Nuovo trasferimento di migranti in Albania, ma la nave della Marina trasporta solo otto persone
Dopo circa due settimane di ‘pausa' dovute soprattutto al maltempo, ripartono i trasferimenti di persone migranti verso i due centri costruiti in Albania, nelle città di Shengjn e Gjader. La nave Libra della Marina militare è partita oggi alla volta della città portuale, dove i migranti saranno sottoposti ai primi accertamenti. Ma a sorprendere è stato il numero dei passeggeri. In occasione del primo viaggio di questo tipo, aveva sollevato polemiche il fatto che la nave della Marina venisse usata per trasportare appena sedici persone. In questo caso, sono la metà: solamente otto migranti.
La Libra è un'imbarcazione imponente, che sarebbe in grado di trasportare fino a 200 persone, equipaggio escluso. Ma le operazioni della Marina al largo di Lampedusa – con diverse motovedette che hanno ‘valutato' centinaia di persone, con l'obiettivo di arrivare ad almeno 60-70 passeggeri – hanno permesso di selezionare solamente otto persone che rispettassero i requisiti per andare in Albania.
Poiché in Albania si applicano le procedure ‘rapide' di frontiera, che offrono meno garanzie, le persone scelte devono essere uomini, non minorenni e senza una famiglia che li accompagni; non devono essere in condizioni di salute fragili, e infine devono provenire da Paesi sicuri. Proprio quest'ultimo punto è stato, e continuerà a essere, al centro di uno scontro del governo Meloni con i giudici.
Era state selezionate nove persone, secondo quanto riportato, ma le autorità hanno poi deciso che un uomo bengalese era in condizioni di salute precarie. Con tutta probabilità, durante il primo screening in Albania sarebbe stato considerato ‘fragile' e rispedito in Italia, come avvenuto con due persone in occasione del primo trasferimento.
Quando gli otto migranti coinvolti arriveranno a Shengjin saranno sottoposti a un primo screening sanitario. Poi si sposteranno nel centro di Gjader. A quel punto partirà il loro trattenimento, su cui saranno chiamati a decidere i giudici del tribunale di Roma. Qui potrebbe aprirsi un nuovo contenzioso. Come è noto, a ottobre i giudici hanno stabilito che le 12 persone rimaste in Albania non potevano essere sottoposte alla procedura rapida (e quindi restare nei centri albanesi), perché non provenivano da Paesi sicuri.
Sulla definizione di ‘Paese sicuro' è andato allo scontro con la magistratura, che applica le norme e le sentenze europee in materia. Con un nuovo decreto sul tema, il governo Meloni ha provato ad aggirare il problema, tentando anche di accelerare i tempi sulla conversione in legge. Ma dai tribunali è già arrivata una bocciatura – perché un decreto del governo, come qualsiasi legge italiana, è meno ‘forte' delle norme europee. Più di un giudice ha fatto ricorso alla Corte di giustizia europea, rinviando il nuovo decreto e chiedendo chiarimenti. Dalla sentenza potrebbe arrivare una risposta definitiva alla questione dei Paesi sicuri, almeno sul piano giudiziario.