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Obbligo vaccinale, quando deciderà il governo: perché le prossime settimane saranno cruciali

Entro la prima metà di ottobre il governo deciderà se introdurre o meno l’obbligo vaccinale. Tutto dipenderà dall’andamento della campagna di immunizzazione e dai numeri del contagio che, con il rientro a scuole e la ripresa della attività, potrebbero risalire. Sarà importante raggiungere la vaccinazione di tutte le classi di età, altrimenti “bisognerà andare a soluzione drastiche: l’obbligo”, ha detto l’ex direttore esecutivo dell’Ema Guido Rasi.
A cura di Giuseppe Pastore
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Le prossime settimane saranno cruciali per decidere se rendere obbligatorio il vaccino o meno. Le valutazioni che il governo dovrà compiere dipenderanno dall'andamento del contagio da Covid-19, dalla circolazione delle varianti e dai numeri della campagna vaccinale. L'esecutivo guidato da Mario Draghi si darà qualche settimana di tempo prima di decidere se introdurre l'obbligo, su cui, come precisato qualche giorno fa dal ministro della Salute, Roberto Speranza,  non c'è "nessuna paura". In un'intervista al quotidiano Il Messaggero, l'ex direttore esecutivo dell’Ema Guido Rasi ha spiegato che la decisione potrebbe arrivare già "nella prima settimana di ottobre, al massimo a metà del prossimo mese". Si dovrà considerare il numero di cittadini vaccinati entro la fine di settembre, contando che all'appello mancano ancora circa 10 milioni di italiani. Numero che il governo punta a ridurre anche attraverso la progressiva estensione del Green pass.

Aumentare le vaccinazioni prima di introdurre l'obbligo

Attualmente la percentuale di cittadini over 12 che ha ricevuto due dosi di vaccino sfiora il 74%, ma l'obiettivo del governo è di raggiungere almeno l'80% entro la fine del mese. Una soglia che, secondo il consulente del ministro alla Salute, Walter Ricciardi dovrebbe essere innalzata al 90%. Si cerca quindi di raggiungere quei 10 milioni di cittadini che ancora non si sono sottoposti alla prima somministrazione. Tra loro ci sono molti giovani tra i 12 e i 19 anni per i quali la campagna vaccinale procede spedita, mentre preoccupano i circa 3 milioni e mezzo di over 50 non ancora vaccinati. "Sugli over 50 ci sono problemi – ha dichiarato Guido Rasi a Il Messaggero – non è sufficiente avere l′80% di popolazione vaccinata, dipende anche da come è distribuita la copertura. Se vediamo che questa sacca di non vaccinati crea di nuovi problemi alla salute pubblica, dovremo intervenire". 

I casi in cui si ricorrerà all'obbligo

Per loro si confida che l'estensione dell'obbligo di Green Pass, che il governo dovrebbe introdurre a breve per i lavoratori del settore pubblico e privato, possa convincerli a vaccinarsi. "Sono convinto – ha detto Ricciardi – che il certificato debba caratterizzare tutte le attività al chiuso perché la variante Delta è così contagiosa che se gli dai spazi se li prende tutti". Per il consulente del ministro Speranza il Green Pass è una "spinta gentile" con cui "arriveremmo comunque a coperture elevatissime" che eviterebbe, quindi, di ricorrere all'obbligo vaccinale da considerare "un'arma di riserva – ha detto Ricciardi – se dovessero emerge varianti più preoccupanti di quella Delta".

Insomma, bisogna fare in modo che le vaccinazioni coprano tutte le classi di età partendo dai più giovani, che da oggi rientrano in classe in gran parte delle Regioni italiane, fino a chi ha più di 50 anni ed è quindi più a rischio di sviluppare malattia in forma grave. Su questo è netto Guido Rasi: "Se questa disomogeneità per classi di età prosegue, bisognerà andare a soluzione drastiche: l’obbligo". È probabile che anche per un'eventuale introduzione dell'obbligo vaccinale, come avvenuto per il Green pass, si segua la strada della gradualità. Evitando in questo modo di creare troppi attriti con chi, come Lega e Fratelli d'Italia, fino ad ora si è espresso in modo contrario. L'obbligo potrebbe allora riguardare prima specifiche categorie e solo in seguito essere introdotto per la popolazione generale.

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