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Oggi per Salvini insegnare a sparare agli studenti non è una buona idea, ma lui lo propone da anni

Sulla proposta di insegnare l’uso delle armi nelle scuole, Matteo Salvini ha detto che “non è un’idea illuminata. Più che sparare, porterei nelle classi l’educazione stradale”. Molte volte, però, il leader della Lega non si è fatto problemi a dire che i giovani devono imparare a sparare.
A cura di Luca Pons
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Corsi nelle scuole per imparare a usare le armi. La proposta che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, avrebbe fatto ieri secondo un'indiscrezione de La Stampa, sta facendo discutere. Fazzolari ha smentito, ma tra i commenti che si sono inseriti nella polemica c'è stato anche quello del leader della Lega e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.

"Non mi sembra illuminata come idea", ha detto Salvini a Radio Capital. "Con tutto l’amore e il sostegno al tiro sportivo, ai poligoni, alla passione, allo sport e al business", ha continuato, "io sto lavorando da ministro per portare l’educazione stradale nelle scuole, perché 3mila morti all’anno sulle strade sono troppi". "Più che sparare", ha concluso il segretario leghista, "porterei nelle classi l’educazione stradale, lascerei perdere l’educazione al tiro". Ma più e più volte negli ultimi anni, sia da leader di partito che da ministro, Salvini ha detto il contrario.

Cosa proponeva Salvini ai giovani: leva obbligatoria per imparare a difendersi con le armi

La leva militare è da tempo uno dei cavalli di battaglia del leader leghista. Nel 2016, un'intervista alla Zanzara, su Radio24, Salvini disse che il suo modello era "la Svizzera, dove un cittadino su due è armato e guarda caso i reati sono molti in meno rispetto all'Italia. Le armi le devi saper usare". Così, la proposta: "Io reintrodurrei quattro mesi di servizio militare obbligatorio, così impariamo a sparare".

Come evidenziato da Carlo Canepa, responsabile editoriale di Pagella politica, nel 2017 Matteo Salvini citò esplicitamente tra le sue proposte quella di "introdurre sei mesi di servizio civile, anche per imparare l'uso delle armi".

D'altra parte, ancora nel programma elettorale della Lega Nord per le elezioni del 2018, ancora disponibile sul vecchio sito del partito – prima che cambiasse nome e diventasse "Lega per Salvini premier" – un intero capitolo era dedicato alla leva come "forma più efficace di educazione civica".

Nel testo si sosteneva che la leva militare sarebbe stata "un investimento sociale sui giovani cittadini", e anche se si prevedeva si lasciare la scelta tra leva civile e militare, tra i punti a favore si diceva che implementare di nuovo la leva era "un’azione preventiva necessaria a garantire la preparazione dei cittadini al dovere costituzionale di difesa della Patria, nel caso (assai improbabile ma teoricamente non impossibile) di mobilitazione causata da una grave crisi internazionale".

A gennaio 2019, a Oristano, l'allora ministro dell'Interno Salvini disse che "sei o sette mesi di servizio militare farebbero bene ai ragazzi, io rimetterei volentieri la leva". Ad aprile dello stesso anno, ancora da ministro dell'Interno, durante un comizio a Pinzolo (provincia di Trento) Salvini disse che si sarebbe dovuto "reintrodurre il servizio militare obbligatorio, magari nel corpo degli Alpini".

A marzo 2020, in un post su Facebook, il leader leghista ribadiva: "Una volta sconfitto il virus, forse sarebbe il caso di pensare a reintrodurre qualche mese di servizio militare o civile obbligatorio, per avere ragazzi addestrati e preparati a qualsiasi evenienza".

Insomma, la leva (anche militare) obbligatoria per preparare i giovani italiani a combattere in caso di guerra. Nel 2022, il programma della Lega ha messo da parte i riferimenti espliciti alle armi, mantenendo solo la proposta di "introduzione del servizio civile obbligatorio". Eppure, lo scorso dicembre Salvini ha proposto un'altra volta il servizio militare.

La polemica su Fazzolari e le armi nelle scuole, cosa è successo

Oggi, il ministro Salvini sembra aver cambiato completamente posizione sul rapporto tra i giovani e le armi. La proposta attribuita dalla Stampa al sottosegretario Fazzolari, peraltro, era diversa: secondo il giornale, Fazzolari avrebbe portato avanti l'idea di introdurre l'insegnamento del tiro a segno nelle scuole.

L'esponente del governo ha smentito completamente: "Ridicolo e infondato", così ha definito l'articolo, dicendo di aver parlato di "maggiori risorse per l'addestramento di Forze armate e Forze di polizia". Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato: "Nessuno ha mai pensato una cosa neanche vicina a quella attribuita al sottosegretario Fazzolari".

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