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Obbligo vaccinale, Clementi (costituzionalista): “Si può allargare a uffici pubblici e Università”

Il costituzionalista Francesco Clementi ha spiegato in un’intervista a Fanpage.it perché l’estensione dell’obbligo vaccinale ad altre categorie, come docenti universitari e dipendenti pubblici, sarebbe possibile.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'estensione dell'obbligo vaccinale ad altre categorie non è al momento all'ordine del giorno, stando a quanto ha ribadito anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il quale ha ricordato che comunque il nostro Paese ha già introdotto da tempo il vaccino obbligatorio per i lavoratori della sanità, e la situazione da noi è migliore rispetto allo scenario degli altri Paesi europei. Basti pensare che se la Germania ha annunciato da marzo l’obbligo di vaccinazione, con il 69% di immunizzati, in Italia nei prossimi mesi, se le somministrazioni continuassero a questi ritmi, si potrebbe arrivare al 90% della platea vaccinabile, almeno con due dosi. Dal 15 dicembre poi l'obbligo vaccinale, che include anche le dosi booster, si allarga anche a forze dell'ordine e personale scolastico.

Ma l'esecutivo, come già fatto in passato, si riserva la possibilità di modificare ancora queste norme, alla luce dell'evoluzione del quadro epidemiologico, visti anche i contagi in continua crescita, e considerata la diffusione della variante Omicron, ormai arrivata anche in Italia. Proprio due giorni fa la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha detto che in Europa bisogna aprire un dibattito sull'obbligatorietà dei vaccini, perché l'Unione europea "è una Regione epidemiologica unica".

Abbiamo chiesto al professor Francesco Clementi, docente di Diritto Pubblico Comparato all’università di Perugia, di spiegarci quali sono le possibilità che rientrano nel perimetro della Costituzione, e come potrebbe muoversi il governo, per un'eventuale stretta anti Covid.

Quali sono le ipotesi in campo, il governo potrebbe introdurre a questo punto un obbligo vaccinale per tutti, seguendo l'esempio della Germania?

Stabilire quali sono le ipotesi in campo, naturalmente, spetta al Governo. Per quanto posso valutare, penso, sia importante considerare innanzitutto i contesti differenti che qualificano i vari Paesi europei, perché l'Italia non è la Germania né l'Austria. E questo naturalmente ha un peso rispetto all'eventualità di introdurre o meno l'obbligo vaccinale generalizzato erga omnes  – tema appunto messo sul tavolo nella discussione europea dalla stessa Commissione – per tutta la popolazione italiana. Infatti, nonostante si osservi una rapida crescita di tutti gli indici della pandemia, considerate le condizioni in cui di trova l'Italia e l’importante e positivo stato d'avanzamento della campagna vaccinale, un provvedimento del genere rischia di essere, da un lato, inefficace, perché troppo complicato da gestire soprattutto per i controlli e, dall’altro, eccessivo, esponendo l’ordinamento ad eventuali ricorsi, in ragione di una compressione delle libertà personali generalizzata, che è al momento forse non così giustificata. Aggiungo peraltro che un'iniziativa importante come potrebbe essere quella di adottare un provvedimento generale per tutti i cittadini dell'Unione europea, che intaccherebbe le libertà fondamentali di tutti, non sarebbe un atto semplice nel sistema costituzionale multilivello dell'Ue. Ma al di là della fattibilità tecnica, l'Italia, come ha detto ad esempio nel suo commiato la cancelliera Merkel, si sta dimostrando il Paese più avanzato nel fare fronte a questa pandemia, quindi una misura del genere per il momento da noi a me pare non è così necessaria.

Cosa dovrebbe fare alle condizioni date il governo?

Trovo molto opportuno l’approccio gradualistico adottato, perché valorizza due elementi.Il primo è l’operare su alcune categorie a rischio, come quella per esempio dei docenti universitari (per i quali non c'è ancora l'obbligo vaccinale ndr) e come quella delle forze dell'ordine, per i quali l'obbligo scatterà a breve, come già avviene per i medici. Ritengo, infatti, che per alcune categorie sia doveroso intervenire, perché sono più esposte al contatto con il pubblico. Il secondo elemento riguarda il vaccino per i bimbi, e su questo mi pare si stia prendendo una piega molto ordinata, attenta e prudente.

A breve, dal 16 dicembre, si apriranno le vaccinazioni ai bambini. In un momento in cui i contagi aumentano e i ricoveri nella fascia pediatrica sono in crescita, sarebbe opportuno pensare a una stretta, come un Green pass obbligatorio per andare a scuola o un obbligo di vaccino, qualora non ci fosse un'adesione di massa da parte dei genitori?

La categoria che noi conosciamo meglio rispetto all'obbligo vaccinale sono proprio i bambini, perché di sicuro è una fascia d'età ‘abituata' all'obbligo vaccinale. Tuttavia anche in questo caso ritengo che un approccio gradualistico e commisurato alla dimensione del problema, possa garantire una gestione più intelligente. Non direi un no a priori, ma sarei comunque molto prudente nel prevedere un'estensione dell'obbligo a prescindere, anche perché rischierebbe di innescare ulteriori tensioni sociali.

Quindi lei vede possibile l'estensione dell'obbligo a determinate categorie?

La scelta di estendere l'obbligo ad altre categorie deve essere considerata all'interno di una strategia gradualistica, ma un provvedimento del genere deve essere commisurato alla funzione che il lavoratore svolge all'interno della società. Insomma non va introdotto a prescindere, perché la situazione dell'Italia è diversa rispetto a quella di altri Paesi.

L'obbligo vaccinale per i dipendenti pubblici sarebbe quindi in linea con la Costituzione?

Sì, certo. E sarei anche favorevole, perché i dipendenti pubblici svolgono una funzione che deve essere anche un punto di certezza per il cittadino: esso è parte di un corretto rapporto tra individuo ed autorità. E non si può immaginare che un cittadino che ha rapporti con la pubblica amministrazione si senta potenzialmente esposto al rischio di Covid. L’ordinamento italiano, nel suo intero assetto repubblicano, cioè comprensivo pure di comuni, province e Regioni, dovrebbe adottare una misura del genere, che non andrebbe certamente a ledere i diritti previsti dall'articolo 32 della Costituzione.

Che ne pensa del fatto che l'obbligo vaccinale non è previsto in questo momento per i docenti universitari?

I docenti, di scuola e università, sono stati tra le prime categorie a vaccinarsi. Io ho fatto già la terza dose, e molti miei colleghi la stanno facendo. Sono tanti i docenti già vaccinati negli atenei. E abbiamo tanti studenti, aggiungo, che chiedono che i docenti siano vaccinati. D’altronde, quale famiglia accetterebbe che il proprio figlio, che magari si è volontariamente vaccinato, andasse in un'università dove il personale docente invece non è immunizzato? Sarebbe una follia. Siamo tenuti a garantire noi stessi innanzitutto la salute di chi vive con noi la vita accademica.

Se il governo decidesse di muoversi verso l'obbligo vaccinale quale sarebbe l'iter? 

Il governo, e non può che essere così, dovrebbe adottare un decreto legge. Chiaramente i tempi per una legge ordinaria non ci sono e quindi appunto si potrebbe introdurre la misura solo tramite decreto legge, che viene adottato dal Consiglio dei ministri e presentato entro tre giorni alle Camere, che hanno 60 giorni per convertirlo. Il decreto legge, come dice la Costituzione all'articolo 77, prevede appunto la straordinaria necessità e urgenza. È il fattore tempo che impone quindi al governo di decidere, basta che ne ricorrano i presupposti. Però il decreto legge non è il dpcm, quindi il Parlamento conosce il decreto legge, perché non soltanto lo converte poi in legge, se serve modificandone il contenuto per renderlo conforme all'ordinamento, ma può anche eventualmente non convertirlo.

Uno degli argomenti dei No Vax è il tema degli effetti collaterali e degli eventuali risarcimenti o indennizzi in caso di danni, che non verrebbero assicurati in assenza di un obbligo vaccinale. Stanno così le cose?

Trovo che l'uso di quest'argomento sia un errore, perché già il fatto stesso che il governo adotti un decreto legge sotto la spinta di una straordinaria necessità e urgenza, che viene poi sottoposto alle Camere, fa sì che ci sia un dialogo strettissimo tra governo e Parlamento, prima che il decreto legge venga approvato. Non da ultimo perché l'esecutivo deve essere certo che sia la maggioranza disposta a sostenere la conversione del decreto in legge. L'argomento dei No Vax è fallace perché parte dal presupposto che il provvedimento sia adottato senza ragione, al buio. Invece, il decreto legge sarebbe adottato proprio perché si dovrebbe intervenire tempestivamente, sulla base appunto di valide ragioni medico-sanitarie: che sono le basilari fonti di legittimazione che potrebbero spingere eventualmente il Governo ad adottare un provvedimento del genere. Nessun governo, insomma, emanerebbe mai un decreto legge non necessario, cioè senza i presupposti, a maggior ragione se potenzialmente potesse procurargli un danno economico, esponendosi a delle cause. Sono proprio i presupposti medico-sanitari insomma che legittimano l'assenza di un indennizzo. Il cittadino infatti dovrebbe dimostrare che la scelta di essere obbligato al vaccino sia stata presa a cuor leggero, senza motivi solidi né ponderati argomenti. Mentre invece, laddove fosse, una scelta del genere ha tanti e tali basi scientifiche e tecniche generalmente riconosciute che sarebbe ben difficile, di fronte ad un giudice, dimostrare il contrario, ossia che il governo avesse operato con leggerezza. Ecco perché non vedo, personalmente, un legame così diretto tra obbligo ed indennizzo.

Che effetti avrà la sentenza del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentato da un medico, contro un provvedimento di sospensione dall’ordine dei medici per il suo rifiuto di vaccinarsi?

Mi auguro un effetto positivo. Che contribuisca a far chiarezza. Infatti, che la giustizia amministrativa nel suo più alto vertice, cioè il Consiglio di Stato, abbia respinto il ricorso di un medico che si rifiutava di vaccinarsi dimostra quello che dicevo, cioè che alcune figure professionali, che si parli di medici, scuola o università, svolgono determinate funzioni sociali all'interno dell'ordinamento. Funzioni che debbono garantire il cittadino. Palazzo Spada, se possiamo dirla così, ha preso quindi atto della realtà: la cura dell'altro deve rientrare in una logica di certezza comportamentale che l'ordinamento è tenuto a dare, nel rapporto tra cittadini e istituzioni. Il Consiglio di Stato quindi ha fatto benissimo a dire che questa categoria innanzitutto non può rifiutarsi di sottoporsi a vaccinazione.

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