287 morti lunedì, 434 ieri, 380 oggi fanno 1101 morti in tre giorni, con una media mobile a sette giorni che è triplicata nel giro di un mese esatto, dai 111 morti del 19 dicembre ai 333 del 19 gennaio. Questi sono i numeri del Covid che non esiste più, di Omicron la variante buona, dell’epidemia dei non vaccinati che si debella da sola, della cometa che non si schianta sulla Terra se non la guardi mentre arriva. Mille morti in tre giorni, e sembra che non sia successo niente. Mille morti in tre giorni, con 200mila contagi al giorno e un’incidenza del 16 e rotti percento sui tamponi effettuati e siamo ancora qui a parlare di picco raggiunto e di emergenza alle spalle. Mille morti in tre giorni, e siamo qua a fare spallucce perché alla fine è gente che non si è vaccinata e chissenefrega di chi non si è vaccinato. Mille morti in tre giorni e i titoli sono tutti per il Quirinale o per l’indagine su Beppe Grillo.
Scusate, ma qualcosa non torna. E delle due, una. O ci siamo abituati ai morti per Covid a un punto tale che non ci interessa più. O ci siamo convinti che mille morti in tre giorni siano un male necessario per evitare di chiudere le scuole, o i negozi, o di chiuderci tutti in casa. Tutto legittimo, sia chiaro. Ma qualcosa, lo ripetiamo, non torna. Perché ormai sappiamo che il vaccino fa poco contro il contagio e di fatto abbiamo affidato al vaccino – via Green Pass – il compito di decidere chi può fare tutto e chi no. Perché sappiamo benissimo che la circolazione incontrollata del virus crea problemi enormi di pressione alle strutture sanitarie che riguardano tutti, vaccinati e non – leggete qua, se volete un riassunto. Perché, molto banalmente, mille morti in tre giorni sono diecimila morti in un mese. E con tutto il rispetto non sono un male necessario che possiamo accettare a cuor leggero.
Correremo il rischio di passare per schifosi “chiusuristi”, ma che il governo di fronte a questi dati non faccia niente, che nessun Partito in parlamento ne chieda conto, che nessuna forza sociale alzi la voce per denunciare quanto stia avvenendo lascia molto perplessi. Si possono fare tante scelte sbagliate – in questi anni se ne sono fatte tante -, ma ci aspetteremmo come minimo qualcosa: quindici giorni di Italia in zona rossa, ad esempio. Qualche forma di contenimento della mobilità o dell’interazione sociale, anche. L’inazione, il lasciare che tutto scorra come se la pandemia fosse inarrestabile e i morti inevitabili è di sicuro la scelta peggiore. E la politica tutta, da destra a sinistra, dalla maggioranza all’opposizione, ne ha la piena e totale responsabilità.