video suggerito
video suggerito

Che cosa deciderà Meloni oggi sul voto a Ursula von der Leyen

Oggi il Parlamento europeo si esprimerà sulla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Il voto è alle 13. Resta l’incognita su quale sarà la posizione finale di Giorgia Meloni, ancora indecisa sul sostegno alla commissaria uscente.
A cura di Giulia Casula
20 CONDIVISIONI
Immagine

È il giorno della resa dei conti a Strasburgo. Oggi il Parlamento europeo si esprimerà sulla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Alla plenaria, cominciata alle 9.00,  i 720 eurodeputati hanno ascoltato il programma con cui la commissaria uscente ha illustrato gli obiettivi da raggiungere nei prossimi cinque anni in caso di una sua rielezione.

Resta l'incognita su quale sarà la linea di Meloni sul bis a von Der Leyen, dopo settimane di indiscrezioni sul sostegno della premier alla commissaria uscente. Nel suo intervento alla plenaria il leader dei Conservatori, Nicola Procaccini, non ha chiarito la posizione di Fratelli d'Italia sul voto alla presidente uscente, dichiarando che in Ecr si voterà "in base agli interessi nazionali".

Procaccini (Fdi): "In Ecr ognuno voterà secondo interesse nazionale"

"Voglio deludere subito chi si aspetta un’indicazione di voto da parte dell’Ecr. Il nostro gruppo parlamentare è composto da partiti che non rinunciano alle loro prerogative nazionali. Ed ognuno si esprimerà sulla base del proprio interesse nazionale", lo ha detto il co-presidente del gruppo Ecr del Parlamento europeo Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, durante il suo intervento in Plenaria nella discussione che precede il voto sul bis di Von der Leyen.

"Noi siamo conservatori perché difendiamo i valori che hanno forgiato l’Europa, oltre che l’intera civiltà occidentale. Ma siamo conservatori anche perché, a differenza di altri, difendiamo i trattati istitutivi dell’Unione Europea. Dove è scritto che la scelta sulla presidenza della Commissione, ‘tenuto conto del risultato delle elezioni europe'”, appartiene ai governi nazionali e la sua ratifica al Parlamento", ha aggiunto.

Procaccini si è poi rivolto direttamente a Von der Leyen. "Quattro giorni fa la testata giornalistica Politico ha scritto che il suo destino non è nelle mani del PPE e neanche dell’ECR o di Fratelli d’Italia, ma è nelle mani dei grandi sconfitti alle elezioni di poche settimane fa: i verdi innanzitutto, i socialisti come Timmermans, ma anche i liberal, trascinati a fondo dalla debacle del partito di Macron. Comprenderà che qualcosa sta andando storto. Non abbiamo nulla di personale contro di Lei, intendiamoci", ha ribadito.

"Per quasi tutto il suo mandato è stata costretta a rincorrere le istanze delle sinistre. Perché il Consiglio europeo, la Commissione ed il Parlamento di 5 anni fa erano ostaggio di una maggioranza di sinistra. Oggi non più, oggi grazie al risultato delle elezioni europee, ma grazie soprattutto al risultato delle elezioni nazionali tenutesi in tutti gli Stati dell’Unione Europea, i nostri concittadini hanno in maggioranza sposato le idee di buon senso del centrodestra. Credo che Lei debba tenerne conto. Noi, resteremo ciò che siamo persone misurate nei toni, ma ferme nei princìpi. Come quel giovane universitario della destra italiana, divenuto simbolo trasversale di giustizia e coraggio, che Lei, Presidente Metsola, ha giustamente citato martedì e di cui domani ricorrerà il 32esimo anniversario dalla sua vigliacca uccisione: Paolo Borsellino. Parafrasando una delle sue affermazione più conosciute: “E’ bello vivere per ciò in cui si crede”, ha concluso.

Che cosa deciderà Giorgia Meloni sul bis a von der Leyen

Alle 13.00 il momento più atteso, quello del voto. Von der Leyen è la candidata del Partito popolare europeo (PPE), prima forza all'Eurocamera, ed è appoggiata anche da Socialisti e Liberali. I tre gruppi contano circa 400 seggi, che da soli sarebbero sufficienti ad assicurare alla presidente un secondo mandato.

Tuttavia, la segretezza del voto espone la Spitzenkandidat a imboscate e giravolte di franchi tiratori. Anche per queste ragioni, nelle scorse settimane Von der Leyen è stata impegnata in interlocuzioni e negoziati con i gruppi ancora in bilico. Tra questi ci sono i Verdi, intenzionati a votare a favore a condizione di mantenere gli obiettivi fissati dal Green Deal, e  i Conservatori e riformisti europei (Ecr), di cui fa parte anche Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia.

Se infatti, i Patrioti europei, la neoformazione dell'ultradestra fondata dal premier ungherese Viktor Orban e già terzo gruppo europeo, hanno fatto sapere che voteranno contro, così come anche la sinistra di The Left, Ecr e soprattutto Meloni, si trovano di fronte a un bivio.

Secondo la linea ufficiale di FdI, la premier deciderà una volta ascoltato il discorso programmatico di Von der Leyen. Fino a quel momento i suoi 24 eurodeputati attenderanno indicazioni sulla posizione che Meloni sceglierà di assumere in Europa.

Quella che si gioca oggi a Strasburgo è una partita che potrebbe avere delle ricadute significative anche a livello nazionale, in particolare sugli equilibri tra gli alleati di governo. La Lega infatti, in linea con i Patriots di cui fa parte, ha già ribadito il suo no a von der Leyen. "Chi avrà ancora il coraggio di votarla?", è stata la provocazione del vicesegretario Andrea Crippa, poi smorzata dal leader Matteo Salvini. "Ognuno è libero di scegliere in base alla sua disponibilità", ha dichiarato il vicepremier commentando l'ipotesi di un voto favorevole da parte di Meloni.

La presidente del Consiglio si trova dunque, di fronte a una complicata scelta: far fede alle dichiarazioni pronunciate fino a poche settimane fa, quando escludeva qualsiasi possibilità di una convergenza con i Socialisti all'interno della maggioranza Ursula, oppure optare per una linea dettata dalle esigenze della realpolitik e dare l'assenso alla commissaria.

Sul piatto ci sono anche le rivendicazioni dell'Italia in Europa. Le trattative sui topjobs, le cariche apicali dell'Ue, hanno lasciato scontenta la premier. Al termine dell'ultimo Consiglio europeo, Meloni aveva parlato di una "una scelta sbagliata" a proposito del pacchetto formulato da popolari, socialisti e liberali. Il governo italiano aveva così deciso di astenersi sulla nomina a von der Leyen, e di votare contro l'elezione del socialista Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo, e della liberale Kaja Kallas per l'incarico di Alto rappresentante Ue.

Meloni, che con il suo partito è uscita rafforzata dal voto europeo dell'8 e 9 giugno, ha chiesto che l'Italia ottenga un giusto riconoscimento a Bruxelles, che potrebbe arrivare con una vicepresidenza con un portafoglio di peso in materie come bilancio, concorrenza o difesa. Tra i nomi in pole ci sarebbe quello del ministro Raffaele Fitto a cui potrebbe essere assegnata la delega al Pnrr, come a Roma.

I negoziati però, sono ancora incerti. A ostacolare la corsa di von der Leyen verso il bis c'è anche la sentenza con cui il Tribunale delll'Ue ha condannato l'esecutivo Ursula per non aver garantito un "sufficientemente ampio" accesso ai contratti per l'acquisto di vaccini contro il Covid tra il 2020 e il 2021. Per questo motivo, il gruppo della sinistra europea ha chiesto di rinviare il voto. Le incognite insomma sono tante. Le prossime ore saranno cruciali per conoscere quale sarà il futuro dell'Europa nei successivi cinque anni. Non resta che attendere.

20 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views