ribadito che "i porti italiani sono chiusi".

La decisione del ministro dell'Interno, dunque, rischia di aprire una nuova crisi umanitaria, considerando che i migranti non possono restare a lungo a bordo della Sea Watch 3, soprattutto se le condizioni meteorologiche dovessero ulteriormente peggiorare. La nave, che batte bandiera olandese, si sta dirigendo al confine della zona di competenza fra Italia e Malta, che continuano a negare l'accesso ai propri parti, ribadendo di non aver coordinato i soccorsi e dunque di non essere responsabili. Una linea che, se può avere in parte fondamento in punta di diritto, si scontra con l'aspetto umanitario e con la prospettiva di lasciare per giorni 33 persone in balia del mare, senza un approdo sicuro, dopo settimane di viaggio per giungere in Libia.

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