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Obbligo vaccinale: perché tutti lo vogliono, ma nessuno lo fa

In Italia è aperta la discussione sull’obbligo vaccinale. Il governo ha aperto a questa possibilità, ma temporeggia. Si aspetta di vedere a che percentuali di vaccinati arriveremo entro sla fine di settembre e, allo stesso tempo, come si pronunceranno le autorità regolatorie, quindi l’Ema e l’Aifa. Gli organismi di controllo, però, non vogliono che la responsabilità per questa decisione sia scaricata su di loro, affermando che il dibattito debba essere prettamente politico.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo è pronto a introdurre l'obbligo vaccinale. Vari esponenti dell'esecutivo hanno aperto alla possibilità, anche se l'intenzione sarebbe quella di attendere ancora qualche settimana per vedere se sono stati raggiunti i tassi di vaccinazione auspicati entro la fine di settembre. Inoltre, ci sono ancora una serie di tasselli da far quadrare. I vaccini contro il coronavirus, al momento, rimangono approvati in via "condizionata" da parte delle autorità di controllo, l'Ema (Agenzia europea del farmaco) e l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco): questo non significa che siano ancora in fase di sperimentazione, ma che potrebbero servire ulteriori test. Questo può avvenire in caso di emergenza, come una pandemia, ma potrebbe essere anche il contesto di una malattia particolarmente rara. Si valuta che, durante il processo che ha portato al via libera i benefici per la salute pubblica hanno superato la mancanza di dati completi, per cui c'è l'approvazione, ma è necessario continuare a tenere sotto osservazione i dati anche in seguito.

Proprio questo elemento sembra frenare i governi nella discussione sull'obbligo. Negli Stati Uniti, ad esempio, si è iniziato a parlare di obbligo solo recentemente, quando la Fda (Food and Drug administration) ha dato il via libera definitivo al vaccino Pfizer dai 16 anni in su. Un passaggio che ha permesso a molte istituzioni o datori di lavoro di attivare l'obbligo di vaccinazione per i propri dipendenti. E i governi europei starebbero proprio aspettando che si realizzino queste condizioni per procedere e introdurre l'obbligo.

Ma ci sono una serie di differenze da tenere a mente: l'approvazione in via emergenziale degli Stati Uniti non corrisponde al via libera condizionato in Europa. Da un punto di vista legale, il sì condizionato dell'Ema è comunque un sì a tutti gli effetti. Questo significa che, tecnicamente, il governo italiano non ha bisogno di un nuovo pronunciamento dell'Ema o dell'Aifa per introdurre un obbligo. Come ha segnalato la stessa autorità regolatoria, si tratta di una decisione prettamente politica. E anche se l'autorizzazione "standard", e non più "condizionata" potrebbe in effetti arrivare anche in Europa entro la fine del mese, l'Ema ritiene che la discussione sull'obbligo, proprio perché dovrebbe avere natura prettamente politica ed essere delimitata ai singoli Stati membri, non dovrebbe coinvolgere le autorità regolatorie.

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