Open Arms, domani il voto in Senato. Salvini: “Vado in Aula a testa alta, M5s era d’accordo con me”
Domani giovedì 30 luglio il Senato si esprimerà sul processo a Matteo Salvini per il caso della nave dell'ong spagnola Open Arms, che nell'agosto 2019 era rimasta in attesa per 19 giorni con oltre 150 migranti a bordo.
"Il voto domani su Oper Arms? Sono assolutamente tranquillo e sereno, le carte parlano chiaro. Vado in quell'Aula a testa alta", ha commentato il leader della Lega, Matteo Salvini, a margine di un evento in piazza Montecitorio. "Non devo fare alcun appello a nessuno – ha aggiunto – Mi aspetto che i senatori votino in coscienza e voglio vedere se i Cinque Stelle diranno che erano d'accordo, come è scritto nero su bianco, o se vogliono andare avanti con un processo politico".
I senatori, dopo il voto contrario della Giunta per le autorizzazioni, arrivato a maggio, si dovranno esprimere a maggioranza per decidere se Salvini, accusato di "sequestro di persona plurimo aggravato e rifiuto di atti d'ufficio", dovrà trovarsi di fronte al tribunale dei ministri di Palermo. Per mandare a processo il leader della Lega, occorrono 160 voti. Salvini può contare sui suoi 63 senatori, su quelli di Fratelli d'Italia (17) e su quelli di Forza Italia (56): in totale 136 no certi al processo.
La maggioranza ha sicuri 135 voti: quelli del Pd (35) e quelli del Movimento Cinque Stelle (95) e Leu (5). A spostare l'ago della bilancia, saranno però i voti dei 18 renziani, che in Giunta, lo scorso 26 maggio non hanno partecipato al voto, spiegando di voler approfondire ulteriormente la questione in vista del voto in Aula, che sarà decisivo. In soccorso della maggioranza potrebbero arrivare comunque i 33 senatori del Gruppo Misto. Anche se in Giunta l'altoatesino Meinhard Durnwalder e l’ex pentastellato Mario Giarrusso votarono contro il processo due mesi fa.
È stato lo stesso senatore Matteo Renzi a ribadire la posizione di Italia Viva: "Su Salvini noi leggiamo le carte e poi decidiamo". Sembra però sempre più probabile l'ok al processo anche da parte dei senatori di Iv. Un voto diverso tra forze di governo potrebbe essere considerato troppo rischioso per la tenuta dell'esecutivo.
I casi Gregoretti e Diciotti
Lo scorso febbraio l'Aula di Palazzo Madama ha già detto sì al processo per l'analoga vicenda della nave della Guardia costiera, Gregoretti, con 131 migranti a bordo, bloccati lo scorso luglio al largo di Augusta. In quel caso, in Aula, i voti finali furono 152 a favore del processo, 76 contrari. Un via libera, che porterà, a ottobre, l'imputato Matteo Salvini in Tribunale a Catania di fronte al gup. A mandarlo a processo, per la vicenda Gregoretti furono i senatori dell'attuale maggioranza giallo-rossa, dopo una battaglia procedurale scoppiata nella Giunta per il regolamento e il successivo ritiro dei membri di M5S, Pd e Leu dall'ultima seduta della Giunta per le immunità.
Per il caso Diciotti Salvini riuscì invece a evitare il processo nel febbraio del 2019, quando ancora era al governo con il M5s: alla richiesta di processo per il caso Diciotti, sempre relativo al no allo sbarco di migranti in Sicilia nel luglio del 2018, votarono in modo compatto i senatori dell'allora maggioranza, dopo una consultazione su Rousseau: la base del M5s chiese con il 60% dei voti, di non dare il via libera al processo sul leader leghista.