Olimpiadi invernali, Zanella (Avs): “La pista da bob a Cortina sarà una cattedrale nel deserto”
Onorevole Luana Zanella, la pista di bob di Cortina è un'opera molto discussa e contestata, che dopo un iniziale stop ha visto invece un repentino sblocco. Perché siete contrari a quest'opera?
Non siamo contrari solo noi ecologisti, e neanche solo la sinistra. Almeno questo è emerso in Parlamento. Lo scorso 4 ottobre la Camera dei Deputati ha votato un ordine del giorno pressoché all'unanimità contro l'ipotesi di un nuovo impianto sportivo a Cortina, dando mandato al Governo di trovare una soluzione alternativa. Perché? Perché come diceva quell'ordine del giorno è un'opera molto costosa, non è garantito venga costruita nei tempo necessari e terzo perché l'impatto ambientale è eccessivo. Quello di Cortina è un territorio particolarmente fragile dal punto di vista idrogeologico, e richiedeva sicuramente approfondimenti maggiori.
Forse questo è uno dei temi maggiori: le procedure accelerate messe in atto non prevedono neanche che le valutazioni sull'impatto ambientale siano fatte in fondo…
Sì, è una storia veramente paradigmatica di come vorrebbe agire sempre questo governo: fare subito, fare presto, senza vincoli, senza regole e senza rispetto per l'ambiente, ma anche senza rispetto per le autorità e le realtà locali, a cominciare dal Comune di Cortina, che si troverà con un'opera che costerà di manutenzione oltre un milione all'anno.
Ma all'Italia e a Cortina servono una pista da bob?
Si tratta di una struttura molto impattante, che serve per pochi giorni di gara e molto difficilmente sarà utilizzata dopo, perché sono pochissimi gli atleti che frequentano questo sport, una cinquantina a livello nazionale.
Eppure le Olimpiadi Milano Cortina erano state annunciate come un evento all'insegna della sostenibilità ambientale…
Non solo: per il Cio tra i vincoli c'è quello che le nuove infrastrutture devono avere un'utilità per il territorio ospitante anche dopo la fine dei giochi. Per questo un gruppo di parlamentari ha scritto al Comitato olimpico, che ha ribadito le condizioni già note. Invece qua quello che accadrà sembra essere già scritto: ci troveremo con l'ennesima cattedrale nel deserto.
Ora Cortina di per sé è un luogo straordinario, ma anche molto fragile. Come altre zone delle Dolomiti, si trova inserita in un equilibro idrogeologico molto delicato, su cui sta già impattando il cambiamento climatico. Le Olimpiadi potevano servire a ripensare il turismo e a ripensare la montagna, invece stiamo solo sversando cemento.
Insomma: le gare di bob si potevano fare anche all'estero?
Ovviamente sì. Il fabbisogno di questo tipo di strutture è più che sufficiente a livello internazionale. Investiremo più 100 milioni di euro, una cifra maggiore per quella che sarà investita nella nuova stazione di Mestre, solo che da una parte abbiamo un impianto sportivo sostanzialmente inutile, e dall'altra un hub del trasporto pubblico utile a milioni di passeggeri.
Perché allora il ministro Salvini e il governatore Luca Zaia sono così convinti della necessità di quest'opera?
Sicuramente ci sono degli interessi locali che spingono in questa direzione. Confindustria e gli operatori turistici di Cortina, ma anche lo stesso sindaco del comune montano. Sono però sicura che la maggior parte dei veneti se si facesse un referendum sarebbe contraria, perché questi soldi sarebbero molto più utili per la sanità, per la cura effettiva del territorio, per i servizi essenziali. In montagna i cambiamenti climatici incidono già oggi molto più che altrove, servono investimenti per la messa in sicurezza della montagna e la mitigazione.
Interessi economici, ma anche un pizzico di orgoglio sovranista e regionalista?
Da parte ci sono queste pressioni lobbistiche a discapito di quello che credo sia l'interesse generale, dall'altra si c'è la Lega e li leghismo Non dimentichiamo che si tratta di esponenti della Lega, e il leghismo ha sempre come sempre esercitato una politica muscolare quando si tratta di "difendere il proprio territorio" in termini di prestigio, ma quando si parla di opere di questo genere, bisogna veramente tenere in mente l'interesse generale.
Hanno fatto il giro del mondo le immagini del bosco di larici abbattuti che hanno aperto anche un riflettore sul cantiere e l'opera, ma anche sulla necessità di ripensare radicalmente la montagna in uno scenario che, grazie ai cambiamenti climatici, sta cambiando in maniera estremamente repentina. Il messaggio che arriva, invece, sembra essere che è tutto sempre uguale, che non sta cambiando niente…
È esattamente così. L'immagine di Mario Brunello, il violoncellista che ha suonato il Requiem mentre venivano sradicati gli alberi, è veramente simbolica. Perché si tratta di dare voce a chi non ha voce, come le creature e l'ecosistema da cui dipende la vita umana dentro la crisi ambientale. Dobbiamo dare più peso a quello che non è superfluo, a quello che non è caduto, abbiamo bisogno di andare all'essenziale delle cose, che è quello che serve alla vita umana e alla vita sul pianeta.