Ok definitivo della Camera: la Tav si farà e costerà 8,5 miliardi di euro
Ier la Camera dei deputati ha dato il via libera al ddl che ratifica il trattato tra Italia e Francia sull'Alta velocità tra Torino e Lione. Sostanzialmente viene fissato il definitivo inizio dei lavori della Tav, a venticinque anni dall'avvio dell'iter, quantificando i costi per 8,3 miliairdi di euro e definendo la ripartizione tra Italia e Francia. Il testo – che era già passato al Senato – è stato approvato con 285 voti favorevoli, 103 contrari e tre astenuti. Hanno votato Sì Pd, Forza Italia, Ap-Ncd, Lega Nord, Civici e Innovatori, Ala-Scelta Civica, Democrazia Solidale-Cd, Fdi-An; mentre ad opporsi al provvedimento sono stati i deputati del Movimento 5 stelle, di Sinistra Italiana e di Alternativa libera. I parlamentari grillini hanno esposto striscioni con la scrita "No Tav" durante la votazione, e hanno denunciato "costi imprecisati" e "stupro del territorio", commentando un voto "che ratifica un accordo scandaloso, che fa spendere almeno due miliardi e mezzo di euro di soldi pubblici, e che sventra una valle, prosciuga i corsi d’acqua, sparge polvere di amianto".
Poco prima della votazione si era espresso il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, del Movimento 5 stelle, che su Facebook aveva parlato di "ratifica vergognosa": "Oggi pomeriggio si decide il via libera a 57 km di tunnel che sventra inutilmente un intero territorio, con costi stimati, secondo gli ultimi preventivi, in 26 miliardi. Ci indebiteremo per anni, con il rischio di due tipi di infiltrazioni: l'amianto nelle acque e la mafia nei cantieri dell’opera. Noi ci opporremo in ogni modo, ma la maggioranza ha i numeri: i numeri per approvare una legge che comporta un investimento modificabile al rialzo. In pratica, il parlamento autorizza la lievitazione incontrollata dei costi, che pagheremo noi cittadini".
Di tutt'altro tenore, invece, il commento del senatore del Partito democratico Stefano Esposito, che ha parlato di "una pagina importante della storia infrastrutturale del nostro Paese": "La Torino-Lione è stata un fenomeno sociale cavalcato nel peggiore dei modi dalla peggiore delle società a trazione antagonista. Un esempio emblematico di come legittime diversità di pensiero possano essere strumentalizzate a fini politici o ideologici lontanissimi non solo dal senso dell’opera, ma anche dalle posizioni di chi era ed è contrario all’opera, ma mantiene un profilo di rispetto istituzionale e dignità civica".
"La morale è che bisogna sentire le comunità coinvolte. Ascoltare è servito. Il progetto è cambiato, e coinvolgerà pienamente Torino , che prima era tagliata fuori", ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. "Ma quando vedo manifestazioni No Tav con più bandiere che persone – ha aggiunto – mi è difficile non dire che si tratta di iniziative pretestuose".
Il movimento No Tav, dal canto suo, ha scritto in un comunicato che bisognerà ricordarsi di coloro che hanno votato Sì al provvedimento "ogni volta che ci sarà un terremoto, un alluvione, un tetto di una scuola che crolla o semplicemente un esame all’ospedale che non si potrà prenotare prima di un anno; tutte le volte che ci chiameranno a fare dei sacrifici perchè ‘non ci sono i soldi'", poiché con questa scelta sono state determinate "quali siano le priorità, secondo loro, del paese: indebitare ulteriormente l'Italia per un'opera dimostrata inutile, costosa e dannosa".
"Sono 25 anni – prosegue il movimento – che spieghiamo con scrupolo (e siamo sempre pronti a farlo) tutte le ragioni tecniche, economiche, ambientali e sociali sul perchè ci opponiamo a questa grande inutile opera dannosa. Lo continuiamo a fare anche dopo tutti i modi messi in campo per fermarci, mandando la magistratura avanti a fare il lavoro sporco che la politica ha sempre rifiutato di fare perchè perso in partenza".
Pochi giorni fa un gruppo di amministratori locali, tra cui la sindaca di Torino, Chiara Appendino, e quello di Napoli, Luigi De Magistris, avevano inviato una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini, al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al ministro per le Infrastrutture, Graziano Del Rio, e a tutti i deputati per chiedere la sospensione della ratifica del trattato. La Torino-Lione, si osservava nel messaggio, porta con sé un finanziamento di 2,9 miliardi di euro nonostante i "gravi problemi che travolgono il nostro Paese", dalla ricostruzione post-terremoti alla messa in sicurezza delle scuole. Secondo gli amministratori era dunque "necessaria e urgente una riflessione sulle effettive priorità".