Ocean Viking bloccata, ong a Fanpage: “Con aumento dei naufragi momento peggiore per fermare i soccorsi”
Ancora un provvedimento contro una Ong, ancora un ostacolo alle attività di salvataggio in mare. Questa volta è toccato alla nave Ocean Viking – noleggiata da Sos Méditerranée e gestita in collaborazione con la Federazione internazionale della Croce Rossa – che da martedì, dopo un'ispezione di controllo dello Stato di approdo (Port State Control – PSC) durata 7 ore, condotta dalla Guardia Costiera nel porto di Civitavecchia, è stata posta in stato di fermo dalle autorità italiane per un periodo indefinito.
Da martedì quindi c'è una nave da soccorso in meno nel Mediterraneo. Una pessima notizia, visto che nella prima parte del 2023 ci sono già stati oltre 1.890 morti in mare.
Durante l'ispezione sarebbero state riscontrate piccole carenze tecniche e amministrative, alcune delle quali secondo l'ong sarebbero frutto di un'interpretazione troppo restrittiva della convenzione SOLAS (Safety of Life at Sea – 1974), un accordo internazionale che stabilisce gli standard minimi di sicurezza per la costruzione, l'equipaggiamento e il funzionamento delle navi. Tra l'altro, sottolinea l'Ong, in 4 anni di ispezioni di controllo dello Stato di approdo (in tutto 7) non sono mai state rilevate le stesse criticità e la nave non ha mai subito un'applicazione così rigida delle norme SOLAS. Non sarebbe insomma una procedura standard.
"L'ispezione di controllo dello Stato di approdo viene normalmente fatto dagli Stati per le imbarcazioni battenti bandiera straniera – ha spiegato a Fanpage.it Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Méditerranée – in genere però è previsto un controllo annuale. Nel nostro caso sono passati dieci mesi dall'ultimo controllo che risale a settembre 2022. Quindi possiamo dire che quello di martedì è stato un controllo aggiuntivo rispetto alla norma. Sono state evidenziate delle carenze tecniche risolvibili in un paio di giorni. Una di queste carenze segnalate in particolare ci ha stupito perché si tratta di un'interpretazione inedita della convenzione SOLAS, e tra l'altro non è stata mai evidenziata in tutti i precedenti controlli dal 2020 a oggi".
"Questo tipo di fermo viene annullato nel momento in cui vengono colmate le carenze notificate. Per risolvere queste carenze è necessario un coordinamento tra varie parti: il proprietario della nave, l'autorità marittima norvegese a cui fa riferimento la Ocean Viking, che appunto batte bandiera norvegese, e le autorità italiane. Per il momento stiamo cercando di capire se gli enti coinvolti riescono a trovare una quadra tra di loro. Se dovesse fallire questo tentativo ci stiamo già adoperando risolvere il problema. Non ci aspettiamo che sia un fermo lungo, perché siamo in grado di apportare le modifiche che ci chiedono. Resta comunque lo stupore per essere stati fermati sulla base di un'interpretazione nuova delle norme, e siamo contrariati per essere stati bloccati nella stagione estiva, in cui vediamo un aumento delle partenze e dei naufragi, a fronte di una diminuzione della presenza delle navi ong in mare. Decisamente non era il momento migliore", ha aggiunto Valeria Taurino a Fanpage.it.
Ocean Viking minacciata da colpi di arma da fuoco libici
Il fermo per la nave giunge pochi giorni dopo l'attacco subito dalla Ocean Viking da parte della cosiddetta Guardia costiera libica. L'episodio è avvenuto venerdì 7 luglio: la Guardia costiera libica ha aperto il fuoco a meno di 100 metri dalle lance di soccorso umanitario con a bordo il personale e i naufraghi soccorsi, tra cui anche una donna e cinque minori non accompagnati, mentre cercavano di tornare alla Ocean Viking.
"Avevano già effettuato un'operazione di soccorso, quando siamo stati informati della presenza di un'altra imbarcazione in difficoltà e siamo intervenuti – ha raccontato a Fanpage.it Valeria Taurino – C'era la Guardia costiera libica sul posto. Abbiamo prima creato un contatto con loro, come faremmo in qualsiasi situazione, e non ci hanno espresso contrarietà al nostro intervento di soccorso, per cui ci siamo attivati. Si trattava di una piccola imbarcazione con 11 persone a bordo. Nel momento in cui abbiamo fatto salire i naufraghi a bordo della nostra lancia di salvataggio, e ci siamo diretti verso la Ocean Viking, una motovedetta libica si è avvicinata a meno di 100 metri dal nostro gommone iniziando a fare fuoco, mettendo a rischio sia la vita delle persone soccorse, sia quella del nostro equipaggio. È inaccettabile che degli operatori umanitari vengano minacciati con le armi mentre effettuano un'operazione di soccorso. È la terza volta che ci succede dall'inizio dell'anno. Ma questo genere di scontro con la Guardia costiera libica, che è a tutti gli effetti un attore armato nel Mediterraneo centrale, è una prassi che stanno incontrando tutte le navi ong".
Il reclamo delle Ong alla Commission europea
Ieri cinque organizzazioni umanitarie – L’Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi), Emergency, Medici Senza Frontiere (Msf), Oxfam Italia e Sos Humanity – hanno presentato un reclamo alla Commissione europea contro la legge italiana n. 15 del 24 febbraio 2023 (di conversione del decreto-legge 1/2023 recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori). Sos Méditerranée non ha fatto in tempo ad aderire formalmente alla denuncia, visti i fatti dell'ultima settimana, ma condivide in pieno la linea del reclamo.
La legge emanata dal governo Meloni obbliga le navi da soccorso nel Mediterraneo ad attraccare nei porti a loro assegnati senza effettuare salvataggi multipli, con l'indicazione spesso di porti molto distanti dalle operazioni di salvataggio effettuate, e che richiedono spesso parecchi giorni di navigazione aggiuntivi.
La legge inoltre impone ai capitani delle navi umanitarie di fornire alle autorità italiane informazioni sui salvataggi effettuati che non erano mai state fornite prima. Questo ha comportato uno stop per le navi: il 23 febbraio scorso la legge 15/2023 (in quel momento ancora decreto-legge) è stata applicata per la prima volta, e l'Autorità portuale di Ancona ha notificato a Msf un ordine di fermo di 20 giorni per la sua nave (Geo Barents) e una multa di 5.000 euro, riscontrando l'assenza delle informazioni richieste.
Da allora, le autorità italiane hanno fermato altre quattro navi umanitarie di ricerca e soccorso – Aurora, Louise Michel, Sea-Eye 4 e la tedesca Mare*Go – per un periodo di 20 giorni ciascuna per violazione della nuova normativa. Significa che per 100 giorni queste navi non hanno potuto presidiare il Mediterraneo, e molte persone potrebbero aver perso la vita in quel braccio di mare durante le traversate.
Le Ong ritengono che la nuova normativa sia incompatibile con il diritto dell'Unione Europea (UE) e gli obblighi degli Stati membri in base al diritto internazionale in materia di attività di ricerca e salvataggio in mare.
Ieri intanto il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione non legislativa (non ha un valore vincolante) che chiede di istituire una missione globale di ricerca e salvataggio dell'Ue, attuata dalle autorità degli Stati membri e da Frontex, l'Agenzia europea di Guardia di frontiera e costiera. "Siamo molto contenti della risoluzione adottata dal Parlamento europeo, non ce l'aspettavamo in un momento politico come questo. Un testo molto simile era stato presentato qualche anno fa, e non era passato. Contiene delle prese di posizione su temi davvero importanti per il soccorso in mare, perché chiede anche che ci sia un maggior coordinamento con le navi ong, e di rivedere gli accordi tra la Commissione Ue e i Paesi terzi, Libia e Tunisia", ha commentato Taurino a Fanpage.it.