Ocean Viking con 572 persone a bordo: “Stiamo finendo scorte di cibo, serve un porto sicuro”
"Sul ponte della Ocean Viking 572 naufraghi hanno urgente bisogno di un porto sicuro di sbarco. In un paio di giorni finiremo le razioni di cibo. Il nostro equipaggio ha portato a termine il dovere legale e morale di soccorso. È tempo che gli Stati in grado di assistere i migranti facciano la loro parte": lo scrive su Twitter la Ong Sos Mediterranee pubblicando alcune foto scattate sul ponte della Ocean Viking, che nell'ultima settimana ha soccorso diverse imbarcazioni con le quali centinaia di migranti stavano cercando di raggiungere le coste europee.
Ora a bordo ci sono quasi seicento persone, 572 per la precisione. Tra questi ci sono anche 183 minori, due dei quali disabili: uno, parzialmente paralizzato, è stato trovato in un barcone di legno con la sua sedia a rotelle. Le immagini pubblicate dalla Ong mostrano tantissime persone ammassate sulla nave umanitaria, in una situazione che si appresta a diventare insostenibile.
Alcuni sopravvissuti hanno raccontato le terribili violenze a cui sono stati sottoposti in Libia: "C'è troppa tortura. Sono riuscita a scappare da un centro di detenzione nella notte con mia figlia di 3 anni. Siamo state lì 8 mesi. I miliziani ci trattavano come spazzatura, come merci. Ci violentavano", ha detto una donna di 36 anni dal Camerun.
Dallo scorso 1° luglio la Ocean Viking ha portato a termine sei operazioni di salvataggio in mare, nell'assenza più totale delle autorità marittime. La Ong ha chiesto all'Unione europea di farsi carico delle operazioni di coordinamento. Ma Bruxelles si tira indietro: un portavoce della Commissione, come riporta l'AGI, avrebbe sottolineato che l'Ue non ha "la competenza per indicare i luoghi di sbarco".
Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a margine della sua visita a Parigi ha commentato: "Alla pandemia abbiamo saputo dare una risposta europea, alla crisi economica altrettanto. Alle migrazioni, ovvero al tema che in grande misura oggi interpella i nostri valori, al tema che più di altri mette in gioco la nostra capacità geopolitica e la nostra visione del futuro, non siamo ancora riusciti a dare una risposta adeguata, efficace e comune".