Ong, 1000 migranti ancora in mare: il piano di Piantedosi per sbloccare lo stallo
Sono passati ormai dieci giorni dalla direttiva firmata dal nuovo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che specificava che le condotte delle navi Ocean Viking e della Humanity 1, che avevano effettuato il salvataggio di migranti in mare e che sono ancora ferme nel Mediterraneo, non sono "in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale", per preparare la strada al divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane.
La direttiva però si basa su un presupposto che non è stato accertato, e cioè che le imbarcazioni umanitarie favoriscono l'immigrazione irregolare. Per questo Piantedosi ha informato gli stati di bandiera delle imbarcazioni, cioè Norvegia e Germania, per informali delle attività illegali delle due ong. E lo stallo non si è ancora sbloccato.
Ieri il titolare del Viminale ha partecipato, per la prima volta, in videoconferenza, ad una riunione del gruppo MED5, di cui fanno parte, oltre all'Italia, anche Cipro, Grecia, Malta e Spagna. Durante la riunione, ha fatto sapere il Viminale, è stata condivisa la volontà di arrivare a una posizione comune a tutti i cinque Paesi del Mediterraneo fondata sul governo dei flussi migratori da parte degli Stati. Un "cambio di strategia" che si deve realizzare, secondo quanto emerso dal vertice "rafforzando i canali di ingresso regolari nella Ue anche attraverso l'intensificazione delle relazioni con i Paesi di origine e di transito dei migranti. Un approccio che mira a contrastare il traffico dei migranti riducendo sia i naufragi sia i profitti criminali".
Le due navi però si trovano ancora tra Malta e la costa siciliana, poco fuori dalle acque territoriali italiane. E hanno chiesto per almeno 17 volte a Roma e a Malta un porto sicuro per far scendere i quasi 1000 migranti che in questo momento si trovano in mare, stremati e in attesa di sbarcare. Quando la direttiva è stata emanata, lo scorso 26 ottobre, in mare c'erano la Humanity 1 con 179 migranti a bordo e la Ocean viking, che trasportava 234 persone. Qualche giorno dopo si è aggiunta la Geo Barents, l'imbarcazione di Medici senza frontiere che batte bandiera norvegese, che ha soccorso 572 persone. Nel frattempo la Germania si è già voltata dall'altra parte, rispondendo all'Italia che non intende prendersi carico dei migranti sulla nave civile battente bandiera tedesca, la Humanity 1 appunto, che trasporta anche 104 minori.
Ora anche la Norvegia si è sfilata, dicendo che non accoglierà le persone a bordo delle navi. L'ambasciatore norvegese a Roma Johan Vibedi ha sottolineato che Oslo non ha "nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi" private o di ong "battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo".
Dopo il no di Berlino tra l'altro il ministero degli Esteri italiano ha risposto chiedendo informazioni chiare e precise su chi si trova a bordo. "Con un Paese amico come la Germania dobbiamo collaborare. L’Italia non si tira indietro quando si tratta di salvare vite umane, ma le regole vanno rispettate, dobbiamo sapere chi c’è a bordo", ha detto Antonio Tajani.
E da Bruxelles ieri, dove si è recata per la prima volta da premier Giorgia Meloni, è arrivato un messaggio che sembra inequivocabile, e cioè che il salvataggio in mare"un obbligo morale e legale per gli Stati membri". Dalla Francia arrivano pressioni, affinché l'Italia provveda ad accordare il permesso di sbarco. Il ministro francese dell'Interno, Gérald Darmanin, "non ha alcun dubbio" sul fatto che l'Italia "rispetterà il diritto internazionale", accogliendo in uno dei suoi porti la nave umanitaria Ocean Viking, che nel frattempo ha chiesto aiuto anche a Francia, Spagna e Grecia. "Il diritto internazionale è molto chiaro: quando una barca chiede di accostare con dei naufraghi a bordo, è il porto più sicuro e più vicino che deve accoglierla. Nello specifico, l'Italia", ha detto il ministro ai microfoni di Bfmtv e Rmc.
Parigi si è detta anche pronta a fare la sua parte: "Abbiamo detto all'Italia, lo abbiamo detto con la Germania, che se quest'imbarcazione (la Ocean Viking ndr.) verrà accolta dall'Italia, accoglieremo una parte dei Migranti, delle donne e dei bambini, perché l'Italia non abbia da sola il fardello di questo arrivo dei Migranti". Ma Piantedosi per il momento non sembra voler fare un passo indietro, anche se la via per uscirne è sempre più stretta.
Il ministro vorrebbe che i migranti richiedessero la protezione internazionale direttamente a bordo delle navi umanitarie, una pratica che la legge consente. In questo modo la responsabilità della gestione dei naufraghi spetterebbe allo Stato di bandiera e solo a quel punto l'Italia darebbe l'ok allo sbarco. Anche se fino ad ora, ricorda la giornalista Alessandra Ziniti su la Repubblica, nessun migrante ha mai fatto domanda d'asilo prima di scendere a terra.
D'altra parte le ong non sembrano aperte a collaborare con il Viminale, come ha spiegato Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranée: "Il capitano di una nave che soccorre persone in mare non è obbligato a identificarle ma a soccorrerle. La prassi prevede che l'idenficazione sia effettuata al momento dello sbarco dalle autorità competenti".
"Da anni sosteniamo che gli Stati dell'Europa centrale si debbano fare carico di alleviare la pressione degli arrivi dei Migranti sull'Italia e su Malta: per noi l'importante è che la Ocean Viking sbarchi nel porto sicuro più vicino e speriamo che questo avvenga il più presto possibile", ha aggiunti l'ong Sos Méditerranée all'Ansa, aggiungendo che "la redistribuzione dei migranti" non è di loro competenza, "quindi non abbiamo nulla da commentare su questo". E intanto le condizioni meteo in quel braccio di mare sono in peggioramento.
La ministra per le Disabilità Locatelli comunque ha assicurato che le persone non verranno lasciate da sole: "Non ci siamo mai tirati indietro nel soccorrere. Decisamente sì se le persone stanno male e c'è bisogno di aiuto non ci siamo mai tirati indietro. E quindi credo risponderà sia il ministro competente che il il Governo", ha detto durante la trasmissione Agorà su Rai 3 alla domanda se bisogna soccorrere i migranti a bordo di imbarcazioni in attesa di un porto sicuro.
Sui migranti "il governo italiano – ha sottolineato la ministra – ha intenzione di condividere con il resto dell'Europa anche questo importante impegno nel rispetto e nella tutela delle vite" e per evitare che ci siano altre tragedie nel Mediterraneo.