Incontrarsi e dirsi addio, o almeno arrivederci a non si sa quando. L’incontro di oggi tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sarà l’ultimo, poi la trattativa sulla legge elettorale si sposterà in Parlamento. E sarà come passare dal simulatore di volo alla guida di un “caccia” vero: basterà un piccolo imprevisto, soprattutto al Senato dove i numeri della maggioranza allargata a Forza Italia sono risicatissimi, e tutto precipiterà: governo, riforme, Patto del Nazareno. E il comitato di presidenza di Forza Italia di ieri non ha per nulla rassicurato Renzi sulla tenuta di Forza Italia. Anzi.
L’inedito “documento post-documento” che fa tremare Renzi – A far capire al leader del Partito Democratico che Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto, più che sancire la pace, avevano stipulato un armistizio durante il pranzo pre-riunione del parlamentino azzurro, è stato un comunicato stampa che l’ex premier ha fatto diffondere un’ora dopo la fine della riunione, terminata con il voto all’unanimità su un documento che in fondo non era per nulla rassicurante per Renzi. “Quanto alla questione della legge elettorale – recitava infatti il documento ufficiale – le nostre posizioni a favore di un chiaro bipolarismo sono note, così come sono note le nostre proposte su ognuno dei punti tuttora aperti. Se alcune modifiche prospettate nelle ultime ore dalla maggioranza dovessero effettivamente concretizzarsi si porrebbe a rischio la semplificazione del sistema politico e la effettiva governabilità del Paese, modificando unilateralmente lo spirito e l’essenza degli accordi intercorsi. Alla luce di ciò, confermiamo la nostra volontà di collaborare alla scrittura della legge elettorale e delle riforme istituzionali, ma ovviamente – concludeva il documento – senza subire diktat o imposizioni di alcun tipo”.
Verdini fa diramare la “precisazione” di Berlusconi – In sostanza, un brusco stop all’ “Italcum 2”, e soprattutto un “no” alle soglie troppo basse (3%) stabilite da Renzi nel corso dell’incontro con Ncd e gli altri cespugli dell’attuale maggioranza. Parole dure, impronta “fittiana” troppo evidente: a Palazzo Chigi alla lettura delle agenzie si scatenano dubbi e perplessità su chi comanda davvero in Forza Italia. Denis Verdini corre ai ripari e fa diramare un comunicato stampa a firma di Silvio Berlusconi, una inedita “chiosa” al documento: “Al termine del Comitato di presidenza odierno – sottolinea l’ex premier – non posso che esprimere grande soddisfazione per la rinnovata unità del partito. Ringrazio tutti i componenti per il loro voto all'unanimità con il quale mi hanno ribadito affetto, stima e fiducia, dandomi anche pieno mandato a trattare con il presidente Renzi sulle riforme, in particolare quella Costituzionale e quella elettorale”.
Fitto esulta: Silvio “scarica” i coordinatori regionali del Sud – Un rimedio peggiore del male: tra i fedelissimi di Raffaele Fitto fioccano commenti al vetriolo. “Se Berlusconi ha bisogno – spiega una fonte a fanpage – di sottolineare di aver ricevuto pieno mandato a trattare, significa che il suo dominio sul partito è finito davvero. E che Renzi e Guerini hanno letto il documento del Comitato di Presidenza come un passaggio dalla leadership di Berlusconi a quella di Raffaele”. Una sensazione avvalorata dalla promessa fatta da Berlusconi a Fitto sulla “rifondazione” del partito: i coordinatori regionali del Sud verranno rimessi in gioco a partire dalla Campania, dove Mara Carfagna è pronta a sostituire Domenico De Siano.
Minoranze di Pd e Fi pronte alla battaglia in Parlamento – Dunque, il nodo è sempre più ingarbugliato: in aula l’asse tra minoranze (sinistra Pd e fittiani di Fi) promette di dare filo da torcere all’ “Italicum 2” su punti fondamentali: la quota di parlamentari nominati e le soglie. L’obiettivo di Raffaele Fitto e Massimo D’Alema e sottrarre alla indicazione diretta dei leader il maggior numero possibile di parlamentari, riducendo la quota di “nominati” dal centinaio attualmente previsti (tanti sono i collegi disegnati dalla nuova legge, e altrettanti i capilista bloccati) a una quarantina al massimo, magari inseriti in un “listino del presidente” sul modello di alcune leggi elettorali regionali. I numeri al Senato sono da brivido: basterà un emendamento per far saltare tutto. E Renzi, sottolineando a Porta a Porta che sulla legge elettorale “Il problema non credo sia Berlusconi ma i suoi, i Brunetta, i Fitto” ha di fatto ammesso pubblicamente quello che tutti sanno: le garanzie che offre Silvio impegnano solo una parte degli azzurri. Quanti? Si vedrà in aula…